Capisco poco di cinema, ma “Habemus Papam” che ho visto recentemente nella bella sala dell'Eden a None mi è molto piaciuto e vorrà pur dire qualcosa. D'altra parte, il cinema – come la letteratura, la filosofia, la politica, la musica – non è fatto per essere prodotto e consumato dai cineasti, ma ha una sua utilità se serve a trascinare nell'avventura del pensiero libero gli elettricisti che non capiscono la filosofia, i letterati che non frequentano i carpentieri, i camionisti che non vanno mai a teatro, gli ingegneri che non apprezzano la musica, i giovani che vanno più volentieri al Continente che alla Cappella Sistina e via dicendo. E via scrivendo, leggendo, dipingendo, mescolando, contaminando, provando, vincendo, perdendo, trovando, disturbando, unendo e rompendo.
Mi è piaciuto perchè secondo me la Chiesa cattolica avrebbe tutto da guadagnare se si trovasse tra i piedi l'impertinenza di un moderno Celestino V che dicesse: abbiamo bisogno di grandi cambiamenti, ma non mi sento preparato a guidarli, vedetevela un po' voi. Sarebbe meraviglioso se, appena eletto, un Papa decidesse clamorosamente di mollare tutto lasciando cardinali, vescovi e parroci orfani della loro guida e persino del cerimoniale, perciò obbligati a discutere dove andare e che cosa fare. Lo stesso laicato cattolico meriterebbe di dover lasciare piazza San Pietro ripiegando mestamente le icone della Madonna e dell'ultimo beato. Meriterebbe la condanna alla dolorosa e creativa libertà di trovare la conferma della propria fede non nell'obbedienza rassicurante a gerarchie amministratrici di verità esclusive, ma nella democrazia sconcertante e irriverente delle comunità di base.
Quando arriverà il momento in cui – come nel film di Moretti - i cardinali usciti dal Conclave si copriranno il volto con le mani perchè incapaci persino di decidere che cosa dire dopo lo scandalo (la pietra di inciampo) del gran rifiuto? In quel momento si sentiranno traditi, abbandonati e travolti da responsabilità prima affidate all'infallibilità di un uomo solo abilitato dalle garanzie dello Spirito Santo che soffia dove vuole. Quello sarà il momento di un nuovo inizio, di una nuova Riforma, di un nuovo e ancora più radicale Concilio.
E' senza Papa che la cattolicità potrà ritrovare la sua strada e la sua missione nei tormenti della modernità. La libertà èun rischio da correre.
A dire il vero, sento vitalmente necessario quel momento non solo per la Chiesa cattolica. Ma non arriverà tanto presto. Lo vedo bene. L'Italia assomiglia molto alla Chiesa cattolica. La metà ammira o sopporta il Presidente del Consiglio. L'altra metà, resta troppo ferma in attesa di un Papa buono. Se continua così, ha trovato il modo migliore di sopportare l'attuale Presidente senza dargli neppure troppo fastidio.
Mario Dellacqua
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