All'appello per un
incontro di riflessione sulla morte di Abd Elsalam Ahmed Eldanf durante uno
sciopero di lavoratori dei trasporti a Piacenza hanno risposto il 20 settembre
all'Angolo di via Roma 11 Giuseppe Astore, Federico Ciaffi, Laura Ferrari,
Christian Mussetti, Angelo Pibiri, Mario Vruna e chi scrive. Hanno invece
inviato messaggi scritti Domenico Bastino, Loredana Brussino, Roberto Cerchio,
Sara Garbo, Nino Nacci e Fabrizio Piscitello.
Ma che cosa è davvero successo? “Ci sono diverse versioni
e la verità su quello che è successo sarà difficile da scoprire”,
dice Loredana, mentre Christian ricorda che in ogni conflitto sindacale “il
diritto di sciopero contrasta con il diritto di lavorare”. Secondo Angelo
Pibiri la versione della Questura che parla di omicidio stradale non convince
perché nei filmati è evidente che si trattava di una manifestazione sindacale,
di uno sciopero e di un picchetto forzato con ogni probabilità su
sollecitazione di uomini dell'impresa. Beppe Astore nota che accertare la
dinamica dei fatti “spetta alla Magistratura e non a noi”. Comunque “di
certo so che era in atto una protesta per difendere il lavoro e – dice Loredana - in questo paese nel quale le
lotte per il posto di lavoro sembrano ormai cause perse, che un lavoratore
abbia perso la vita in quel frangente per me è una morte sul lavoro (ma non
essendo infortunio alla sua famiglia non sarà riconosciuto nulla). Per questo
merita da parte nostra un riconoscimento”.
La vicenda rischia di essere dimenticata. “Non
guardo molto la tv – scrive Fabrizio - e non utilizzo molto i media ma
sono certo che non compariva così evidente come la vittoria dell'Inter” e aggiunge “Restiamo umani”.
Prendo
la parola solo per ricordare che queste lotte scoppiano per combattere la
precarietà dove il lavoro è dominato dalll'organizzazione di cooperative di
comodo
che spremono i lavoratori stranieri fino
all'inverosimile potendoli agevolmente ricattare perché se si associano
sindacalmente per reclamare i loro diritti rischiano di essere licenziati
semplicemente cambiando il nome della cooperativa. La disponibilità di
manodopera a basso costo è un ulteriore incentivo ai licenziamenti facili.
“In queste cooperative fantasma, la tendenza all'autosfruttamento non ha più
limiti e i diritti – dice Angelo - sono in caduta libera”. “Quando
finirà questa corsa al ribasso?” chiede Mario Vruna. Per Beppe Astore è una
guerra tra poveri ma bisogna fare quello che possiamo per lanciare un messaggio
di solidarietà a tutto il mondo del lavoro, senza distinguere colore della
pelle, religione, paese d'origine. E “nel mondo del lavoro che soffre” Beppe
non trova solo le vittime del caporalato nella raccolta dei pomodori, “ma
anche un tecnico costretto a rischiare il rapimento in Libia, un ingegnere
costretto a lavorare in un container a 3.500 metri in montagna o nel deserto
lontano da casa” da ascoltare e rappresentare come un socio lavoratore
senza ferie mutua e diritti in una cooperativa finta, o un giovane con
contratti di un mese alla volta in un'officina o in un ristorante.
I
sindacati non sono capaci di ascoltare e rappresentare questo mondo. Ma nessuno
di noi è andato a San Dalmazzo dove qualche mese fa questi lavoratori lottavano
a dire loro anche solo buonasera. “Quando si stava meglio – dice Laura
Ferrari – si pensava di poter fare a meno dei sindacati. Ora è evidente che
da soli non si può contrattare nessun miglioramento e nemmeno la difesa della
condizione attuale”. Christian dice che “le disuguaglianze aumentano e
con la guerra tra poveri i fanatismi neonazifascisti aumenteranno ancora se i valori come la
Costituzione o lo statuto dei Lavoratori non saranno difesi a dovere”. Federico Ciaffi dice
che i sindacati hanno due enormi limiti: “La loro persistente divisione
agevola lo strapotere delle imprese. Inoltre non hanno alcuna capacità di
azione coordinata ed efficace a livello europeo”.
“I sindacati – scrive Roberto Cerchio
- sono sempre stati a tratti adeguati e
a tratti per niente: basta andarsi a rileggere la "Gerusalemme
rimandata" di Vittorio Foa.
Il merito dei sindacati di base in questo caso è di osar stare nei luoghi più difficili ma anche più cruciali per i diritti dei lavoratori più sfruttati.
Credo che sindacati e sinistre non possano permettersi di non stare dalla loro parte, pena la perdita della propria anima”.
Il merito dei sindacati di base in questo caso è di osar stare nei luoghi più difficili ma anche più cruciali per i diritti dei lavoratori più sfruttati.
Credo che sindacati e sinistre non possano permettersi di non stare dalla loro parte, pena la perdita della propria anima”.
La società sta
diventando un deserto popolato di persone sole, disperate e incattivite.
Domenico Bastino è però tutt'altro che in disarmo e così ci scrive: “Sono confortato dal
fatto di aver contribuito nel mio piccolo a mantenere accesa la fiammella della
sinistra che difende un bagaglio culturale per cui definisce un dramma quello
che è successo e non un incidente da ridimensionare per non turbare questo trionfo
neoliberista”.
Purtroppo, “nessun
governo europeo – dice Mario Vruna - si preoccupa di mantenere le tutele
sociali e il diritto di voto convive con il ritorno a forme di lavoro servile e
semischiavistico”. “Una volta attraverso il
lavoro si partecipava alla distribuzione della ricchezza e se ne poteva
ottenere una parte con la contrattazione sindacale. Ora la finanza – interviene Beppe
Astore - controlla progetti, decisioni e comportamenti delle imprese. Con le
delocalizzazioni selvagge e il dilagare delle tecnologia il lavoro tende a
scomparire. Bisogna trovare altri meccanismi di distribuzione della ricchezza.
Per questo va raccolta la sfida che i Cinque Stelle hanno lanciato per
l'introduzione di un reddito di cittadinanza”.
“Anche quest'ultimo incidente – scrive Nino Nacci -
mi lascia sempre un amaro in tutto il corpo. Vi assicuro che convincere la gente a fare molto di più per il
rispetto delle regole della sicurezza sul lavoro è molto dura. A volte si viene
visti come rompic....Ve lo posso garantire, visto che per anni oltre ad essere un
delegato sono stato anche responsabile della sicurezza in rappresentanza dei
lavoratori”.
La serata si conclude approvando l'idea di
destinare 100 euro per aderire alla sottoscrizione nazionale aperta in favore
della famiglia del lavoratore ucciso. Si è anche deciso di preparare e
affiggere un manifesto che lanci alla cittadinanza un messaggio di solidarietà
con tutti quelli che lottano per un lavoro meno precario e più sicuro.
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