venerdì 31 dicembre 2010

Ciao Fernando

IL COMITATO NONESE CONTRO LA CENTRALE: UNA PICCOLA REPUBBLICA PER LA TUTELA DEL TERRITORIO

Il Comitato “Energia, Ambiente e Territorio” di  None compie un anno. Si può azzardare un bilancio?
La sua attività  di informazione, di raccolta firme e di pressione democratica ha ottenuto da un'Amministrazione comunale incerta e oscillante l'approvazione di due ordini del giorno. Dopo quello del 22 febbraio, il voto unanime del 23 novembre ha impegnato la Giunta a ricorrere al Tar anche nel caso in cui la Provincia autorizzasse la centrale. Cosa puntualmente avvenuta. Come era facile prevedere, la strada è in salita.
Nel Comitato convivono diverse anime, con tutti  i pregi e i difetti della società  civile che non sempre è più virtuosa della politica. Alcuni aderenti vi partecipano esclusivamente per impedire la realizzazione della centrale di Benarco a None. Altri si spingono a promuovere un coordinamento (in corso) tra i numerosi comitati che in Piemonte si battono per ottenere dal Consiglio regionale la sospensione di tutti gli insediamenti in vista di una più rigorosa regolamentazione di questi affari con legno sconosciuto e abbondanti contributi pubblici. Altri propongono un allargamento dell'azione locale per far progredire la raccolta differenziata dei rifiuti (che a None sta segnando il passo) o per sostenere i referendum in difesa dell'acqua pubblica (350 firme a None). Altri sovrappongono alle finalità sociali previste dallo Statuto più piccanti finalità politiche per intensificare la loro opposizione (di destra o di sinistra) alla maggioranza che guida il Comune. Altri colgono l'occasione per avanzare una critica radicale al modello di sviluppo fondato sul profitto, sull'illusione della crescita infinita dei consumi e della produzione, sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura. C'è chi persegue una, alcune o tutte queste finalità.
Queste tre o quattro anime convivono da un anno in un clima di abbastanza spontaneo autocontrollo e rispetto reciproco (leghisti, pidielle, centrosinistri vari, singoli senza partito in gran numero). Non vi partecipano rappresentanti dell'amministrazione comunale con la quale, tuttavia, la sintonia è stata proficua anche se vivacemente dialettica. Il Pd, maggior partito del centrosinistra alla guida del Comune, vi partecipa con alcuni singoli iscritti a titolo personale.
Le riunioni del mercoledì sono aperte a tutti e ci puoi trovare a volte tre, sette o quattordici persone, a seconda delle tensioni del momento. Nel suo piccolo, il   Comitato funziona come una giovane Repubblica ai suoi primi passi caotici, generosi e contraddittori. E'  una palestra di libertà del dibattito, di rispetto del pensiero altrui. E' anche una piccola scuola di autonomia che mette a repentaglio comode fedeltà. Gli uni devono dimostrare la loro indipendenza dalla Provincia governata dal centrosinistra. Gli altri sono attesi al varco perchè la Regione nel frattempo è caduta nelle mani del leghista Cota. Un po' tutti abbiamo imparato qualcosa: ad esempio chi scrive ha cominciato cercando“biomasse” sul Dizionario della Lingua italiana.
E' faticoso imparare ad ascoltare, combattere l'involontaria arrogante tentazione di interrompere chi sta parlando, stare in silenzio e non parlottare con un altro mentre uno ha appena preso la parola. E' difficile comunicare tra noi. Ancora più difficile comunicare con la popolazione dei nostri amici, vicini di casa, cugini, colleghi e compagni. Ma da lì bisogna partire perchè molti ancora non sanno bene. Stiamo provando a investire il mondo delle associazioni e a sollecitare il loro protagonismo.
Mario Dellacqua 

sabato 25 dicembre 2010

E’ uscito il 90 sulla ruota di…Pavone.

