di Mario Dellacqua
Navigando goffamente su Internet, cercavo notizie sulle società legate alla produzione di centrali a biomasse. Ho accertato che la possibilità di installare a None un impianto del genere compare per la prima volta in un documento del 2006-2007. Sono 148 pagine di monumentale inutilità che forse hanno aiutato i loro autori (non so quanto decorosamente retribuiti dal denaro pubblico) a combattere gli spettri della dilagante disoccupazione intellettuale. Complimenti per la trasmissione a Paolo Pasquetti (Enti Rev SRL Saluzzo Cuneo Alba Roma, Project Manager e coordinatore tecnico del progetto), a Paolo Chiattone (per le tavole architettoniche, per l’analisi e la redazione degli allegati progettuali), a Elena Marchis (per l’ideazione grafica e il logo). Applausi, invece, ma sul muso, ai responsabili politici della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e della Provincia di Cuneo che commissionano ricerche come queste. Umana comprensione per Paolo Toscano, responsabile del procedimento per il Comune di Villafranca, ente capofila.
Il testo illustra il progetto AIRPLUS (che sta per Ambiente Innovazione Ricerca Per Lo Sviluppo Urbano Sostenibile) e aveva l’ambizione di guidare un PTI (Programma Territoriale Integrato) per la PIANURA (Per Innovare i processi, Accomunare i bisogni, Negoziare i progetti, Unire il partenariato, Rivitalizzare il territorio, Aumentare l’occupazione). Già questa è una bella presentazione: gli Arch. Dott. Ing. Pasquetti, Chiattone e Marchis affrontano i problemi dell’economia del Pinerolese e del Basso cuneese esordendo “metaforicamente e semiologicamente” a colpi di acronimi e di acrostici.
Poi ci spiegano che 27 Comuni “di differenti colori politici hanno capito di dover pianificare e progettare lo sviluppo del proprio territorio in modo organico ed efficiente partendo dalle reali esigenze delle popolazioni” (p.7) . Che Paolo, Elena e Paolo siano i depositari di questo benefico approccio metodologico per la “governance strategica dell’intero territorio del sud ovest”, metodo manco a farlo apposta “sinergico con Venaria, Rivoli, Pinerolo e Saluzzo” è una fortuna di cui non mi ero accorto. Distratto che non sono altro. I tre AIRPLUS me lo ripetono: il programma “è stato condiviso dalle amministrazioni, dalle imprese, dalla popolazione perché è stato capito e pensato in oltre sei mesi partendo davvero dal basso ovvero da esigenze concrete” (p.68). E per chi si fosse messo in ascolto solo in questo momento, “27 enti locali che mai avevano lavorato insieme in modo efficiente” hanno investito “sei mesi di intensissimo lavoro” (p.8) per stabilire che “la diversificazione economica sostenibile” può scommettere sul latte di Moretta, il mais dell’intero bacino, i cavalli di Vigone, le carni e le mele di Cavour, il cioccolato di None, le erbe officinali di Pancalieri. Noi nonesi siamo ben trattati: il gruppo Borsci, che ha rilevato la Streglio e l’ha portata dove sappiamo, produce “il mitico liquore San Marzano”. E “mitico” è anche il cavallo Varenne di stanza a Vigone, che però è sgridata: con tutto il suo mais, 150-200 quintali di tutoli per circa 3-4 milioni di euro l’anno giacciono “abbandonati sul terreno”.
Già, i tutoli (i panot in piemontese) si potrebbero utilizzare per il calore energetico che sono in grado di produrre quando alimentano una “centrale termoelettrica a biomasse e di teleriscaldamento a recupero”. E qui spunta “Benarco Energy”, l’azienda “di eccellenza” che insieme a Streglio e Domori aderisce “direttamente o indirettamente” (sic) al Programma Territoriale Integrato. “Benarco Energy” mobiliterebbe risorse per 9 milioni e 420mila euro. L’Accademia del cioccolato ha un costo di realizzazione pari a 9 milioni e 281mila euro. Il progetto per i maestri del cioccolato che hanno mandato in vacca la Streglio comportava l’impegno di 2milioni e 400mila euro. E sono “aziende forti”, Streglio e Domori, “inglobate nella strategia di sviluppo sempre più saldamente radicate all’economia del territorio” (p.69 e 24).
