venerdì 4 novembre 2022

Il 4 novembre e la collina

" [...] Dove sono i generali

che si fregiarono nelle battaglie

con cimiteri di croci sul petto?

Dove i figli della guerra

partiti per un ideale

per una truffa, per un amore finito male?

Hanno rimandato a casa

le loro spoglie nelle bandiere

legate strette perché sembrassero intere.

Dormono, dormono sulla collina

dormono, dormono sulla collina.[...]"

(Fabrizio De André, La collina, Non Al Denaro Non All'amore Nè Al Cielo, 1971)


4 novembre 1918: con la sottoscrizione a Villa Giusti di un armistizio tra l'Impero Austro-ungarico ed il Regno d'Italia finisce la I Guerra Mondiale con la vittoria di Francia, Gran Bretagna, USA ed Italia, che nel frattempo, sull'onda dell'irredentismo e sulla base del patto di Londra, inizialmente segreto, del 26 aprile 1915, era entrata in guerra cambiando fronte.

Dalla parte degli sconfitti Austria-Ungheria e Germania, Paesi reduci di quella che era stata la Triplice Alleanza, ancora formalmente valida allo scoppio della guerra, di cui faceva parte anche lo Stato italiano. Nel frattempo la rivoluzione bolscevica aveva trasformato l'Impero Russo (inizialmente parte della Triplice Intesa) nell'Unione Sovietica.

Su imposizione degli USA (che non erano stati firmatari del Patto di Londra) i compensi territoriali promessi all'Italia dai suoi nuovi alleati risultarono parzialmente non confermati dalla successiva Conferenza di Parigi e dal Trattato di Rapallo, originando il mito della "vittoria mutilata".

Il Regno d'Italia acquisiva finalmente Trento e Trieste ma non la Dalmazia settentrionale. Il prezzo pagato dal popolo italiano al conflitto furono circa 650 mila morti, 450 mila mutilati ed un'economia in ginocchio. In tutta Europa si contarono circa 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, tra militari e civili: questo il bilancio complessivo di quella che quella che papa Benedetto XV non esitò a definire "un'inutile strage" e che pose le premesse per la nascita dei fascismi e del nazismo e per lo scoppio della II Guerra Mondiale.

A ben guardare questi fatti, e le tantissime sfaccettature di quanto è stato, ci saranno sicuramente delle ragioni per festeggiare il 4 novembre (Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate) ma ce ne sono tantissime anche per piangere e riflettere. Di sicuro c'è motivo di commemorare tutti coloro che più o meno convintamente morirono in guerra da soldati o da civili (ma in ultima analisi anche da disertori) mentre non sono tanto convinto (per usare un eufemismo) che meritino altrettanta considerazione gli appartenenti alla classe dirigente politica e militare dell'epoca che decisero di impegnare l'Italia in quel tremendo conflitto fratricida con gli altri popoli europei.

Ma visti attraverso la propria miope lente nazionalista tutti questi caduti (su qualsiasi fronte) non sono altro che eroi che si sono gloriati di morire per la riconquista o la difesa (a seconda dei punti di vista) dei sacri confini e che ora popolano gli immensi cimiteri di guerra di cui è costellato il nostro piccolo subcontinente.

4 novembre 2022: l'Europa di nuovo sull'orlo del baratro. Non abbiamo imparato proprio nulla?


Roberto Cerchio

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