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La scomparsa così improvvisa di Massimo Bonfatti ci lascia senza respiro. Chi l’ha conosciuto sa di aver perso un attivista instancabile, un animatore delle cause dell’ecologia e della cooperazione fra i popoli. Era sempre ribelle ad ogni forma di rassegnazione. Una generosità senza risparmio di tempo, di energie morali, di risorse intellettuali. Ogni incontro con lui ti esponeva fatalmente al rischio di non sapere come dire di no all’ultima iniziativa che aveva messo in cantiere. Poteva essere un viaggio nello spazio infido della ex Unione Sovietica. O un progetto per aiutare la Sardegna alluvionata o l’Emilia terremotata. O un evento per chiedere giustizia e verità per Giulio Regeni. O un meeting per denunciare le responsabilità del regime russo nella morte della giornalista Vera Politkovskaja.
Una specie strana e moderna di religione civile nutriva la sua chilometrica passione che aveva interamente devoluto nell’animazione di “Mondo in cammino” l’associazione con la quale, dalla sua Carmagnola, aveva deciso di spendere gli anni della sua maturità per sostenere gli obiettivi della solidarietà e della pace.
Voleva preparare il terreno a relazioni diplomatiche con una rete transnazionale di gruppi ecologisti con i quali sviluppare comuni progetti di intervento. Voleva fare la sua parte per diffondere nell'opinione pubblica italiana e europea la motivata condanna dell'energia nucleare. Voleva coniugare diritti umani, giustizia e salvaguardia dell’ambiente nel mondo e in Italia.
Non poteva essere più spontanea la sintonia con alcuni di noi nonesi che ci siamo iscritti a “Mondo in cammino” e talvolta partecipavamo alle sue iniziative, contribuendo con qualche modesto versamento nel 2103 e nel 2108. La prima collaborazione fu a metà degli anni Novanta con il “Progetto Cernobyl” di Legambiente che portò ospiti a None un gruppo di ragazzi bielorussi per un soggiorno che coinvolse anche la nostra Scuola Media.
Locale e globale nel pensiero e nell'azione, carmagnolese e internazionalista, utopico e concreto, alla guida di “Mondo in Cammino”, Bonfatti ha sempre cercato, dovunque gli capitava, complici per contribuire alla salvezza dell'umanità.
“Un'umanità - ha scritto nella prefazione al libro “Rotta nucleare” di Luca Scabbia e Ilaria Lonigro - che saprà e potrà continuare a sperare grazie all'ostinazione e alla sfida quotidiana di persone” come quelle che in Ucraina e in Kazakhstan, a Cernobyl o a Fukushima, a Hiroshima o a Nagasaky, sono “più forti delle bugie e delle falsità” fabbricate per tenere i popoli lontani dalle tentazioni della libertà e dal dovere della consapevolezza.
Un dovere che sento più urgente dopo la scomparsa così ingiusta di Massimo.
Mario DELLACQUA