per aver diffuso con la posta elettronica un comunicato dei lavoratori polacchi che criticava la politica aziendale di Marchionne. In un'intervista al Corriere della Sera del 18 luglio, Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha detto che se questi licenziamenti sono giusti, “lo deciderà il giudice”. Sarebbe il caso di chiedersi come reagirebbe Bonanni se, di fronte al licenziamento di un operaio cislino, gli altri sindacati se ne lavassero le mani e si limitassero a dire che ci deve pensare il giudice.
La libertà di pensiero e il diritto di espressione sono beni non negoziabili. Negli anni Cinquanta, Giulio Pastore, Carlo Donat Cattin, Carlo Borra - ora che ci penso anche il Presidente della Confindustria Angelo Costa, seppur tardivamente - condannavano pubblicamente ogni licenziamento inflitto ad un lavoratore a causa delle sue idee politiche. E i messaggi elettronici sono l'applicazione moderna di questo diritto. Nessun iscritto a Fim o Uilm è stato perseguito per aver diffuso via email il giudizio del suo sindacato su Pomigliano o altro. Bonanni si vanta di non cadere nella trappola della Fiom. Lui è saggio, equilibrato, equidistante e molto attento a non mostrarsi colluso con un movimento "politico".
Sottosegretario in pectore del governo Berlusconi, il Cnel lo attende, magari dopo un passaggio intermedio al Parlamento dalle parti dell'Udc. Meriterebbe un ministero dopo il “capolavoro” di Pomigliano, ma il suo genio di statista è attualmente incompreso.
Mario Dellacqua
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