Così parlò Pastorino, ma non essendo Zarathustra non è depositario che della sua verità o meglio delle sue verità. Siamo solidali con lui se è stato oggetto di “infamanti critiche” personali, non certo da parte nostra. Non avendo avuto il comitato alcun contatto personale, per noi è e rimane a tutt’oggi un “famoso sconosciuto”. L’oggetto della nostra contestazione è soltanto il suo progetto e, ad essere più precisi, il suo progetto calato nella realtà di None.
E’ pur vero che la genesi dell’operazione risale al 2007, quindi possiamo condividere le sue osservazioni sui tempi , così come riteniamo sarebbe stato opportuno da parte del comune, valutato il disinteresse degli agricoltori locali, arrivare ad un rapido epilogo negativo della questione con relativa cessazione dei contatti.

Ma i tempi sono solo un aspetto formale mentre il progetto del signor Pastorino era e rimane di nessuna sostanza. In effetti la Benarco ha avanzato una pretesa legale su dei contributi pubblici con i quali successivamente disegnare a proprio piacimento un piano industriale. E’ l’antitesi della corretta operatività commerciale. E’ il capitale che è chiamato a premiare la solidità di buone idee. Difficilmente avviene il contrario, specialmente se il capitale è rappresentato da sovvenzioni statali.
Tali considerazioni possono sembrare di parte ma così non è. Esse trovano chiara conferma proprio nella presentazione del progetto fatta dal signor Pastorino in sede di Conferenza dei Servizi :
“può essere interesse di qualcuno installare ad esempio una lavanderia industriale……Si può fare anche un essiccatore conto terzi…..posso accogliere una persona che vuole aprire un’attività in cui serve il vapore, ad esempio fare marmellate, dove per sterilizzare i vasi serve il vapore….ma sono problemi che ci porremo in futuro, è mia premura far rendere i miei soldi”. Ci domandiamo e lasciamo alla vostra libera considerazione: può essere questo una valido progetto industriale per l’esercizio di una attività complessa, delicata ed importante come una centrale?. A nostro avviso non darebbe garanzie neanche per l’apertura di un negozio di frutta e verdura.
E’ di tutta evidenza che la Provincia non ha alcun elemento valido di giudizio perché neanche il proponente ha le idee chiare su cosa farà.

Per quanto riguarda la questione soldi è bene considerare che, come noto per tutte le attività della specie, si ha un completo ammortamento già nel primo quadriennio di attività. Se vogliamo poi spingere la nostra analisi alla rendicontazione economica del medio/lungo periodo, vediamo che il proponente contribuisce per un terzo del capitale rispetto al contributo pubblico. Egli in una normale società commerciale sarebbe un “socio di minoranza”, ben altro che il padrone assoluto.

Per quanto riguarda il teleriscaldamento, sempre per evitare il rischio denigrazione, è bene conoscere la sua originale visione dalle dirette parole del Pastorino:
“Per None abbiamo pensato di essiccare il legno perché ci sono in moltissimi comuni condomini che vanno a gasolio e possiamo fare del teleriscaldamento sostituendo la caldaia a gasolio e riscaldando con una caldaia a cippato, meglio se ci sono 2 o3 condomini nel vicinato così si fa un impianto unico. La legna essiccata va in alternativa al pellet …. non è molto distante dal rendimento del pellet e costa meno. … quindi possiamo aggredire il mercato con prezzi concorrenziali.”
Ancora più “ruspante” la sua idea di marketing a sostegno del teleriscaldamento:
“tutti si accorgono di potersi allacciare quando vedono il tubo nella via, a quel punto c’è il tam-tam,
se gli utenti sono soddisfatti altri lo richiederanno”.
In effetti il signor Pastorino, e di questo gli diamo merito, ha sempre detto e scritto che il suo impegno per il paese era circoscritto al riscaldamento del palazzo comunale e a condizioni agevolate di qualche impianto adiacente, prova ne sia che vi è stata anche una proposta sconsiderata di pagamento delle fatture relative a quelle utenze offrendo così una sbrigativa soluzione monetaria a soddisfazione dell’impegno.

