L’odierno interventismo militante e l’intransigenza di molti intellettuali, opinionisti e politici nostrani in merito all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa (che in questo modo si è messa ingiustificabilmente dalla parte del torto) ed al tragico conflitto che ne è derivato, ricordano (almeno a me) l’atteggiamento nettamente prevalente negli ambienti democratici italiani in occasione della I Guerra Mondiale e la messa all’angolo del pacifismo di parte del mondo cattolico e del neutralismo della maggior parte dei socialisti italiani dell’epoca.
Analogamente la posizione di Francesco per certi versi mi richiama alla memoria le parole di quel Benedetto XV che nell’agosto del 1917 nella sua “Lettera [...] ai capi dei popoli belligeranti” ricordava la propria “perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti” e, senza glissare sui passi necessari per arrivare ad una pace il più possibile giusta, perorava la “cessazione di questa lotta tremenda (la I Guerra Mondiale, n.d.r.), la quale ogni giorno più” gli appariva una ”inutile strage”. In nome del Vangelo e della Costituzione, a bocce ferme, Lorenzo Milani, in “Lettera ai cappellani militari toscani” (1965) si poneva su questa stessa linea “pacifista” condannando tutti i conflitti in cui si era impegnato (o a cui era stato costretto) a partire dal 1860, il popolo italiano (o parte di esso), “salvando” la sola resistenza armata al nazifascismo.