giovedì 29 settembre 2011

l'otto di ottobre in piazza a milano con Libertà e Giustizia

Ricucire l’Italia, il manifesto di Gustavo Zagrebelsky

L’anno anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia rischia di concludersi così. Così, come? Con una frattura profonda.
Sempre più e rapidamente, una parte crescente del popolo italiano si allontana da coloro che, in questo momento, sono chiamati a rappresentarlo e governarlo.
I segni del distacco sono inequivocabili, per ora e per fortuna tutti entro i limiti della legalità: elezioni amministrative che premiano candidati subìti dai giri consolidati della politica; referendum vinti, stravinti e da vincere nell’ostilità, nell’indifferenza o nell’ambiguità dei maggiori partiti; movimenti, associazioni, mobilitazioni spontanee espressione di passioni politiche e di esigenze di rinnovamento che chiedono rappresentanza contro l’immobilismo della politica.
Il dilemma è se alla frattura debbano subentrare la frustrazione, l’indifferenza, lo sterile dileggio, o l’insofferenza e la reazione violenta, com’è facile che avvenga in assenza di sbocchi; oppure, com’è più difficile ma necessario, se il bisogno di partecipazione e rappresentanza politica riesca a farsi largo nelle strutture sclerotizzate della politica del nostro Paese, bloccato da poteri autoreferenziali la cui ragion d’essere è il potere per il potere, spesso conquistato, mantenuto e accresciuto al limite o oltre il limite della legalità.
Si dice: il Governo ha pur tuttavia la fiducia del Parlamento e questo, intanto, basta ad assicurare la legalità democratica. Ma oggi avvertiamo che c’è una fiducia più profonda che deve essere ripristinata, la fiducia dei cittadini in un Parlamento in cui possano riconoscersi. Un Parlamento che, di fronte a fatti sotto ogni punto di vista ingiustificabili, alla manifesta incapacità di condurre il Paese in spirito di concordia fuori della presente crisi economica e sociale, al discredito dell’Italia presso le altre nazioni, non revoca la fiducia a questo governo, mentre il Paese è in subbuglio e in sofferenza nelle sue parti più deboli, non è forse esso stesso la prova che il rapporto di rappresentanza si è spezzato? Chi ci governa e chi lo sostiene, così sostenendo anche se stesso, vive ormai in un mondo lontano, anzi in un mondo alla rovescia rispetto a quello che dovrebbe rappresentare.
Noi proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo. Ma non è questo, forse, il peggio. Ci pare anche più gravemente offensivo del comune sentimento del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là d’ogni dignità personale dei suoi membri che, per “non mollare” – come dicono –, sono disposti ad accecarsi di fronte alla lampante verità dei fatti e, con il voto, a trasformare il vero in falso e il falso in vero, e così non esitano a compromettere nel discredito, oltre a se stessi, anche le istituzioni parlamentari e, con esse, la stessa democrazia.
Sono, queste, parole che non avremmo voluto né pensare né dire. Ma non dobbiamo tacerle, consapevoli della gravità di ciò che diciamo. Il nodo da sciogliere per ricomporre la frattura tra il Paese e le sue istituzioni politiche non riguarda solo il Governo e il Presidente del Consiglio, ma anche il Parlamento, che deve essere ciò per cui esiste, il luogo prezioso e insostituibile della rappresentanza.
Dov’è la prudenza? In chi assiste passivamente, aspettando chissà quale deus ex machina e assistendo al degrado come se fossimo nella normalità democratica, oppure in chi, a tutti i livelli, nell’esercizio delle proprie funzioni e nell’adempimento delle proprie responsabilità, dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori i partiti, opera nell’unico modo che la democrazia prevede per sciogliere il nodo che la stringe: ridare al più presto la parola ai cittadini, affinché si esprimano in una leale competizione politica. Non per realizzare rivincite, ma per guardare più lontano, cioè a un Parlamento della Nazione, capace di discutere e dividersi ma anche di concordare e unirsi al di sopra d’interessi di persone, fazioni, giri di potere. Dunque, prima di tutto, ci si dia un onesto sistema elettorale, diverso da quello attuale, fatto apposta per ingannare gli elettori, facendoli credere sovrani, mentre sono sudditi.
Le celebrazioni dei 150 anni di unità hanno visto una straordinaria partecipazione popolare, che certamente ha assunto il significato dell’orgogliosa rivendicazione d’appartenenza a una società che vuole preservare la sua unità e la sua democrazia, secondo la Costituzione. Interrogandoci sui due cardini della vita costituzionale, la libertà e l’uguaglianza, nella nostra scuola di Poppi in Casentino, nel luogo dantesco da cui si è levata 700 anni fa la maledizione contro le corti e i cortigiani che tenevano l’Italia in scacco, nel servaggio, nella viltà e nell’opportunismo, Libertà e Giustizia è stata condotta dalla pesantezza delle cose che avvolgono e paralizzano oggi il nostro Paese a proporsi per il prossimo avvenire una nuova mobilitazione delle proprie forze insieme a quelle di tutti coloro – singole persone, associazioni, movimenti, sindacati, esponenti di partiti – che avvertono la necessità di ri-nobilitare la politica e ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e in coloro che le impersonano. Che vogliono cambiare pagina per ricucire il nostro Paese.