Dopo aver “lavorato con entusiasmo per circa sei mesi anche grazie ai concreti tavoli di partenariato pubblico-privati”, questo studio si autodefinisce “forte”, “innovativo”, di “elevata qualità ed efficienza” (p.71, 86 e 118). E ci garantisce che “l’intero programma sarà sicuramente completato entro l’inizio del 2013” (p.98 e 107). Grande impegno, specialmente nell’autopromozione. Un po’ di spatus, come si dice dalle nostre parti, non guasta.
Quest’opera è nutrita dall’aspirazione di programmare l’economia su un territorio di 27 Comuni abitati da 58mila anime “partendo non da ideologie partitiche locali o sovralocali, bensì attraverso un concreto approccio ‘‘bottom up’, ovvero dalle reali esigenze della popolazione e del territorio medesimo” (p.7). La professionalità dei due paolini con il logo di Elena potrebbe mettere fine alle diatribe tra Riccardo Lombardi e Antonio Giolitti che erano alle prime armi nei primi governi di centrosinistra e non si intendevano di programmazione come oggi Pasquetti e Chiattone.
Però ha qualche difetto. Tralasciamo l’esangue bibliografia composta da 15 volumi e da una tesi di laurea sul riutilizzo delle ferrovie abbandonate: che cosa c’entrano Enrico Mattei e il petrolio? Per esempio, lo studio dichiara che Merloni e TNT sono “determinanti per lo sviluppo sociooccupazionale dell’intero territorio di pianura”, ma non si preoccupa di spiegare come mai l’impresa degli elettrodomestici e quella della logistica non figurino tra gli aderenti ad un così ambizioso progetto di sviluppo che è partito “davvero dal basso”, e ha “ascoltato le esigenze del territorio” in “6 mesi di efficace programmazione” (p.9-10-71).
Sfugge all’appassionata équipe di programmatori una realtà incomoda e nota: le aziende non parlano volentieri dei loro affari e dei loro programmi con altri soggetti. Di solito ignorano la volontà pubblica, a meno che non siano costrette a subirla dai vincoli della legge o siano attratte dalla possibilità di incamerare vantaggi sul piano fiscale, creditizio, sindacale, urbanistico. In assenza di queste condizioni, le grandi imprese difficilmente trattano. Quando hanno accettato, negli anni ’70, di destinare all’industrializzazione del mezzogiorno parte dei loro investimenti, lo hanno fatto obtorto collo: un po’ perché sono state persuase dagli incentivi, un po’ perché avevano di fronte un poderoso e unitario movimento sindacale determinato a non chiedere solo salario. Interlocutori delle imprese non erano i Pasquetti che oggi cinguettano acrostici negli Uffici regionali e scrivono documenti patetici e magniloquenti, dall’incerto potere nutritivo, ma dalle grandi proprietà diuretiche.
Però queste 148 pagine hanno avuto una loro indiscutibile utilità: hanno introdotto nel giro la “Benarco Energy”. L’hanno inserita tra le imprese interessate allo “sviluppo sostenibile” del nostro territorio comunale attraverso la costruzione di una centrale termoelettrica a biomasse che brucerà, se va bene, 47mila tonnellate di legna all’anno.
Resta da chiedersi chi legga questi documenti. Probabilmente molti amministratori comunali li approvano in Giunta senza averli letti. Fiutano lontano un miglio che si tratta di aria fritta, ma li approvano perché qualche etto di carta, pur arbitrariamente sottratta ai culi, forse è il prezzo da pagare in silenzio per ottenere qualche finanziamento regionale o nazionale o europeo a vantaggio del proprio Comune.
Resta da chiedersi chi e quanto paga per la redazione di questi documenti che stanno in piedi con la grappa. Per un totale di investimenti pubblici previsti pari a circa 33 milioni e mezzo di euro, “il contributo spettante di 200mila euro sarà completamente impegnato, unitamente al cofinanziamento locale (pari ad ulteriori 50mila euro), per la redazione del Programma operativo (II fase) e degli studi di fattibilità previsti”(p.6): questo è probabilmente il sottobosco di consulenze che alla Provincia e in Regione costituiscono un reticolo di sinergie tra talenti, di partenariato tra studi professionali e assessorati utilizzabili al momento buono e senza impegni per nessuno.
Non ho motivo di ritenere, purtroppo, che questo costume differenzi la destra dalla sinistra.