300 milioni di euro, quindi 5 euro per ogni italiano vivente: è il costo del mancato accorpamento dei referendum alla data delle elezioni amministrative. La decisione, chiaramente presa nella speranza di non far raggiungere il quorum ai referendum, è di per sé scandalosa, ma lo è ancor di più se rapportata alle polemiche di questi giorni sul costo che avrebbe avuto la festa una-tantum del 17 marzo: polemiche che hanno avuto effetto, visto che per risparmiare ci hanno tolto un giorno di ferie.
Per la festa dell’Unità d’Italia, l’Italia non ha un soldo (lo hanno detto la Lega e la Confindustria) e la festa è gentilmente finanziata dai lavoratori. Invece, per evitare l’Election Day, l’Italia è ricca, tanto ricca da poter buttare dalla finestra 300 milioni di euro.
In attesa di prese di posizione di Lega e Confindustria anche su questo argomento, rimane una sola cosa da fare: ANDARE A VOTARE AI REFERENDUM e soprattutto invitare il maggior numero di persone a farlo, così da raggiungere il quorum e dare il chiaro messaggio agli imbroglioni che ci governano che non bastano questi mezzucci per tacitare il popolo italiano.
l ministro onorevole Umberto Bossi per le Riforme istituzionali ci ha assicurato che “fuori dalle balle”. L'abbiamo sentito. Poi abbiamo sentito il 7 aprile l'on. Lussana a La 7 dire con baldanza che bisogna svuotare la vasca e chiudere il rubinetto. La medesima onorevole poco prima aveva detto che la Lega è sempre stata disposta all'accoglienza e alla solidarietà. La mia attenzione cade però sul linguaggio idraulico dei leghisti: vasche e rubinetti dove scompaiono le persone in carne ed ossa, ridotto a peso inerte, un'umanità in sovrappiù, un'eccedenza insopportabile da far defluire in basso.
RispondiEliminaMario Dellacqua