Non ricordo esattamente quando ci siamo incrociati per la prima volta ma per qualche tempo ho avuto il dubbio di non andargli molto a genio o almeno di non godere di troppo credito presso di lui. Probabilmente era solo un’impressione ma sufficiente a farmi sentire giustamente in difetto; fatto sta che invece quando ci si riuniva per una qualche iniziativa o capitava anche solo di incontrarsi poi davanti al suo Angolo-Non-Ottuso o in giro per il paese, sul suo volto, in realtà, scorgevo sempre il sorriso. Lo ammiravo per il suo essersi sporcato le mani in fabbrica ed essersi sudato la sua professione di insegnante. Lo ammiravo per la fermezza e la radicalità delle sue convinzioni, per la sua cultura letteraria e storica e per il suo bagaglio di esperienze e di competenze politiche e sindacali. Lo ammiravo per il suo argomentare tagliente quando se ne presentava l’occasione, che quasi non te lo aspettavi da una persona capace di essere tanto affabile.
Ne conosco solo l’ultima fase ma la sua lunga esperienza politica, partita da DP per arrivare molto più recentemente al PD, mi pare di poterla leggere come un processo di progressiva rielaborazione di idee e pratiche nel tentativo di conservare la radicalità originaria ma aprendosi sempre più a nuove forme di militanza e a nuovi rapporti e collaborazioni. Nel primo post comparso alla fine del 2008 sul blog di quello che è stata Nonunomanoi, ricordava la decisione di essersi “scelto un ruolo senza pretese: qualche convegno come pretesto per far circolare letture e saperi, una festainrosso per raccogliere fondi a sostegno della solidarietà sociale, qualche viaggio di istruzione, “Il mondo di None” come palestra per discutere di ciò che pensiamo, facciamo, vediamo e leggiamo (finché direttore e lettori lo permetteranno), gruppi di acquisto popolare di prodotti equosolidali. In prospettiva di una scuola di italiano per stranieri e la loro integrazione con i ragazzi di None.” E per tali obiettivi si dichiarava disposto a collaborare “con chiunque: socialisti, cattolici, comunisti, ambientalisti, libertari, idraulici ed elettricisti.” L’intransigenza, che mi immagino come un poco settaria, della prima ora se l’era lasciata alle spalle da tempo cosicché la litigiosità ed il benaltrismo dei micro-partitini di sinistra gli provocavano ormai una forte allergia. L’ultimo suo post del primo novembre 2020 riguardava i 35 giorni alla FIAT ed era una riflessione amara e sincera su una sconfitta che era stata anche sua e che aveva a che fare con l’isolamento e l’incapacità dei pochi di dialogare con i molti.
Con la fine dell’attività amministrativa e, credo, con un bel po’ di delusioni da smaltire in corpo, aveva riscoperto la passione per la bicicletta, per le Langhe dei suoi amati Pavese e Fenoglio e per la Calabria italo-albanese di Giovanna e del clan Baffa. Ma era nata anche la Fondazione Orso e se a None, a coronamento di tutta una serie di iniziative principalmente dedicate al tema della Memoria, esiste una sezione ANPI lo si deve soprattutto al suo incoraggiamento e ai suoi assist a noi, perlopiù semi-analfabeti della militanza civile e politica; e se una festa di partito quale era originariamente la Festa-in-rosso si è progressivamente trasformata in una festa di sinistra (ma) aperta a tutti e disposta ad investire socialmente e ad ampio raggio la massima parte dei suoi proventi, credo lo si debba in gran parte alla sua determinazione. Aveva preso da tempo a cercare alleati e sintonie oltre gli steccati ideologici, ad impegnarsi sulle questioni ambientali, a finanziare e collaborare con la Caritas parrocchiale, a leggere ed entusiasmarsi per gli scritti più “sociali” di papa Francesco.
Se c’era una cosa che proprio non tollerava era l’ipocrisia originariamente fascista del “qui non si fa politica, qui si lavora”. Ancora nel suo primo post sul blog Nonunomanoi raccontava che era proprio a quella “schifosissima ipocrisia” che si era “ribellato dall’età di 17 anni”. E proseguiva dicendo: “Posso buttare ora dalla torre gli eccessi di molti miei comportamenti trascorsi, ma non quella salutare intuizione che mi ha indotto a stare da questa parte.” Da che parte? A sinistra, con perseveranza. Proprio come confessato da Francesco De Gregori in una canzone di qualche anno fa: “Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.”
Mi mancheranno e ci mancheranno i suoi interventi in pubblico, i suoi cartelloni scritti a mano davanti all'angolo di via Roma 11 e le sue opinioni sul Mondo di None o sul blog, ma soprattutto la possibilità di incontrarlo per un momento di confronto su un dato fatto o questione o anche solo per fare due chiacchiere. Mi mancheranno e ci mancheranno i pane-e-salame-letterari di un tempo così come le serate all’Angolo ad organizzare una qualche iniziativa, o anche solo a passare un po' di tempo insieme, magari con un bicchiere del suo vino di Langa ad accompagnare parole, sguardi e talvolta canzoni, al caldo della stufa a legna.
Da credente mi verrebbe da dire altro, caro Mario, ma l'ho già fatta troppo lunga e non so se gradiresti.
Grazie.
Di tutto.
E che la terra ti sia lieve.
Roberto Cerchio
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