rileggendo a mente fredda il supplemento "C'è vita a sinistra" ci si accorge di quante buone ragioni ha Norma Rangeri a lamentare delle profonde carenze nel dibattito sul tema dei nuovi mezzi di comunicazione e del rinnovamento del linguaggio della sinistra. Ma c'è da dire che ottime ragioni ha pure Francesco Gesualdi quando, in altra sede, denuncia la quasi assenza nel medesimo dibattito del tema dell'ecologia che ovviamente non può ridursi alla questione, seppur importantissima, dei beni comuni. Così, tanto per ribadire ("con timore e tremore" visto l'apparente stallo dell'iniziativa politica concreta a riguardo) che il cambiamento deve essere netto e che per realizzarsi ha bisogno di tanti apporti culturali (quelli di cui parla Carlo Galli) che la sinistra "dura e pura" fatica a considerare fondamentali ma da cui è impossibile prescindere se si vuole costruire davvero quel "campo largo e aperto" che solo può ambire a raggiungere un nuovo equilibrio politico a livello nazionale, europeo e mondiale.
E dal quale, anche alla luce del fenomeno Corbyn, è miope ed illusorio cercare di tenere fuori "a prescindere" il PD e il socialismo europeo (ed italiano: ricordiamoci ancora una volta di Vittorio Foa!). E che in ultima analisi deve spingerci a rifuggire dal delirio di onnipotenza che ci impedisce di riconoscere quanto la battaglia all'interno di tali forze e tradizioni politiche sia altrettanto (ed anche più) decisiva, come recentemente asserito da Alberto Burgio, di quella che per storia e sensibilità ci accingiamo ad affrontare al loro "esterno".
Apriamo gli occhi: per cambiare davvero le cose c'è bisogno, per citare il Vangelo, del concorso di tutti gli uomini di buona volontà, che ovviamente non sono tanto le persone disposte a darsi da fare ma più profondamente quelle che anelano al bene (comune).
Un in bocca al lupo a tutti noi.
Roberto Cerchio, None (TO)
Pubblicata su "il manifesto" in data 11.12.2015
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