Quttro gatti all'angolo il 24 novembre discutono di foibe e
delle macchie sulla Resistenza. Lo fanno in compagnia di due storici come
Enrico Miletto ed Eric Gobetti, proprio come se si trattasse di argomenti
importanti e decisivi perchè coperti o scoperti dal velo delle propagande
interessate.
In fondo altri milioni di profughi, in altre aree dell'Europa,
hanno dovuto lasciare la loro terra a causa delle nuove linee di confine
fissate dagli accordi di pace per paura delle rappresaglie. In fondo il furore
spontaneo della vendetta dopo anni di perecuzionifasciste era da mettere nei
conti del prevedibile e del comprensibile anche se non del giustificabile.
Ciò non toglie che foibe, internamenti ed esodi forzati sono
tuttora un'ombra che incombe sulla Resistenza italiana con i suoi interrogativi
pesanti e i suoi verdetti: l'equazione fascista-padrone-italiano, istituita con
la forza da venti anni di regime di occupazione italiano è diventata tra le
mani delle formazioni legate a Tito un'arma per realizzare interventi di
pulizia etnica tra il '43 e il '45.
Non si tratta di rimuovere, o di negare, o di revisionare, o di
istituire uguaglianze infamanti tra fascisti e antifascisti, a pari demerito
per uso cieco della violenza, o a pari merito per il loro patriottismo servito
in buona fede pur schierati su fronti
opposti. La distinzione fra chi ha lottato per la libertà e chi proteggeva la
dittatura la riconosciamo ancora. E non da ieri abbiamo imparato anche che il
fronte antifascista, a cominciare dalla guerra di Spagna, era in Europa e in
Italia percorso da dolorose rivalità.
Siamo chiamati a comprendere e non a giustificare. Rimuovere sarebbe poi
il modo più efficace per non capirci nulla e trovarsi disarmati nella lotta dei
nostri giorni contro gli spettri dell'intolleranza, del razzismo e del
fanatismo.
Mario Dellacqua
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