domenica 1 marzo 2009

verbale 2° riunione

Cari amici,
Adesso ho finito e mi rendo conto che questo verbale può apparire squinternato. Non riuscivo a dormire. Facciamo di difficoltà sgabello, come diceva Benedetto Croce. Addirittura meglio se lo integrerete con vostri interventi correttivi ed emendativi. Abbiamo concordato di rivederci all’angolo di via Roma 11 venerdì 6 marzo alle ore 21.


All’incontro di sabato 28 febbraio erano presenti Giovanna Baffa, Jacopo Baffa, Domenico Bastino, Mario Dellacqua, Laura Ferrari, Massimiliano Franco, Giovanni Garabello, Aurora e Diego Goitre, Anna Massa, Cesare Micanti, Thè all’ananas di Laura, Teresa Vigliotta.

Riassumo con la solita avvertenza: ho partecipato alla riunione e dunque esprimo nel resoconto una soggettività che può influenzare la mia interpretazione ingigantendo o rimpicciolendo alcuni punti di vista emersi. Il presente verbale non è dunque fatto con la pretesa di confezionare la verità e la fedeltà alle cose dette, ma è solo un primo passo per ricostruire un pensiero comune con il contributo di una pluralità di correzioni. Scrivere e leggere serve a rimettere in ordine le idee, a chiarirle e persino ragionevolmente a cambiarle.

1. Siamo sconcertati dalla scelta di alcuni nostri amici di aver votato a favore dell’ordine del giorno con cui il gruppo consiliare di SP ha respinto le primarie otto a tre. Da Mariella bisognava aspettarselo, dal momento che alla riunione scorsa aveva detto, in sostanza: se bisogna comunque trattare dopo le primarie, tanto vale trattare prima cercando di ottenere il massimo senza lacerazioni. Il negoziato veniva qui preferito e anteposto al passaggio democratico e noi siamo stufi di negoziati che prendono il posto della lotta politica e della dialettica democratica. Pare che Giordanengo, invece, abbia escluso le primarie perché esse sarebbero un modo per incastrare chi perde. A me sembra la solita contorsione cerchiobottista per tenere il piede in due scarpe: così si sfascia la botte e si va in giro zoppi, quando bisognerebbe camminare eretti e bere con parsimonia vino di qualità. L’assessore Cammuso ha chiesto le dimissioni di Giovanni e il Sindaco ha chiesto addirittura come ci siamo permessi di telefonare a casa delle gente per chiedere di firmare la petizione per le primarie.

2. Già, le firme. Secondo alcuni le firme non vanno consegnate perché darebbero un vantaggio al Sindaco. Secondo altri, le firme sono state raccolte per essere consegnate. Se il Sindaco risponde è nel suo diritto. Chi ha firmato non è coraggioso e neppure superficiale, tant’è vero che abbiamo ricevuto dei motivati e rispettabili dinieghi. Chi ha firmato si è avvalso della sua libertà e non dobbiamo comportarci come se vivessimo in una dittatura. Si è concordato di proseguire la raccolta di firme, di aggiornare continuamente in bacheca il numero delle adesioni man mano che arrivano, di riservarsi di consegnarle quando dovessimo decidere che la rottura è insanabile. Già, la rottura. Un gruppo di non più di 25 persone ha dimostrato di non tenere conto dell’apporto fornito sin dalla sua nascita nel 1990 a SP dall’ispirazione cristiano-sociale e dall’esperienza rifondarola: un apporto sempre unitario e responsabile anche quando si manifestava con la critica. Un gruppo di non più di 25 persone teme che la voce degli elettori – giudicati poco maturi per capire – si possa esprimere liberamente e dimostra di essere più interessato a proteggere la propria carriera politica, l’assessorato da conquistare o conservare. Un gruppo di non più di 25 persone preferisce decidere tutto da solo e pretende che gli altri si accodino e basta davanti al fatto compiuto, contando sul ricatto emotivo che “un’altra lista farebbe vincere gli altri”. Sanno che difficilmente ci prenderemmo quella responsabilità perché ci conoscono e inconsciamente lucrano su questa nostra collaudata responsabilità, ma quando la corda si spezza è tirata da due parti. Massimiliano avverte che non è affatto scontata la popolarità dell’attuale Sindaco. Domenico dice che potremmo valutare di presentare una nostra lista nell’eventualità di una simile spaccatura nel centrodestra, mentre “bisogna pensarci tre volte” se le liste dovessero essere due contro un centrodestra unito. Ma non è questa la fase in cui far precipitare le decisioni. Dobbiamo tenere alta l’attenzione con la raccolta di firme. Dobbiamo sollecitare un’assemblea pubblica di SP. Il segretario democratico ha detto che vuole una risposta per martedì perché “si è già perso troppo tempo” e da allora “comincia la campagna elettorale”.

3. Consultato Beppe dalla Cina, Laura fa sapere che i rapporti gli sembrano compromessi: forse bisogna attrezzarsi per costruire un’opposizione scontando la nostra assenza dal Consiglio comunale. Giovanni comunica che sono in corso pressioni a base di sms e di abbracci lacrimevoli per ricomporre la frattura di mercoledì e per fare insieme lista e giunta. Abbiamo deciso di esplorare questa strada che non rende definitiva la rottura, non la esclude per il futuro, ma tiene aperto un canale per il dialogo. Massimiliano suggerisce di chiedere una Giunta ridotta a quattro: bisogna dare in questi tempi di crisi un forte segnale di riduzione dei costi della politica e di discontinuità con le troppe persone legate alla poltrona. Si concorda di vincolare l’eventuale lista unitaria alla comunicazione pubblica preventiva dei nomi dei quattro assessori: sia per evitare trucchetti e cambi delle carte in tavola, sia perché è giusto di fronte agli elettori che vedono in ciò un elemento di coesione.


4. Ciò che ci manca non ce lo può dare la presenza nell’Amministrazione comunale, ma questa presenza ci può aiutare se ci dedichiamo alla solidarietà concreta e al mutuo soccorso con gli operai, i deboli e i disabili, all’inchiesta sulle condizioni degli operai nella fabbrica e nel posto di lavoro perduto, alla cooperazione internazionale e al commercio equosolidale, alla crescita dell’istruzione e alla formazione di competenze sull’urbanistica democratica e sull’ecologia, al giornalismo come inchiesta sulla vita quotidiana, all’emergenza educativa nella scuola e nella famiglia. Tutto ciò non progettando l’egemonia di un partito, ma come risultato dell’azione di una rete associativa di gente che agisce in prima persona e dove la pluralità di appartenenze non è un ostacolo o una competizione sotterranea, ma una condizione serenamente accettata. Se posso sintetizzare con uno slogan: col tempo, dal basso e con gli altri.


5. Adesso ho finito e mi rendo conto che questo verbale può apparire squinternato. Facciamo di difficoltà sgabello, come diceva Benedetto Croce. Addirittura meglio se lo integrerete con vostri interventi correttivi ed emendativi. Abbiamo concordato di rivederci all’angolo di via Roma 11 venerdì 6 marzo alle ore 21.


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