lunedì 25 novembre 2024

Pensiero critico o complottismo?


Credo che la differenza tra pensiero critico e complottismo per certi versi possa corrispondere a quella tra dubbio e delirio. Al pensiero critico appartiene l'ambito della controinformazione, al complottismo in ultima analisi quello delle fake news. È giusto dubitare o comunque non prendere sempre per buono tutto quello che ci viene presentato e/o proposto ed invece farsi delle domande, verificare le informazioni e le spiegazioni che ci vengono fornite dai media e dalle persone che ci circondano. Da qui a pensare però che ci sia un complotto mondiale che pervade ogni ambito o quasi della realtà ce ne passa.

Tra l’altro di una famigerata teoria del complotto si alimenta da più di un secolo la galassia antisemita: una volta c’erano i “savi di Sion” a tramare nell’ombra, più recentemente è tutta colpa di George Soros e della lobby ebraica.

Il pensiero critico non è complottista, anzi rifugge dalle semplificazioni e dalle generalizzazioni di cui il più delle volte si nutrono le teorie del complotto.

Come ci ricorda il celebre cantautore (i complottisti sono tra coloro che, a mio parere) “ti dicono che tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera ma é solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera”.

Ma per chi pensa in modo critico (sempre secondo me, naturalmente) "la storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere”.

Per il complottisti i nemici sono una ristretta elite di grandi e irraggiungibili burattinai desiderosi e sempre più in grado di controllare tutto e tutti. Per il pensiero critico spesso non c’è bianco o nero ma certamente la scala di grigi che ci si para davanti non vuole dire fare di tutta l'erba un fascio; anzi il conflitto è spesso alla luce del sole e potenzialmente alla nostra portata (da combattere con le armi del voto, dello sciopero e degli altri non violenti strumenti di manifestazione del dissenso) nonostante la complessità del presente e dei rapporti civili e sociali.

Per i complottisti tende a non esserci (più) differenza tra destra e sinistra perché i politici sono tutti uguali e bastano il buon senso (e l’onestà)... Però guarda caso una buona parte delle teorie del complotto nasce e si sviluppa in ambienti di destra radicale e molti loro estensori hanno legami con movimenti reazionari e conservatori, che siano laici e/o religiosi. Poi non c’è dubbio che abbiano molto seguito anche tra persone che professano valori apparentemente di segno opposto ma che finiscono per perdere la bussola e confondere la libertà con un individualismo estremo, l’amore per la natura con una fissazione integralista per il naturale e così via.

I sostenitori del pensiero critico hanno certamente imparato a non fidarsi ciecamente della scienza (e della tecnica) ma non ne mettono fondamentalmente in discussione il metodo e non pretendono di sostituirsi agli scienziati (ritenendoli magari tutti o quasi in malafede e servi del sistema).

I sostenitori del pensiero critico sanno che siamo certamente un misto di natura e di cultura (umanistica e scientifica) ma che spesso è necessario che, per il nostro bene, a prevalere siano la cultura e la scienza. Che cosa c’è di più innaturale infatti, tanto per fare un esempio, della stragrande maggioranza degli atti medici (e chirurgici) e di più naturale di una malattia mortale (o di un veleno animale o vegetale) che risparmia solo ed eventualmente la parte meno fragile della popolazione coinvolta?

Il pensiero critico costa fatica e impone di fare i conti con la complessità del reale senza ricorrere a scorciatoie che mettano in standby la ragionevolezza e la solidarietà umana.

La strada da percorrere, ancorché stretta ed accidentata, non può che essere quella.


Roberto Cerchio

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