Per recuperare consensi, il governo annuncia un imminente programma di tagli delle tasse che però finanzia come faceva Tremonti: riduce i trasferimenti ai Comuni e svuota le prestazioni del servizio sanitario nazionale, abbandonandolo così progressivamente al suo destino di privatizzazioni affaristiche. La bella figura del governo che, come diceva Berlusconi, “non mette le mani nelle tasche degli italiani”, obbliga i Comuni a scegliere tra aumento delle imposte locali (più 22 % in media) o indebolimento dei servizi.
Qui avviene un paradosso: il partito che con le restrizioni del suo governo soffoca i Comuni, si candida in contemporanea ad amministrarli. Una volta eletti, i suoi uomini e le sue donne governano con simpatia meglio di altri passando gran parte del loro tempo a spiegare che non possono. Figurati se non vorrebbero, ma non ci sono soldi e purtroppo non dipende da loro. Devono eseguire ordini venuti dall'alto. Non credo che sia una virtù l'obbedienza ad una politica in gran parte ridotta ad arte dell'intrattenimento edificante.
Può capitare di trovarsi rinchiusi in una gabbia di acciaio. Bisogna però decidere: vivere prigionieri con la supina serenità di Tina (There is no alternative - Non c'è alternativa) o lottare per conquistare spazi di autonomia e di emancipazione, con tutti i compromessi, le alleanze, i rospi ingoiati e le rotture che comporta ogni lunga lotta. Certo che a volte bisogna scegliere il meno peggio, ma al meno peggio non c'è mai fine. Una volta arrivato al fondo, puoi sempre trovare qualcuno che ti intima di scavare ancora, magari agitando lo spauracchio di Salvini e di Grillo in nome di una nuova emergenza.
Sono molto sensibile ai richiami al bene comune. Perciò tralascio la polemica con chi evoca l'immagine di Tafazzi e dimentica di essersi candidato solo nel 2004 in una lista che per una quarantina di voti rischiò a None di far perdere il centrosinistra. Acqua passata. Piuttosto, oggi, chi ripete con santa pazienza che la sinistra divisa perde, dovrebbe preliminarmente affrontare la fatica di spiegare perchè milioni di elettori sono fuggiti nell'astensione.
Questa è la scissione che uccide la sinistra e che sarebbe saggio combattere.
Mario Dellacqua
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