Oltre agli scarti biologici della lavorazione del riso, l'impianto di coincenerimento Riso Scotti di Pavia utilizzava nella produzione di energia elettrica e termica, anche rifiuti misti come legno, plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane ed industriali. Erano così superati i limiti massimi di concentrazione che la normativa prevede per i metalli pesanti come il cadmio, il cromo, il mercurio, il nichel e il piombo. Scoperto dalla Guardia Forestale, il presunto traffico illecito trasformava 40mila tonnellate di rifiuti in un giro di affari di circa 30 milioni di euro, secondo il Corriere della sera. I certificati di analisi venivano falsificati e grazie all'intervento di laboratori compiacenti e alla miscelazione con rifiuti prodotti nell'impianto si alteravano le reali caratteristiche dei combustibili destinati ad alimentare la centrale. Il danno inferto alla salute pubblica e alla qualità dell'aria è notevole, così come è facilmente ipotizzabile una frode in pubbliche forniture e una truffa ai danni dello Stato, visto che tali rifiuti non potevano essere utilizzati in un impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili che ha goduto di ampie sovvenzioni pubbliche: una zuppa di 25 milioni di euro, secondo Il Fatto quotidiano. Trasformare biomasse in energia rende molto, perchè lo Stato, grazie alle bollette maggiorate pagate dai cittadini, compra elettricità a prezzi di favore fissati dalla normativa sui certificati verdi. Ma non è finita: le aziende di mezza Italia portavano negli impianti di Pavia i loro scarti per circa 27mila tonnellate e naturalmente pagavano per liberarsene. La fantasia rapace degli uomini della Riso Scotti Energia non si accontentava però di miscelare gli scarti della lavorazione del riso (la lolla) con polveri provenienti dall'abbattimento dei fumi, fanghi, terre dello spazzamento strade, ma venivano venduti illecitamente ad altri impianti di termovalorizzazione, ad industrie di fabbricazione di pannelli in legno e addirittura ad aziende agricole e ad allevamenti di polli e suini in Lombardia, Veneto e Piemonte.
Un vero capolavoro di affarismo e di cinismo, se si pensa che per ottenere il consenso delle istituzioni pubbliche alla realizzazione del suo progetto, l'amministratore delegato della Riso Scotti Energia parlava di andare “oltre il petrolio verso la bioeconomia”, di “ruolo innovativo delle coltivazioni vegetali di biomassa” e di “cogenerazione di energia elettrica e vapore” attraverso l'uso di “biomasse vergini come fonti di energia”.
Messaggi non dissimili nel loro potere rassicurante vengono oggi lanciati da Benarco per sostenere la bontà del suo progetto dalle parti di via Aldo Moro, per lusingare il Sindaco di None, lisciare il pelo dell'assessore provinciale “impotente” reo confesso e mettere nel sacco tutti gli altri. Ma noi non vogliamo rischiare un altro riso amaro come quello del dottor Scotti e diciamo un no a testa alta e a schiena dritta.
Mario Dellacqua
Leggi Traffico illecito di rifiuti, “Il Corriere della Sera”, 17 novembre 2010
e V. MALAGUTTI, Dietro i chicchi, “Il Fatto quotidiano”, 18 novembre 2010.