Per quanto riguarda il traffico degli autotreni, il signor Pastorino non considera quello delle attività “eventuali”, e dichiarandolo circoscritto a tre trasporti giornalieri per 40mila tonnellate annue smentisce se stesso. In sede di Conferenza dei Servizi asseriva: “ma stiamo parlando di sei o sette camion nelle dieci ore giornaliere che portano 200 tonnellate e per trecento giorni sono 60.000 tonnellate annue”.
Veramente un mago eccezionale. E’ riuscito a far sparire quattro autocarri al giorno e ben 20mila tonnellate annue di combustibile.
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Per ultima, ma non ultima per importanza, la questione del bilancio ambientale. Il signor Pastorino per parlare di bilancio ambientale prima deve decidere cosa fare, poi deve valutare quelle che sono le incidenze negative e quelle positive. Se vuole convincerci deve presentare un calcolo realistico delle emissioni contro quello delle caldaie cessate. Cosa complessa nei progetti seri, impossibile nel nostro caso specifico.

Se nel logico ruolo delle parti, possiamo comprendere lo spirito imprenditoriale del signor Pastorino, consideriamo priva di adeguato fondamento tecnico/giuridico l’autorizzazione della Provincia. Essa, dopo un primo avviso di diniego ha concesso l’autorizzazione, e con esso l’accesso a cospicui finanziamenti pubblici, a sostegno di un disegno industriale probabilistico senza alcun bilancio ambientale. In una realtà come None, dalla stessa Provincia classificata come zona di piano e come tale suscettibile di pesanti ripercussioni ambientali al minimo ulteriore aggravio di esse, a prescindere dal fatto che le nuove emissioni possano essere entro i limiti di legge, la decisione è di particolare gravità.

Ci preme sottolineare che dopo il preannunciato diniego vi è stata la paventata richiesta di danni da parte della proponente. Da allora, come dichiarato dal responsabile del procedimento, la trattativa è continuata tra i legali della Provincia stessa e della Benarco, nonostante la Provincia avesse dichiarato esaustiva la documentazione a quel tempo presentata, escludendo di fatto il comune di None che per tre mesi ha atteso in “panchina” ignaro di quanto stesse accadendo.

Per quanto ovvio, la partita continua. Ci opporremo nelle dovute sedi a tale insediamento nel nostro Comune.

Location:Kerkheiseweg,Liempde,Paesi Bassi

Incontro del 22 dicembre

Mercoledi 22 dicembre erano presenti all'angolo di via Roma Mirta Baldini, Domenico Bastino, Nadia Biscola, Mario Dellacqua, Fernanda Mazzoni, Federico Rabbia, Mario Ruggieri, Gianluigi Saccione, Nunzio Sorrentino, Mario Vruna. Sono altresì convenuti panettoni, pandoro, bottiglie e capanne di cioccolato di breve durata.

Di ritorno dall'incontro con il consigliere regionale leghista Carossa, Nunzio Sorrentino ha riferito che il colloquio ha avuto esiti interlocutori e che il consogliere si riserverà di esprimersi prossimamente sulla proposta di votare una moratoria che sospenda la realizzazione delle centrali da autorizzare e quelle appena autorizzate. E' in corso un dibattito fra Lega ambiente e coordinamento piemontese dei comitati sull'efficacia di tale possibile votazione, considerato che le linee guida nazionali sono già in vigore.

All'intervista del cittadino Pastorino risponderemo chiedendo una replica al medesimo settimanale. IL Comitato ha deciso di operare per assicurarsi che il Comune faccia seguire alla consultazione del legale il tempestivo ricorso al Tar, ma ha anche deciso di valutare la possibilità di un ricorso parallelo rafforzativo sul piano ambientale. A tal fine interpelleremo l'associazione ecologista pinerolese per consultare l'avv. Enrichens.

Si è anche deciso di inviare una lettera a tutti i firmatari per chiedere loro di contribuire a sostenere le spese legali. Bisognerà trovare i soggetti disponibili a informatizzare i dati e gli indirizzi e a distribuire la comunicazione ai cittadini. Tale lavoro può essere avviato anche subito, ma la comunicazione dovrà chiedere anche di partecipare a forme pubbliche di protesta pacifica nelle modalità che dobbiamo ancora decidere insieme.

Nunzio Sorrentino ha informato i presenti che a norma di Statuto gli organismi direttivi del Comitato sono scaduti e vanno rinnovati mediante convocazione pubblica degli aderenti.

