Interessante
e schietta
serata al
Cinema Eden
con gli
insegnanti dell'Engim
di Nichelino
a raccontare
la loro
esperienza professionale
e umana
in un
istituto immerso
come pochi
nelle problematiche
dell'adolescenza
tormentata dalla
disoccupazione, dalla
rottura delle
famiglie, dalla
pedagogia televisiva
del tutto
facile e
dovuto. Molti
gli interventi
di educatori,
insegnanti, genitori,
catechisti e
animatori dopo
la visione
del film
autoprodotto grazie
all'impegno
volontario del
collettivo degli
insegnanti Engim.
Interessante
la distinzione
proposta fra
insegnanti e
genitori-figure
(o persone):
Fabrizio De
Andrè direbbe
che si
può essere
laureati in
matematica pura
e rimanere
cinghialoni.
L'educazione
nasce da
una relazione
e può
raggiungere il
successo (cioè
la fine
della dipendenza
dal pensiero
altrui) se
si ha
l'umile
coraggio di
riconoscere, come
già diceva
Rousseau, che
natura vuole
che gli
uomini siano
bambini prima
di diventare
adulti. Riconoscendo
la fragilità
dei giovani,
gli insegnanti
imparano a
riconoscere la
propria e,
per questa
via, approdano
ad una
singolare conquista:
l'insegnante
migliore è
colui che
insegna ciò
che non
sa, perchè
impara tutti
i giorni
non solo
dai libri
e dai
corsi di
aggiornamento, ma
addirittura dalle
domande e
dalle inquietudini
dei suoi
allievi. La
tua potenza
nasce dal
riconoscimento della
tua debolezza.
Questa l'ho
imparata dalle
parti di
Paolo di
Tarso.
Quanto alla
necessità di amare per educare, ora non saprei. Io mai equiparo il
ruolo dell'insegnante a quello della mamma, del papà o addirittura
dell'amico. Mi guardo bene. Se proprio vogliamo scomodare le
parentele, al massimo zio, ma non oltre. E comunque uno che non
scappa quando si tratta di dire sì o no anche scomodi.
Si
è parlato
anche di
alleanza fra
adulti: ma
la collaborazione
tra scuola
e famiglie,
tanto invocata
e sistematicamente
inserita in
ogni documento,
lettera alle
istituzioni, POF,
consigli di
classe, d'istituto
e affini,
finisce per
essere quella
cosa con
la quale
o senza
la quale
tutto rimane
tale e
quale se
non peggio,
quando al
guaio degli
insegnanti-figure
si aggiunge
il guaio
di genitori
che assumono
un ruolo
rivendicativo e
protettivo dei
loro figli.
Non
bisognerebbe mai
mettere in
ombra l'idea
che per
sapere bisogna
faticare e
accettare di
masticare un
po' di
pane duro.
Altrimenti, senza
istruzione, niente
autonomia, niente
emancipazione e
ridotte possibilità
di uscire
dal lager
della disoccupazione
dove la vita è bella solo
nella favola
di Benigni.
Mario Dellacqua
Come genitore, nei confronti della scuola, sono in effetti anche molto esigente sui contenuti, sui programmi, sull'andare avanti. Credo che alla serata sia mancata questo spazio di approfondimento. Per i ragazzi è importante non avere risultati facili, anche perchè sono in un mondo molto ma molto competitivo. E' pero' stato interessante questo sguardo sulla necessità di instaurare una relazione con i ragazzi prima dei contenuti, e la necessità di essere ADULTI persone e non figure. Nel mio curriculum scolastico e in quello dei miei figli e' capitato di aver incontrato qualche insegnante che forse non era proprio fatto per quel mestiere. Spesso a casa occorre intervenire per aiutare e supplire. Mi è anche capitato di pensare che se come adulti non abbiamo un atteggiamento costruttivo, e responsabile, cosa possiamo chiedere a un adolescente. E allora dato che i ragazzi sono già un po' cosi', per non dire altro, se incontrano genitori e insegnanti che li tengano sul pezzo e che tengano il timone dritto, è veramente faticoso. Concordo anche sul richiamo di essere genitori e capire bene il confine tra quando intervenire a scuola e non, non essere cosi' protettivi. Occorre ripristinare il rispetto per i ruoli: ovvero noi genitori aver piu' rispetto per la scuola e per gli insegnati, ma anche il viceversa (poichè troppo spesso ci sentiamo dire 'eh si' si capisce perchè i figli sono cosi'...guarda i genitori' a volte in modo anche gratuito...). Buona estate a tutti....e ritroviamo ci a settembre con nuova energia.
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