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Ma
allora, da dove viene questo desiderio di menare le mani? La mia
risposta – in attesa di un'altra più convincente – è questa. Il
mio amico sa che perdiamo 100mila posti di lavoro al mese. Vede che
gli ospedali chiudono e quelli aperti, se ora cominciano a pagare in
ritardo gli stipendi, prima o poi respingeranno anche i malati. Vede
che i giovani lavorano a singhiozzo e ha capito che la loro pensione
sarà sempre più lontana e miserabile. Vede che la scuola è usata
come un giacimento di risorse da risparmiare. E quelli come il mio
amico temono che la situazione economica sia destinata a peggiorare,
chiunque vada al governo, anche se dovesse adottare provvedimenti
drastici e radicali di redistribuzione della ricchezza. E allora il
rimedio è un grande lavacro di violenza che mandi “a
casa tutti”
e ci purifichi di tutte le responsabilità fuggite e di tutti i buoni
esempi rinviati al giro dopo.
Anche
quando si otterrà la riduzione del numero e degli stipendi dei
parlamentari, quei 120 miliardi all'anno da tirare fuori per pagare
il debito e gli interessi sul debito (come stabilito dal “Fiscal
compact” e dal pareggio di bilancio inserito in Costituzione con il
voto di tutti) premeranno sempre più sui giovani, sugli artigiani,
sulle piccole imprese, sulla salute, sulle pensioni e sulla scuola. E
finiranno per consumare lo spazio per gli investimenti e per il
futuro.
A
quel punto, sarà sempre più difficile dare uno sbocco democratico
alla crisi dei partiti e del sistema politico. Ogni invito alla
pazienza, alla gradualità, al sacrificio della mediazione e della
lotta di lunga durata, apparirà come un atto di complicità con il
nemico da deridere e da spazzare via. Già oggi si aspetta di
conquistare il 100%. Già oggi si parla di morti che parlano con cui
non vale la pena parlare. Con gli altri non si parla, non si media.
La “parte”
che
vuole diventare il “tutto”
lavora per la loro cancellazione.
In
alto, si affaccerà la prospettiva di un governo carismatico,
autoritario o tecnico. In basso, rischia di dominare la scena la
disperazione sociale del furto, dell'omicidio e del suicidio, della
guerra tra poveri contro gli extracomunitari, della violenza sulle
donne in famiglia e in tutte le altre forme. La guerriglia
metropolitana con incendio delle auto e frantumazione delle vetrine
svuoterà le piazze e darà lavoro agli avvocati. Le proteste
dimostrative dei sindacati saranno invece pacifiche, ma appariranno
un rito consunto. Più convincente il gratta e vinci e compro oro.
Chi
vorrà tenere aperta la strada di un governo democratico, dovrà
dialogare e fare i conti con la violenza, e dovrà praticare (non
accontentarsi di indicare) la via del mutuo soccorso, della
solidarietà sociale, dell'autogestione e dell'inclusione.
I
lavoratori del pubblico impiego, in particolare, sono destinati ad
essere colpiti sempre più direttamente trovandosi vittime dello
stereotipo dilagante che li vuole garantiti, inefficienti e
“fancazzisti”.
L'arma dello sciopero non romperà il loro isolamento e sarà
inefficace non per colpa della protervia dei successori di Brunetta.
A milioni di lavoratori da tempo già condannati alla precarietà
nell'indifferenza dei protetti dello Stato, non sembrerà vero (e
anzi sembrerà ora) di poter vedere che il medesimo trattamento tocca
anche ad altri. Na
vota ped' unu 'n cavallo a lu ciucciu. Una
volta ciascuno in groppa all'asino.
Una
proposta per invertire la rotta e rompere la spirale infernale di
rabbia e passiva impotenza nella quale ci vogliono cacciare? Invece
di investire in scioperi inefficaci e utili solo a confermare
l'isolamento del pubblico impiego, facciamo le manifestazioni al
sabato pomeriggio e adoperiamo il denaro risparmiato e non versato
allo Stato per costituire su base territoriale fondi autogestiti dai
lavoratori per praticare la difesa della civiltà quotidiana con
iniziative di solidarietà che aiutino chi sta peggio e stimolino gli
sfiduciati a trovare il legame tra idealità e concretezza che
abbiamo perduto. Il circolo virtuoso potrebbe riattivarsi e
riaccendere speranze nel fuoco della crisi della politica, della
forma partito e della forma sindacato che ci hanno fatto girare a
vuoto per tanti anni.
Mario
Dellacqua
difficile ma giusto.
RispondiEliminasperiamo in bene.