"Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d'Egitto."
(Deuteronomio 10, 19)
Il forestiero (cioè lo straniero residente) l'orfano e la vedova sono le tre principali categorie di soggetti "deboli" dei quali il Dio di Israele si fa ripetutamente paladino in molti dei libri di cui si compone quello che per i cristiani è l'Antico Testamento.
Gesù di Nazareth si pone senza ombra di dubbio in questo filone biblico quando nella prefigurazione del Giudizio Finale (Matteo 25) mette in bocca al Figlio dell'Uomo parole come: "Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto".
È lo stesso Vangelo su cui a suo tempo dichiarò di "giurare" quel Matteo Salvini che non perde occasione per ostentare quale stella polare delle sua azione politica il motto "prima gli italiani".
Ma delle due l'una: o Salvini non ha la più pallida idea di quello che sta scritto nella Bibbia (non lo escluderei ma allora parla a vanvera) oppure finge di non saperlo ed allora il suo richiamarsi al Vangelo è solo spregiudicata e inaccettabile propaganda politica (nel senso più deteriore del termine) sulla pelle sia degli immigrati che dei cristiani.
Già buona parte della nostrana comunità di immigrati dal Sud Italia (quella a suo tempo vittima del "non si affitta ai meridionali") ha voluto ipocritamente prendere per buona la rinnovata strategia di marketing leghista nel suo furbesco passaggio di slogan da "prima il Nord" a "prima gli italiani".
Chissà se almeno le comunità cristiane, proprio in forza del vangelo di Gesù Cristo, sapranno resistere alle maligne sirene xenofobe e razziste che la Lega condivide con l'estrema destra?
Roberto Cerchio
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