Erano presenti Giovanna Baffa, Domenico Bastino, Giancarlo Bergia, Mario Dellacqua, Massimiliano Franco, Giovanni Garabello, Diego Goitre, Fernanda Mazzoni, Cesare Micanti, Nunzio Sorrentino, Teresa Vigliotta.
La discussione si è aperta alla luce delle riflessioni che ciascuno aveva sviluppato per conto suo nel corso della settimana. Con il solito timore, provo a sintetizzare le posizioni emerse.
La prima è favorevole ad accettare la mediazione prospettata, anche se si limita ad accettare la riduzione a quattro del numero degli assessori, ma non la pubblicizzazione anticipata della Giunta. In effetti, come ha fatto rilevare Giovanna Baffa, a questo punto non ha senso alcuna preferenza, trattandosi in ogni caso di soggetti ugualmente interessati a partecipare alla gara e a lasciare il resto sullo sfondo. Inoltre, la presenza di Giovanni nella Giunta e di altri amici disposti a sostenerlo nella lista e nel prossimo Consiglio comunale, può aiutare e rafforzare l’azione sociale del gruppo di sostegno critico che abbiamo in animo di costituire.
La seconda posizione ritiene invece che occorra abbandonare il terreno della mediazione per imboccare la strada di una seconda lista, che avrebbe ragionevoli possibilità di successo per due ragioni. 1) Ciò che resterebbe del centrosinistra sarebbe indebolito e difficilmente in grado di costituire una lista competitiva e autorevole; 2) La quasi certa spaccatura del centrodestra ci solleverebbe dall’accusa di agevolare il successo del centrodestra. Secondo questa tesi, sarebbe nostro dovere, prima civico e poi politico, presentare una proposta seria alla cittadinanza nonese anzichè subire il ricatto psicologico di chi considera l'amministrazione un'occasione di protagonismo, di carriera e di difesa del proprio seggio. Inoltre, gli spazi di manovra all’interno di una Giunta nata nel contesto delle attuali discussioni sarebbero ridotti. Si rischierebbe ben presto di lavorare in un clima ingestibile a vantaggio di ipotesi che non condividiamo. Meglio, pertanto, ricostruire una squadra su basi nuove.
La terza posizione, che prevedeva la rinuncia ad ogni mediazione e ad ogni iniziativa, è stata abbandonata da tutti, sia perché significherebbe lasciare gratis campo libero ad altri, sia perché priverebbe Giovanni della possibilità di completare il suo lavoro. Ho capito bene?
Mi sembra di poter concludere che, comunque vadano le cose, tutti consideriamo fondamentale la futura attività del gruppo che si è spontaneamente costituito nel corso delle ultime settimane. Esso potrà svolgere un ruolo decisivo se saprà esercitare un controllo democratico delle attività amministrative e se saprà costruire attorno a sé buone e sempre più numerose relazioni sociali, sganciate da logiche di carriera e attente invece alla dimensione etica dell’impegno politico. I campi di intervento sui quali lavorare e raggiungere risultati concreti sono alla nostra portata: lettura dell’albo pretorio, incontri su temi locali di interesse collettivo (ad esempio: come gestire il municipio ristrutturato a centro civico? con quali costi, con quale personale? come gestire sant’Anna?), istruzione popolare di stranieri e ragazzi in difficoltà scolastica, fondo di solidarietà per i licenziati, letture collettive e convegni con esperti per una permanente formazione e autoeducazione collettiva, viaggi di istruzione, serate musicali e teatrali, rafforzamento del ruolo del mondo. Questa dovrebbe essere l’attività extraconsiliare del gruppo di “Solidarietà e progresso” che in questi anni è stata completamente abbandonata per responsabilità di tutti e dunque anche di ciascuno di noi. Questa è l’origine delle nostre attuali debolezze e dei nostri limiti. Urge mettersi in cammino per superarli. Lo possiamo fare allegramente e senza ossessioni o ridicoli calcoli egemonici: siamo liberi e uguali, con o senza tessera, non in una logica di partito, ma in una logica di rete. In prima persona e al plurale. Sarà l’esperienza del lavoro comune per obiettivi concreti ad unirci e a rafforzarci. Se manterremo elevata la tensione ideale, saremo anche un buon esempio e addirittura ci divertiremo senza estenuarci in una militanza ripetitiva e snervante.
A proposito di autoeducazione collettiva: secondo me, bisogna parlare uno per volta. Non bisogna interrompere chi parla per parlare al posto suo e magari non lasciarlo finire. Non bisogna parlare in due mentre un altro sta parlando. Secondo me, parlare è difficile e bisogna rispettare chi fa la fatica di parlare.
P.S. In coda alla riunione, Diego propone di mantenere e anzi meglio motivare la richiesta dei quattro assessori dichiarati in anticipo, non rivolta all’entourage del sindaco attuale, ma ai cittadini perché misurino la qualità delle proposte in campo.
Ciao Mario 29 marzo 2009