Prosegue l'opera di consultazione delle associazioni per organizzare serate informative sulle conseguenze della presenza delle biomasse sul nostro territorio. E' pervenuta qualche risposta meritevole di attenzione.

mario

giovedì 23 dicembre 2010

C'È QUALCHE PERSONA NORMALE A CUI NON VIENE VOGLIA DI SPACCARE TUTTO E DI DARE IL GIRO ALLA BARACCA?

Il grado di copertura delle pensioni dei lavoratori dipendenti scenderà fino al 46% nel 2037. (Vedi“Corriere della sera” del 13 dicembre 2010).
Anche la Banca Popolare di Milano scriveva su “Avvenire” del 23 novembre che “si andrà in pensione sempre più tardi e le pensioni pubbliche saranno sempre più basse”. E confermava che “con il sistema attuale, un lavoratore dipendente che inizi a lavorare oggi, dopo 40 anni di contributi versati riceverà dall'Inps una pensione non più alta del 50% dell'ultimo stipendio. E le prospettive sono ancor più preoccupanti per un lavoratore autonomo che, a parità di condizioni, dopo 40 anni di contribuzione si ritroverebbe dallo Stato un vitalizio pari solo al 30% del reddito guadagnato nel periodo di esercizio della professione”.
Dagli inizi degli anni '80 fino alla metà del decennio in corso, c'è stata una trasmigrazione massiccia di ricchezza collettiva dal monte salari ai profitti. Parliamo di otto punti di prodotto interno lordo, che vuole dire qualcosa come 120 miliardi di euro ogni anno che non entrano più nelle case di chi lavora. (Vedi M. REVELLI, Poveri, noi, Einaudi, 2010).
A fine 2008 il 10% delle famiglie italiane più ricche deteneva quasi il 45% della ricchezza nazionale. (Dati Bankitalia, anche su Avvenire del 21 dicembre).
Sono i giovani a pagare maggiormente la crisi, con un ragazzo su quattro oggi senza un posto. Fra i 15 e i 24 anni la percentuale dei senza lavoro è aumentata al 24,7%. Nel Mezzogiorno è scesa al 35,2%. (Vedi dati ISTAT, anche su Avvenire del 22 dicembre 2010).
Queste notizie non girano molto sulle televisioni. Però il 24 novembre, guardando “L'eredità”, abbiamo saputo come si chiama la rock star che ha il brutto vizio di non tirare lo sciacquone.
SAPPIAMO IL SUPERFLUO, PECCATO CHE CI SFUGGA IL NECESSARIO PER SAPERE COME VA IL MONDO.
WWW.NONUNOMANOI.ORG
angolo di via roma 11 none - buone feste 2010








Location:Kerkheiseweg,Liempde,Paesi Bassi

lunedì 20 dicembre 2010

Biomasse: 80 scienziati scrivono al Congresso USA





Mercoledì 18 Agosto 2010 08:30

Ottanta scienziati hanno scritto ai rappresentanti della Camera e del Senato statunitensi, Nancy Pelosi e Harry Reid, per chiedere maggiore cautela nel computo delle emissioni risparmiate utilizzando le biomasse. L'abbattimento di foreste per produrre energia, spiegano gli scienziati, ha l'effetto di rilasciare in atmosfera carbonio che altrimenti sarebbe sequestrato, in modo non molto diverso da quello che si ha con l'estrazione e la combustione di combustibili fossili.
La maggior parte degli standard per le energie rinnovabili delle compagnie elettriche considerano le bioenergie energie rinnovabili, anche quando le biomasse non eliminano o neppure riducono le emissioni di gas serra. Un articolo pubblicato sulla rivista Sciencie dimostra come nella maggior parte dei casi il conteggio delle emissioni delle biomasse si basa su presupposti errati.
Ogni legge volta a ridurre le emissioni di gas serra, sostengono, deve includere una differenziazione delle emissioni da bioenergia in base all'origine della biomassa, in modo da incentivare le giuste biomasse, quelle che realmente creano una sensible diminuzione delle emissioni.

Onorevole Pelosi e Senatore Reid,
Vi scriviamo per sottoporre alla vostra attenzione l'importanza di un preciso computo delle emissioni di biossido di carbonio emesso dalle bioenergie, nelle leggi e nei regolamenti volti a ridurre le emissioni di gas serra nel settore energetico. Un corretto sistema di calcolo delle emissioni può contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra; un sistema non corretto di calcolo rischia di portare ad un  aumento delle emissioni di gas serra a livello nazionale e internazionale.

