Le parole di buon senso ormai hanno bisogno di tutta la visibilità possibile. Mi permetto di utilizzare il blog per questa causa.
Diego
Caro Presidente Berlusconi,
il tempo delle barzellette è finito. Non perché noi di sinistra non sappiamo ridere, ma perché il tuo
umorismo, il tuo avanspettacolo permanente, il tuo teatro della virilità, mettono tristezza, sembrano i
titoli di coda di un film finito male, vengono percepiti come comportamenti insieme smodati e patetici.
Le tue barzellette non possono far ridere un Paese che è stremato, impoverito, spaventato,
precarizzato, abbandonato. Ed è imbarazzante il fatto che la contesa politica debba avere per
oggetto ninfe, escort, festini a luci rosse, non perché noi stiamo violando il tuo diritto alla privacy ma
perché tu da troppo tempo stai violando i limiti che la legge e il buon senso impongono a chi ricopre
ruoli pubblici di primo piano.
Io non ho mai avuto una avversione preconcetta nei confronti della tua persona e ho cercato di
avere con te rapporti di correttezza istituzionale e di cordialità umana. Ma è diventato di giorno in
giorno più insopportabile lo stile con cui hai condito i tuoi mille monologhi con battute sessiste, con
riferimenti umilianti ai corpi di donna considerati alla stregua di prede per le tue interminabili stagioni
di caccia, con storielle che grondano antisemitismo, ora persino con battute omofobe. Ma nessuno
ha messo in discussione il tuo orientamento sessuale: piuttosto sono gli abusi di potere, le
menzogne, la richiesta di impunità, persino la tua ricattabilità, ecco questi sono i temi a cui non dai
mai risposta.
Caro Berlusconi, le battute, soprattutto quelle volgari, possono ferire. Eppure dovresti saperlo: quella
che tu spacci per galanteria spesso si rivela come molestia, le barzellette razziste sono una
minuscola enciclopedia dell’imbecillità. E in quanto ai gay, se un tuo figlio, un tuo amico, un tuo
ministro lo fosse e non avesse il coraggio di confessartelo pensa a quanta gratuita sofferenza gli
staresti infliggendo. Tu sei l’uomo più potente d’Italia, dovresti persino sentire l’assillo e l’onere di
essere un esempio per il nostro popolo, una guida politica e morale. Hai scelto invece di vestire i
panni di un Sultano d’Occidente. Ora che il tuo regno smotta paurosamente nel fango e
nell’immondizia, ora che molti tuoi generali e caporali cercano di negoziare la propria personale
salvezza, sarebbe bello da parte tua un’uscita di scena all’insegna del decoro. Il nostro popolo ha
bisogno di pulizia, di verità, di sobrietà, di libertà, di serenità.
Signor Presidente del Consiglio,
le ragazze e i ragazzi nel nostro Paese non vogliono fuggire né prostituirsi, vogliono una finestra
aperta sul proprio futuro. Le tue dimissioni possono dare coraggio all’Italia migliore.
Cordialmente,
Nichi Vendola
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