La Regione Piemonte ha approvato recentemente un bilancio di
previsione in cui sono stati vincolati circa 9 milioni di euro per la copertura
dei servizi di welfare studentesco, dimezzando così i già ridottissimi fondi
dell’anno scorso; parallelamente il Ministero ha “ridotto” il Fondo Integrativo
Nazionale per il diritto allo studio dai 245 milioni di euro del 2010 ai 13
(13!) del 2014. Saranno così più di 10.000 gli studenti idonei non beneficiari,
abbandonati a se stessi, senza borsa e senza tetto, sebbene siano diritti e
servizi che lo Stato, secondo la sua stessa Costituzione, dovrebbe garantire loro.
Di fronte
ad una situazione così catastrofica, la Giunta regionale ha introdotto nel
bando Edisu per il diritto allo studio 2013-2014 criteri di merito molto
restrittivi (medie fino al 28 o persino al 29 come soglia minima d’idoneità
alla borsa), con cui verrebbe fortemente limitata l'idoneità alla domanda e dunque
diminuito il numero di idonei non beneficiari, nascondendo in questo modo la
realtà, ovvero lo smantellamento del diritto allo studio.
Come se
non bastasse, un decreto regionale ha modificato la composizione del Cda
dell’Edisu, abbassandone il numero da 16 a 5, ed escludendo i rappresentanti
degli studenti regolarmente eletti per quell’organo: una mossa significativa
dello stato della nostra democrazia, e figlio della precisa volontà di mettere
a tacere gli studenti in materia di diritto allo studio.
Lo
smantellamento del diritto allo studio comporta da un lato una drastica
riduzione di borse di studio e di posti letto, e pertanto una restrizione
dell’accesso al sapere ai soli che ne hanno le facoltà economiche, dall’altro
la dismissione di alcuni servizi fondamentali per la vita quotidiana degli
studenti (mense e aule studio su tutti): la fuga che ne conseguirà degli
studenti da Torino è un dramma sociale senza precedenti per una città, come la
nostra, caratterizzata e animata in molti suoi quartieri centrali dalla vita
universitaria.
Dramma
sociale che si inserisce in un più ampio e trasversale attacco alle fasce più
deboli del tessuto sociale di Torino e del Piemonte: sono scaricati sulle
spalle di studenti, precari, disoccupati e migranti i recenti tagli ai
trasporti pubblici e la simultanea svendita a privati della GTT da parte del
Comune, la privatizzazione e la chiusura di molte strutture ospedaliere,
l’affossamento delle politiche assistenziali nei confronti dei senza-lavoro e
dei senza-casa.
Gli
studenti hanno contrattaccato in vari modi, ad esempio realizzando un’aula
studio all’aperto a Torino, in piazza Castello, sotto il Palazzo della Regione,
studiando davanti a chi intende negarne il diritto. Hanno portato in piazza
tavoli, sedie, computer e libri, e hanno messo in scena quella che l’anno
prossimo, con la chiusura di molte aule studio, sarà la loro condizione:
studiare sotto un ponte!
Inoltre si
è svolta un’assemblea pubblica sul tema del diritto allo studio e di un più
ampio quadro di welfare regionale in via di estinzione, alla quale hanno
aderito numerose realtà, comitati e sindacati che da anni si oppongono
all’austerity e alla miopia sociale. Dall’università ai trasporti, dal lavoro
alla sanità, negli interventi che si sono seguiti in assemblea è stato messo
attentamente in luce come le politiche di tagli, licenziamenti, privatizzazioni
e speculazioni, operate sul terreno ideologico della crisi economica,
rispondano in realtà ad un preciso disegno politico neoliberista di
trasferimento di ricchezze dal basso verso l’alto. Da quest’analisi, l’esigenza
di una mobilitazione dal basso condivisa e unitaria, che unisca i percorsi di
lotta delle varie realtà, nella direzione di una forte alleanza sociale che
segni il riscatto di quelle fasce deboli oggi invisibili e abbandonate a se stesse:
“Larghe Intese Precarie”!
Nunzio
SORRENTINO
Il CoGeNo vuole essere uno strumento
per la partecipazione democratica alla vita della Scuola, in sinergia con gli
Enti locali (Comune, Provincia e Regione) e le altre Associazioni del
territorio.
Grazie per l'informazione.
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