La sostituzione di combustibili fossili con le bioenergie non ferma annulla necessariamente le emissioni di biossido di carbonio dai tubi di scappamento e dalle ciminiere. Anche se le emissioni dei combustibili fossili sono ridotte o eliminate, la combustione di biomassa sostituisce le emissioni di origine fossile con proprie emissioni (che possono essere anche più elevate per unità di energia, a causa della minore energia prodotta dalle biomasse in rapporto di carbonio). Le bioenergie possono ridurre l'anidride carbonica atmosferica, se le piante e il suolo riescono ad assorbire più anidride carbonica di quella che avrebbero assorbito senza le bioenergie stesse. In alternativa, le bioenergie possono essere prodotti con residui vegetali, che si sarebbero altrimenti decomposti, rilasciando carbonio in atmosfera. Che il suolo e le piante sequestrino carbonio supplementare per compensare le emissioni della combustione di biomassa, dipende dal tasso di crescita delle piante e dell'assorbimento del carbonio nella biomassa e nel suolo.  Ad esempio, piantare colture energetiche a rapida crescita su terreni altrimenti improduttivi porta a un assorbimento di carbonio supplementare da parte delle piante che compensa le emissioni causate dal loro impiego nella produzione di energia, senza stoccaggio di carbonio nelle piante o nel suolo. D'altra parte, l'abbattimento di foreste per produrre energia, sia per bruciare il legno direttamente nelle centrali o per sostituire la foreste con colture bioenergetiche, ha l'effetto di rilasciare in atmosfera carbonio che altrimenti sarebbe sequestrato, in modo non molto diverso da quello che si ha con l'estrazione e la combustione di combustibili fossili. Questo crea un debito di carbonio, può ridurre l'assorbimento di carbonio da parte della foresta, e  possono quindi aumentare le emissioni nette di gas serra per un lungo periodo di tempo prolungato, incompatibile con gli obiettivi di riduzione indicati per i prossimi decenni.

Molti trattati internazionali, numerose leggi nazionali e perfino le bollette energetiche, calcolano le emissioni da biomasse in modo scorretto, assegnando a tutte le bioenergie una riduzione del 100% delle emissioni indipendentemente dall'origine delle biomasse impiegate. Questo errore viene poi reiterato, escludendo dal computo dei limiti nazionali il carbonio emesso dalle bioenergie, o dai requisiti per ottenere incentivi nelle emissioni da energia. La maggior parte degli standard per le energie rinnovabili per le compagnie elettriche hanno lo stesso effetto, poiché le bioenergie sono viste come energie rinnovabili, anche quando le biomasse non eliminano o neppure riducono le emissioni di gas serra.
Questo approccio sembra basato su un fraintendimento delle linee guida della IPCC. In alcuni scenari, questo approccio potrebbe perfino annullare la maggior parte delle riduzioni di gas serra previste per i prossimi decenni. Le leggi statunitensi possono influenzare il mondo intero nell'approccio da tenersi alle bioenergie. Una serie di studi su illustri riviste hanno stimato che un computo improprio delle bioenergie su scala globale potrebbe portare a una massiccia distruzione delle foreste del pianeta. 
La lezione è che ogni legge o regolamento volto a ridurre le emissioni di gas serra, deve includere una differenziazione delle emissioni da bioenergia in base all'origine della biomassa. L'Accademia Nazionale delle Scienze ha valutato come significativo il potenziale di produzione di energia da biomasse appropriate. Un corretto computo fornirà i necessari incentivi per queste fonti di bioenergia.

domenica 19 dicembre 2010

Lutto cittadino


Incontro del 15 dicembre 2010

Mercoledi 15 dicembre erano presenti all'angolo di via Roma un amico di Nunzio, Giuseppe Astore, Domenico Bastino, Giuliano Carletti, Roberto Cerchio, Mario Dellacqua, Carla Grimaudo, Mario Ruggieri, Nunzio Sorrentino. 

