Luigi Ferrajoli |
Attribuire
a
Grillo
una
volontà
di
controllo
autoritario
dei
suoi
parlamentari
rischia
a
mio
avviso
di
apparire
ridicolo.
Forse
lui
è
attraversato
da
tentazioni
leaderistiche,
ma
la
vita
democratica
alla
quale
ci
hanno
abituato
Pd
e
anche
rifondazione
o
le
confederazioni
sindacali
non
era
forse
fondata
sulla
cooptazione
e
sul
silenzio
degli
aderenti,
invitati
a
parlare
solo
negli
organismi
dirigenti
per
omaggiare
il
capo
e
per
salvarsi
il
posto
(vedi
bonanni)
e
subire
l'espulsione
(allontanamento)
in
caso
di
dissenso
esplicitato
e
praticato?
La
disciplina
di
partito
(l'obbligo
di
votare
in
aula
come
stabilito
dal
gruppo
parlamentare)
è
stata
introdotta
proprio
per
combattere
l'uso
esclusivamente
proprietario
del
seggio
parlamentare
e
per
aggirare
il
divieto
del
mandato
imperativo.
Dietro
la
libertà
di
coscienza
agivano
infatti
liberamente
protetti
gli
Scilipoti
e
i
Turigliatto.
Ma
il
dissenso
va
rispettato
o
solo
rispettato
in
certi
casi?
Ricordo
una
discussione
del
1982 a
Livorno
in
Dp.
Luigi
Ferrajoli
proponeva
il
mandato
imperativo
per
vincolare
i
rappresentanti
a
rispettare
i
deliberati
degli
organismi
territoriali
che
li
avevano
espressi.
Ferrajoli
voleva
combattere
il
fenomeno
degenerativo
di
posizioni
che
si
capovolgevano
in
seguito
a
mediazioni
di
potere
non
controllate
dalla
base.
E
non
era
certo
un
improvvisato
ribelle
di
passaggio.
Fu
però
battuto
da
Massimo
Gorla
che
convinse
l'assemblea
a
respingere
la
proposta.
"In
questo
modo
- disse
- si
possono
fare
tranquillamente
le
riunioni
per
telefono
senza
discutere.
Basta
dare
un
sì'
o
un
no,
come
negli
uffici
di
corrispondenza
della
Seconda
Internazionale.
Ma
se
si
adotta
questa
prassi,
gli
organismi
dirigenti
sono
svuotati
di
qualsiasi
potere
di
discutere
e
di
fare
sintesi
e
si
riducono
a
fare
il
conto
dei
favorevoli
e
dei
contrari".
Dobbiamo
prendere
atto
che
i5stelle
chiedono
cose
che
il
centrosinistra
e
la
sinistra
avrebbero
dovuto
introdurre
motu
proprio:
respingere
i
rimborsi
elettorali
e
non
considerare
gli
incarichi
una
proprietà
privata.
Ma
siamo
stati
incapaci
di
un'autoriforma
interna.
Incapaci
di
motu
proprio.
Raccogliamo
la
tempesta
che
abbiamo
seminato.
Direi
che
ci
sta
bene
e
allora
è
saggio
non
gridare
al
pericolo
di
un
imminente
'22. Meglio
accettare
il
disordine
nuovo
e
parteciparvi
incoraggiandone
un'evoluzione
democratica.
No
scomuniche.
Ciao
e
grazie
Mario
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