martedì 12 aprile 2022

Un nuovo interventismo democratico?

L’odierno interventismo militante e l’intransigenza di molti intellettuali, opinionisti e politici nostrani in merito all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa (che in questo modo si è messa ingiustificabilmente dalla parte del torto) ed al tragico conflitto che ne è derivato, ricordano (almeno a me) l’atteggiamento nettamente prevalente negli ambienti democratici italiani in occasione della I Guerra Mondiale e la messa all’angolo del pacifismo di parte del mondo cattolico e del neutralismo della maggior parte dei socialisti italiani dell’epoca.

Analogamente la posizione di Francesco per certi versi mi richiama alla memoria le parole di quel Benedetto XV che nell’agosto del 1917 nella sua “Lettera [...] ai capi dei popoli belligeranti” ricordava la propria “perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti” e, senza glissare sui passi necessari per arrivare ad una pace il più possibile giusta, perorava la “cessazione di questa lotta tremenda (la I Guerra Mondiale, n.d.r.), la quale ogni giorno più” gli appariva una ”inutile strage”. In nome del Vangelo e della Costituzione, a bocce ferme, Lorenzo Milani, in “Lettera ai cappellani militari toscani” (1965) si poneva su questa stessa linea “pacifista” condannando tutti i conflitti in cui si era impegnato (o a cui era stato costretto) a partire dal 1860, il popolo italiano (o parte di esso), “salvando” la sola resistenza armata al nazifascismo.

Ora, pur non avendo il coraggio di dare (almeno ad alta voce) dell’anima bella al papa, la suddetta intellighenzia democratica non esita invece ad inserire in apposite liste di proscrizione tutti coloro che rifiutano, come viene loro insistentemente richiesto, di indossare l’elmetto NATO e di armarsi e “partire”, pur non avendo (ne sono praticamente certo per quanto riguarda il presidente nazionale della mia ANPI) alcuna simpatia (ed il mio è chiaramente un eufemismo) per Putin e per l’autocrazia illiberale in cui ormai da tempo questi ha trasformato la “sua” Federazione Russa.

L'avversione per Putin e per quelli della sua specie non impedisce però a molti, incluso il sottoscritto, di collocarsi nell'ambito di un "atlantismo critico", se così si può dire, che li porta ad anteporre il proprio essere europei, pacifisti (per non dire antimilitaristi) e magari cristiani, alla militanza cieca in una NATO a persistente traino statunitense (con tutto ciò che questo comporta in termini di distinti interessi geopolitici ed economici americani, britannici ed europei).

Un atteggiamento critico che ci conduce a condividere senza ipocrisie l'accusa di follia rivolta da Francesco a chi (tra questi il governo italiano), in una situazione come questa, decide di lanciarsi in una costosissima e pericolosissima corsa al riarmo.

Che non ci permette di sorvolare sul fatto che moltissimi tra coloro che giustamente oggi si cospargono il capo di cenere di fronte alla mattanza di civili che l'invasione russa, come la stragrande maggioranza delle guerre, lascia dietro di sé, non siano stati altrettanto interventisti in occasione dell’ecatombe causata dal conflitto siriano, per esempio.

Che non ci fa stare tranquilli, in merito alle sorti di questa guerra, avendo davanti agli occhi che cosa è successo in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria anche in seguito all’intervento armato delle Potenze occidentali (senza stare a rivangare i catastrofici fatti di Dresda, Hiroshima e Nagasaki, e via di seguito) e avendo ben presente il rischio nucleare insito in un conflitto diretto Nato-Russia.

Che ha ben presente come l’equilibrio sorto dalla II Guerra Mondiale fu il frutto di un accordo al più alto livello tra Churchill, Eisenhower e Stalin (che certo non era migliore di Putin dal punto di vista della libertà e della democrazia) e che la pace si fa sempre con i nemici.

Detto questo neanche il variegato (e spesso incerto) movimento pacifista italiano (all’interno del quale metto anche buona parte della mia ANPI) ha la ricetta in tasca per risolvere la guerra in corso ma l’idea di fondo è che le armi possano anche, entro certi limiti (da stabilire) essere necessarie ma certo non siano in grado, da sole, di portare ad una pace (per quanto possibile) giusta, alla libertà e alla democrazia in Ucraina e nella Federazione russa.

Roberto Cerchio

1 commento:

  1. Tutto un certo mondo scopre solo ora gli orrori della guerra. Bambini morti, donne violentate, distruzioni e saccheggi sono propri di ogni guerra. Fermare al più presto possibile la guerra deve essere l'imperativo categorico. Alimentare l'odio e inviare altre armi è la cosa più stupida e criminale che si possa fare, e porterà solo altri morti e il desiderio di vendetta, e poi ci saranno le contro vendette . La storia è già piena di massacri, inutile poi inzuppare il pane su foibe e triangoli rossi fingendo di non sapere cosa c'è stato prima. FERMARE, FERMARE LA GUERRA IL PRIMA POSSIBILE.
    VIVA L'ANPI E IL SUO PRESIDENTE

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