Riflessioni, commenti e prospettive dopo l'autorizzazione provinciale. Nunzio Sorrentino, di ritorno dall'incontro con alcuni consiglieri regionali tra cui Artesio, Pentenero, Cerutti, riferisce di una loro disponibilità a presentare e votare la proposta di sospensione di tutte le autorizzazioni per favorire una ponderata programmazione regionale degli eventuali insediamenti, considerato l'elevato numero di richieste. E' chiaro però che per None anche l'approvazione della moratoria non avrebbe valore retroattivo e dunque bisogna combattere su altre trincee.
  1. Si fa rilevare che dopo l'avviso di diniego firmato ad agosto dai tecnici della Provincia si è avuto un burrascoso incontro alla Provincia da cui si ricavava l'intenzione dei cittadini della Benarco di far ricorso e di chiedere i danni in caso di mancata autorizzazione. Da quella data, il capovolgimento di fronte è avvenuto dopo febbrili consultazioni bilaterali che escludevano il Comune, mai più investito e informato degli sviluppi che stava prendendo l'iter. Quando lo staf tecnico ha partecipato al Consiglio del 23 la decisione era già stata presa e il Consiglio è stato colto come un'occasione favorevole per confezionare preventivamente la comunicazione. Il Comune è stato bellamente tagliato fuori, ma dobbiamo anche dire che si è lasciato tagliar fuori senza pretendere come avrebbe dovuto e potuto il rispetto del suo punto di vista che è quello di un attore fondamentale in quanto rappresentante dei suoi cittadini. Evidentemente, il preannunciato ricorso ha avuto l'effetto desiderato dai cittadini della Bernarco che hanno offerto la risibile novità della superficie dei magazzini e dei circa 116mila metri cubi del centro abitato nonese allacciabili alla rete del teleriscaldamento.
  2. L'incontro con il Comune è servito a consolidare l'impegno della Giunta Simeone a presentare ricorso al Tar dopo la consultazione appena avviata dell'avvocato Vecchione. Tuttavia, non si capisce come mai, in questo contesto, l'amministrazione comunale non levi la sua protesta verso la Provincia per l'umiliante trattamento subito e culminato addirittura nella comunicazione ritardata dell'avvenuta autorizzazione.
  3. E' chiaro che il Comitato dovrà valutare a questo punto con quali attrezzi è possibile proseguire il combattimento. A tal fine si ritiene utile e provvidenziale consultare l'ing. Bertolino di Lega Ambiente che è stato prodigo di buoni consigli fin dall'inizio.
  4. Particolare attenzione andrà riservata alle condizioni di rilascio della convenzione per il PEC che dovrà passare al vaglio della Commissione Urbanistica e dovrà essere approvata dal Consiglio comunale. L'autorizzazione vincola infatti il via libera alla centrale alla cogenerazione e al teleriscaldamento: bisognerà vigilare perchè queste condizioni vengano scrupolosamente rispettate e non rinviate ad un ipotetico e volubile futuro.
Se ho dimenticato qualcosa pazienza, scusatemi e integrate il testo. Arrivederci a mercoledì 22 se le feste natalizie non vi avranno avvolto. Ciao Mario.

