giovedì 29 febbraio 2024

Dalla parte di Israele e della Palestina


Ma chi l'ha detto che i veri amici di Israele stanno tra coloro che non si oppongono alla sua campagna militare a Gaza o alla colonizzazione progressiva dei Territori palestinesi occupati nel 1967?

Io penso esattamente il contrario e cioè che essi vadano ricercati proprio nel campo opposto, tra quanti hanno il coraggio e la franchezza di dire al popolo israeliano: "Fermatevi e interrompete questa spirale di morte e di odio perché ne va anche del vostro futuro!".

Per questo stare dalla parte del cessate il fuoco e della pace credo che oggi corrisponda a desiderare un futuro migliore sia per Israele che per la Palestina.

Personalmente vedo come fumo negli occhi sia Hamas ed affini che lo squadrismo dei coloni nei Territori occupati e la politica di occupazione, guerra, massacro e discriminazione dell’attuale (soprattutto) ma anche di vari precedenti governi israeliani.

Ritengo come minimo inutile tifare per l’una o per l’altra parte almeno se con esse intendiamo i due popoli.

Ci vorrebbe anzi compassione (nel senso più genuino della parola) per le vittime di entrambe le parti evitando di sminuire sia i fatti del 7 ottobre con gli oltre mille morti, le innumerevoli atroci violenze su uomini, donne e bambini e i tanti ostaggi ancora detenuti (riducendoli alla stregua di un pretesto che il governo israeliano utilizza per perseguire i suoi obiettivi) che le ormai decine di migliaia di morti civili palestinesi (che non possono contare meno di quelli israeliani diventando accettabili effetti collaterali).

Un'altra cosa di cui sono convinto è che sarebbe opportuno per vari motivi mettere da parte, nel dibattito pubblico sul conflitto medio-orientale, la parola genocidio e questo per vari motivi:

– il suo utilizzo è spesso malevolo e comunque controproducente ai fini della denuncia e del confronto perché tale termine è indissolubilmente legato alla Shoah (paragonabile in effetti a pochi altri eventi di altrettanto enorme portata);

– c'è chi parla di un genocidio che va avanti da decenni ma non possiamo non considerare il fatto che la popolazione palestinese di Israele, Cisgiordania e Gaza è in realtà progressivamente e nettamente aumentata di numero nel corso dell’ultimo mezzo secolo;

– infine, per quanto riguarda la campagna di guerra a Gaza, credo sia giusto lasciare che sia la Corte dell’Aia a verificare le accuse rivolte ad Israele dal Sudafrica (ma non solo).

Perché non utilizzare termini alternativi in grado forse di schivare inutili polemiche, arrivare comunque al punto stanando per di più coloro che sono in malafede?

Urgono sempre di più iniziative politiche e campagne di opinione per il cessate il fuoco e la pace, che siano in grado di discriminare tra chi, dall’una e dall’altra parte, è a favore di una soluzione negoziale e chi invece vi si oppone.

Viva Israele e la Palestina che verranno!

Shalom, salaam!

Roberto Cerchio 

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