La
nostra casa è devastata già una settimana prima dell'avvio della festa. Compriamo tutti i generi alimentari, trattiamo con l'elettricista, l'ingegnere, la
Siae e
il Comune, curiamo la pubblicità, prepariamo melanzane, dolci e peperoni, laviamo le pentole, teniamo i conti, con decine di giri in auto spostiamo tutto avanti e indietro. Finito, laviamo le pentole le acetoliere e
le tovaglie, risistemiamo il tutto in casa nostra e in questa ultima fase facciamo tutto da soli o quasi. Se permettete non ce la facciamo più e ho intuito che non siamo i soli a non farcela più. Questo è il risultato di una bassa e troppo ristretta partecipazione ai lavori di preparazione e di una scarsa distribuzione
e assunzione di responsabilità.
Lo dico in forma autocritica, perchè il mancato decentramento
delle responsabilità è anche il risultato di una mia incapacità. E poi so che molti di voi hanno figli, genitori
anziani da curare e si ammazzano di lavoro. Tuttavia, ogni discorso sul futuro è impossibile se non si sradica questo difetto.
Le
diversità. Sta emergendo una dialettica. Un dilemma riguarda il rapporto con il partito che alcuni vogliono mantenere e sviluppare. Altri come me pensano che la parabola di rifondazione sia conclusa e che ogni progetto di resistenza equivalga a una dilapidazione
di risorse. Un dilemma riguarda anche il modo di organizzare la festa: alcuni pensano che la moltiplicazione delle attrazioni attiri nuovi visitatori e che le innovazioni siano necessarie per evitare formule ripetive. Altri pensano che nuove attrazioni siano un pericolo per la redditività delle attività esistenti.
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