Il gioco da fare sotto l'albero


venerdì 3 dicembre 2010

VERBALE DELLA RIUNIONE ALL'ANGOLO DI MERCOLEDI PRIMO DICEMBRE

Serata tormentata e tesa quella di mercoledì 1 dicembre all'angolo, dopo la notizia dell'imminente approvazione provinciale dell'iter autorizzativo per la centrale proposta dalla Benarco. Erano presenti Mirta Baldini, Domenico Bastino, Bianco di Nadia, Nadia Biscola, Biscotti di Roberto, Giuliano Carletti, Roberto Cerchio, Michele Cirino, Mario Dellacqua, Ezio, Freisa di Mario S., Galup di Mario S., Giovanni Garabello, Carla Grimaudo, Moscato di Roberto, Flavio Rabbia, Mario Ruggieri, Mario Scaglia, Nunzio Sorrentino.
La discussione è stata accesa e si è conclusa con l'impegno a incontrare a tamburo battente Sindaco, maggioranza e minoranza di assumere decisioni coerenti con l'ordine del giorno che è stato votato dall'intero consiglio comunale. Contrastare con ogni mezzo l'insediamento della centrale vuol dire
- Chiedere d'urgenza alla Provincia di non legare l'autorizzazione o meno alla consultazione bilaterale in corso tra legali della Provincia stessa e legali della Benarco: cosa che può sempre avvenire, ma non escludendo dal circuito delle consultazioni un attore fondamentale come il Comune che ne subirebbe un danno in quanto rappresentante degli interessi della collettività locale.
- Avviare un giro di consultazioni con tutte le forze politiche presenti in Provincia e in Regione chiedendo loro che cosa sono disposti a fare per noi: sospensione delle autorizzazioni, stesura di efficaci linee guida regionali o altro ancora.
- Decisivo può essere il contributo di una manifestazione popolare le cui forme e tempi sono da definire anche in accordo con il coordinamento dei comitati piemontesi in lotta contro le centrali a biomasse.
- A tal fine occorre intensificare una presenza sui giornali locali, i volantini, la raccolta di firme, i cartelloni informativi al fine di ottenere una sollecita e numerosa partecipazione popolare.
- Occorre fare appello a tutte le realtà associative del volontariato perchè si schierino pubblicamente contro la centrale. Ciò sarà possibile attivando tutti gli opportuni contatti, anche attraverso serate informative dei molti che ancora non sono sufficientemente consapevoli del pericolo che la comunità locale sta correndo.
- Occorre avviare un'indagine tra gli amministratori condominiali per documentare con una nostra indagine di mercato che il promesso teleriscaldamento non è in grado di intercettare alcuna esigenza di abitazioni già servite dal metano.
Va detto che una parte dei presenti ha fatto notare a più riprese che un ampio coinvolgimento popolare sarebbe possibile se si chiarisse con il linguaggio della denuncia aperta che l'esito dell'approvazione è anche il risultato di una doppiezza del Sindaco che mandava segnali di intesa e di comprensione a Benarco mentre ufficialmente si dichiarava contraria sotto la spinta della raccolta firme e del Comitato. Una più decisa opposizione iniziale avrebbe scoraggiato l'impresa proponente che si è invece imbufalita fino alla minaccia di chiedere i danni, dopo il cambio di rotta dell'amministrazione, presentata come possibilista dall'assessore provinciale Ronco.
La discussione mi ha molto provato ma non prostrato. Concluderei con le parole di Giovanni Garabello che ha esortato i convenuti a darsi una mano nei momenti difficili. Posso solo aggiungere che nella vita amministrativa ho visto molte cose storte nel corso degli anni, ma questa è la più grave. Non si tratta di sapere ora se la spunteremo o se saremo sconfitti. Si tratta di vedere se vogliamo essere complici rassegnati e servili di un affare di milioni di euro che ci umilia promettendoci vantaggi finti e pericolosi.
- Non tutto dipende da noi. Se ci sappiamo opporre a schiena dritta e a viso aperto, questo sì, dipende da noi. Non dipende da nessun Messia che quest'anno arriverà per dirci di smettere di aspettarlo, perchè da una vita è lui ad aspettare noi.
P.S. Intervenuto “di passaggio”, il consigliere Michele Cirino ci ha assicurato che “tutti gli eletti della maggioranza sono abbastanza poco contenti della centrale”, ma lui non può sapere “che cosa siano andati a dire Sindaco e assessore alla Provincia”. Cirino ha poi letto stralci di una lettera inviata ai coltivatori nonesi da un assessore regionale che ha rinunciato all'auto blu e che si complimentava per il ruolo da essi svolto al servizio dalla collettività.
Cordiali saluti e diamoci una mano.

Mario Dellacqua

giovedì 2 dicembre 2010

Errori di progettazione: cinque centrali termiche sono bloccate dal 2007

ROBERTO TRAVAN La Stampa 10 novembre 2010

SUSA

Più di un milione di euro per cinque centrali termiche che da tre anni funzionano a singhiozzo. Sono gli impianti a cippato (il combustibile «verde» ricavato dallo sminuzzamento del legno) costruiti nel 2007 in Val di Susa. Avrebbero dovuto riscaldare scuole, palestre, uffici pubblici. Fino ad ora hanno funzionato poco e male: di legno ne hanno consumato pochissimo, ma hanno bruciato una gran quantità di denaro pubblico. E «scaldato», al massimo, il dibattito di qualche Consiglio comunale.