LE FIRME
Giovanni Bachelet, Mauro Barberis, Michele Battini, Daria Bonfietti, Sandra Bonsanti, Michelangelo Bovero, Lorenza Carlassare, Alessandro Ferrara, Alessandro Gandolfi, Paul Ginsborg, Olivia Guaraldo, Gad Lerner, Giunio Luzzatto, Gabriele Magrin, Valerio Onida, Simona Peverelli, Regina Pozzi, Marco Revelli, Onorio Rosati, Elisabetta Rubini, Franco Sbarberi, Carlo Smuraglia, Nadia Urbinati, Salvatore Veca, Ermanno Vitale

LE SIGLE
Camera del Lavoro di Milano, Anpi nazionale, Circoli LeG

martedì 13 settembre 2011

La Battaglia della Pancalera

A.N.P.I. Pancalieri
Comune di Lombriasco
Comune di Pancalieri

67° anniversario della battaglia della Pancalera
a ricordo dei partigiani caduti: Chiaffredo Barreri e Franco Diena

Domenica 2 ottobre 2011
Ore 11 ritrovo a Lombriasco in piazza Falcone e Borsellino
saluto delle autorità e dei rappresentanti dell'A.N.P.I.

Orazione ufficiale tenuta da Diego Novelli, presidente provinciale A.N.P.I.
al termine corteo in auto fino al cippo della Pancalera e deposizione fiori

