Non è vero, non è vero che chi manifesta è destinato a rompersi le gambe e a doversi fasciare la testa. Sappiamo benissimo che non è vero ma ci fa comodo ripetercelo. Questa rappresentazione grillina del momento attuale come fase preparatoria della dittatura e della guerra civile è funzionale alla militarizzazione delle lotte sociali che a parole vogliamo evitare, però a sinistra la si sostiene perchè serve a coprire i nostri ritardi e le nostre debolezze. E' molto faticoso riconoscere che la violenza esercita un fascino attrattivo anche nelle nostre file, ma fino a quando non lo si riconoscerà si resterà prigionieri di una visione consolatoria e testimoniale e in definitiva impotente del nostro ruolo. Ancora un paio di scontri dopo i quali si discuterà sui giornali se sono cominciati prima i lacrimogeni o le pietre, e le famiglie non verranno più alle manifestazioni. A quel punto la partecipazione democratica sarà diventata un affare per professionisti del martirio da una parte e della provocazione di stato dall'altra. Una gran parte sarà risospinta nella zona grigia del tifo e del rancore passivo.
La violenza non c'è dalla nostra parte e se c'è è giusta o provocata dai complotti repressivi dello stato, dal sistema mediatico eccetera. Ma chi ci crede ancora?
mario dellacqua
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RispondiEliminaCondivido pienamente.
RispondiEliminaNon sarebbe male se a sinistra si riprendesse quel discorso sulla nonviolenza iniziato all'epoca di Bertinotti.
Nella fattispecie parole come "assedio" (ed in passato "assalto" a zone più o meno rosse) rischiano di essere un cedimento al pensiero militarista...
Meglio rinnovare integralmente anche il linguaggio e il pensiero, oltre che le pratiche.
Tra l'altro ieri sera su La7 hanno ritrasmesso il film sulla vita di Gandhi...
Ciau!
r.