Il motivo? «Errori di progettazione e realizzazione» avevano denunciato lo scorso febbraio al nostro giornale alcuni amministratori comunali. È passato quasi un anno e, se possibile, le cose sono addirittura peggiorate: questo inverno, infatti, delle cinque centrali costruite ne funzionerà solo più una. Le altre, invece, non saranno nemmeno accese: bandiera bianca, insomma. Ma andiamo con ordine. Tutto inizia nel 2006 quando la Regione finanzia (al 50%) la costruzione di dodici centrali a biomasse, il combustibile ricavato dalla lavorazione del legno. Nel Torinese ce ne sono sei. Cinque sono in Val di Susa: Almese, Chianocco, Mattie, Rubiana e San Giorio. L’altra è in Canavese, a Cuorgnè. L’obiettivo è ambizioso: tentare il rilancio dell’economia rurale attraverso la filiera del legno.

In Valsusa, però, qualcosa va storto: prima si scopre che rami e sfalci non possono essere usati perché le caldaie bruciano solo combustibile ottenuto dai tronchi; poi che il legno delle conifere del Musinè non va bene perché troppo resinoso; quindi che il cippato è più conveniente «importarlo» dal Cuneese che produrlo in Valsusa.

Ma il problema più grosso sono le centrali. «Sono state progettate male» denunciano in coro i Comuni. Nel frattempo, però, «le garanzie sono scadute e le fideiussioni restituite» ammette la Comunità montana, coordinatrice del progetto. Non basta: l’assistenza viene inizialmente affidata a un’azienda di Cavallermaggiore, nel Cuneese: «Troppo oneroso pagare la manutenzione: 140 chilometri per venire a sbloccare la nostra caldaia: abbiamo lasciato perdere» aveva dichiarato sconsolato il sindaco di San Giorio, Danilo Bar. Quest’inverno funzionerà solo l’impianto di Chianocco, il più piccolo, costato 90 mila euro. Lo scorso anno per girare aveva assorbito tanta corrente «che se avessimo riscaldato la scuola con le stufette elettriche avremmo pure risparmiato» aveva dichiarato il vicesindaco Fabrizio Ivol.

«Abbiamo fatto alcune modifiche. Quest’anno le cose dovrebbero andar meglio» afferma il sindaco Mauro Russo. Ad Almese il sindaco Bruno Gonella è lapidario: «La nostra centrale resterà ferma in attesa di poter valutare approfonditamente le eventuali modifiche, i costi, le alternative, comprese quelle relative alla sua gestione».

L’impianto di frazione Milanere è costato 196 mila euro (extra esclusi) e lo scorso anno ha scaldato solo un paio di mesi. Gonella confidava di ricavare dai minori costi di gestione («garantiti dalla municipalizzata Acsel») i soldi necessari a rimettere a posto l’impianto. Non è andata così. Stesso copione a San Giorio dove la centrale da 200 mila euro resterà spenta: «Un pool di tecnici sta studiando il da farsi» dice il sindaco Danilo Bar. «Crediamo in queste fonti alternative ma non possiamo spendere altri soldi: abbiamo chiesto una mano alla Comunità montana» confida.

A Mattie l’impianto a cippato nato per scaldare municipio, palestra, scuole e ufficio postale è costato 275 mila euro. «Lo scorso anno siamo riusciti ad accenderlo solo a fine stagione» spiega il sindaco Paolo Catalano. Tutto ok, allora? «Macché - prosegue - servono altri soldi per metterlo a punto: meglio usare la vecchia caldaia a gasolio». Anche l’impianto da 260 mila euro di Rubiana è un flop. «Questo inverno scalderemo con il metano» taglia corto il sindaco Gianluca Blandino. Che aggiunge: «Non spenderò più un euro fino a quando non si chiariranno le responsabilità di questo sperpero: paghi chi ha progettato e realizzato male gli impianti. Paghi chi ha detto che le centrali erano a posto».

C’è chi dice che per rimettere in sesto gli impianti bisognerà mettere un’altra volta mano al portafoglio. E sborsare non meno di 160 mila euro. Soldi pubblici. Come sempre.