giovedì 22 marzo 2018

IL NODO ALLA CRAVATTA

Se i protagonisti della sconfitta possono guidare anche la riscossa, i parlamentari eletti con Leu devono rimanere al loro posto. Naturalmente per “ricostruire”, “aprirsi”, “radicarsi sul territorio e nelle lotte sociali”. “Ricominciare”, ma soprattutto riproporsi. Invece, le loro dimissioni aprirebbero una stagione di ricerca creativa e più libera. Invece di chiederlo ad altri, servirebbe dare in proprio il buon esempio offrendo un segnale di discontinuità: proprio quello che non si è voluto lanciare durante una campagna elettorale stanca e demotivata a causa della composizione contrattata delle liste.
Chi c’era, ha operato per la riconferma. Chi non c’era, ha finito per assomigliare a uno che sgomitava per entrare.
Un gruppo parlamentare ampiamente rinnovato potrebbe lanciare un altro utile messaggio di rottura. Tale sarebbe l’offerta di un sostegno unilaterale all’avvio di un governo a cinque stelle. Nessuna poltrona da contrattare, ma alcuni punti programmatici da concordare: misure per il lavoro e per la progressività fiscale, ad esempio. In prospettiva, un’alleanza che sfidi tutti a trasformare le rappresentanze acquisite in energie della democrazia partecipativa. Fin qui abbiamo visto il contrario. La democrazia partecipativa, unico strumento per migliorare la vita quotidiana delle classi subalterne, è stata svuotata e sostituita dalla delega, dal tifo, dalla lotta per contare i voti, i consiglieri, gli assessori, i sindaci, i parlamentari.
E poi ci sono quelli che festeggiano, sono contenti di aver rotto l’isolamento con l’un per cento, assicurano che oggi tocca ai cinque stelle, domani a loro eccetera. Mi ricordano quel tale di Gaetano Salvemini, che si aggiustava il nodo della cravatta mentre precipitava dal campanile di Giotto.


Mario Dellacqua

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