Pranzo presso un noto ristorante della zona

Per informazioni e prenotazioni al pranzo telefonare al n. 0119734523

venerdì 9 settembre 2011

Imposta patrimoniale per chi ha di più

Caro direttore,
in molti avvertiamo, in questi giorni, il senso di un' emergenza e di una responsabilità. L'emergenza è finanziaria, politica e civile: colpisce tutti. La responsabilità è quella di chi ha di più, magari perché ha saputo cogliere (come è capitato anche a me nella mia vita bancaria) le opportunità degli anni buoni. Esercitarla significa essere disponibili ad assumere su di sé una quota di quella riduzione del debito pubblico che è la precondizione della crescita futura. Parlo, sì, di un' imposta patrimoniale. Ma di un' imposta patrimoniale solidale e intelligente: non vendicativa, ma accettata, addirittura promossa, da chi è destinato ad accollarsela con il senso di responsabilità di una classe dirigente, e la cui durezza sia compensata dall' efficacia e dall' equità. Che abbia un po' il significato dell' abolizione della scala mobile del ' 92, ma su una fetta di popolazione diversa. Una cosa del genere non è facile ma forse è possibile. Vediamo due conti, a titolo di esempio. Tassare i patrimoni del 20% più ricco, escludendo l' 80%, significa riferirsi ad una base imponibile, se si escludono le case, di 2200 miliardi circa (ipotizzando che a questi livelli ricchezza netta e lorda coincidano). Il 10%, esclusi i titoli di Stato, è circa 200 miliardi di minor debito, che in rapporto al Pil tornerebbe vicino al 100%. Non male. Il sacrificio imposto alla parte degli italiani che sta meglio servirebbe a raggiungere un obiettivo che, con finanziarie durissime e senza crescita, richiederebbe ben oltre un decennio. Un colpo duro a chi ha risparmiato di più, ma si può pensare ad un correttivo interessante, a vantaggio di quelli che hanno costruito il proprio patrimonio senza evadere il fisco. Basterebbe compensare - per qualche anno e parzialmente - con una detrazione fiscale di qualche punto le «vittime» della patrimoniale che hanno dichiarato e dichiareranno il proprio reddito. In questo modo, la tassa colpirebbe tutta la parte più benestante del Paese, ma al suo interno colpirebbe soprattutto (dipenderà dalla detrazioni) quella che non ha pagato le tasse. Il gioco sarebbe comunque vantaggioso per i conti pubblici: il numero degli italiani che ha dichiarato più di 200 mila euro di reddito annuale (8 volte il reddito medio) non arriva scandalosamente allo 0.2 per cento mentre chi ha una ricchezza superiore di 8 volte alla media è - si può stimare - oltre il 20% circa del totale. Per il resto, la macroeconomia soffrirebbe poco (i consumi del 20% più ricco del Paese non sarebbero sostanzialmente incisi), l' 80% degli italiani assisterebbe compiaciuto all' evento, e godrebbe come tutti della riduzione degli interessi sul debito pubblico corrispondente alla riduzione dello stesso - circa 8 miliardi l' anno, permanenti - e della recuperata fiducia del mercato finanziario. Questo reagirebbe con favore a un Italia per una volta esemplare, che riducesse di un colpo il suo debito mostrando il volto di un ceto benestante pensoso degli interessi collettivi, responsabile, e tassato. Varrebbe almeno un punto di riduzione di spread che corrisponde a regime ad altri 20 miliardi. Sono quasi 30 miliardi l' anno di vantaggio, da usare per la crescita e l' occupazione. Senza parlare del beneficio per le imprese e le banche che stanno attingendo a così caro prezzo al mercato internazionale del credito. Forse è un' idea su cui vale la pena ragionare, senza preconcetti, a partire da coloro i quali a questo sacrificio dovrebbero sottoporsi (compreso ovviamene chi scrive). Che, aderendovi, o addirittura facendosene promotori - è una specie di appello alla buona volontà - avrebbero l' occasione di dare una mano concreta al Paese, allargando i gradi di libertà della sua politica economica con più spazio alla crescita, ma contribuendo anche a ridurne i sensi di ingiustizia, a rendere accettabili sacrifici che comunque dovremo continuare a fare, e a dare per una volta il senso di vivere in un luogo in cui lavorare, pagare le tasse e votare vale la pena.

Pietro Modiano, lettera aperta dello scorso luglio al Corriere della Sera

giovedì 1 settembre 2011

8 settembre 1943-2011

Alle 21 di giovedì
8 settembre
all'angolo di via Roma, 11
"PER ESEMPIO
VITTORIO"
piccola biografia in DVD di
Vittorio Foa
Grande protagonista della Resistenza
e della vita repubblicana

A cura della Sezione nonese "Michele Ghio" dell'ANPI

Manovra: fermateli con una firma!

Le prospettive per la spesa sociale in Italia sono già molto preoccupanti. Ne abbiamo scritto dettagliatamente nel nostro sito HandyLex.org.
La manovra di luglio prevedeva di recuperare 4 miliardi nel 2013 e 20 nel 2014 con la riforma dell’assistenza e del fisco.
La manovra bis ha anticipato le date rispettivamente al 2012 e al 2013 e abbassato a 16 miliardi l’importo per il secondo anno. Altri 20 miliardi sono da recuperare l’anno seguente: totale 40 miliardi in tre anni.
La riforma fiscale imposta da questa Manovra inciderà duramente sui servizi alle persone, sullle indennità di accompagnamento, sulle prestazioni alle famiglie, ai bambini, agli anziani e ai non autosufficienti.

Sentiamo il dovere, quindi, di richiamare tutti all’impegno civico, chiedendo di sostenere l’azione delle Federazioni delle associazioni delle persone con disabilità (FAND e FISH) che stanno promuovendo una pressante manifestazione telematica per condizionare chi sta assumendo queste devastanti decisioni.

All’indirizzo http://www.fishonlus.it/fermiamoli/ è stato predisposto un semplice modulo che consente ad ognuno di aderire all’iniziativa, inviando automaticamente la conseguente protesta alla Presidenza del Consiglio, ai Ministri dell’economia e del Lavoro e ai diversi responsabili delle Commissioni parlamentari coinvolti nella discussione.
Vi invitiamo a firmare il prima possibile (la prossima settimana rischia di essere troppo tardi) e in tanti e a diffondere l’iniziativa.

Un grazie a chiunque darà il suo sostegno nell’interesse di milioni di Cittadini.

Carlo Giacobini
Direttore responsabile di HandyLex.org