Dal 10 luglio scorso, la
richiesta di dare priorità nelle assunzioni ai residenti non è più
un'iniziativa solitaria del Comune di None. Alla Circoscrizione 10 di
Mirafiori Sud il Presidente Marco Novello (in quota Sel a capo di una
Giunta di centrosinistra) ha ottenuto l'approvazione di un ordine del
giorno che chiede alla proprietà Ing Lease e Dimar di dare
“priorità ai cittadini
della Circoscrizione 10 nella
selezione del personale da
assumere."
Si tratta di una richiesta
maturata in seguito “al cambio di
destinazione d'uso nel
piano regolatore della
città dell'area ex
Bowling di corso Unione Sovietica, che passa da
area sportiva ad area
a servizi. Ciò – spiega
Novello - ha
spinto il consiglio della
circoscrizione a chiedere,
nell'eventualità della
costruzione di un esercizio
commerciale, che nella
selezione del personale
possa essere data priorità
ai residenti”.
Socialmente giusta no,
perchè introduce penalizzazioni immotivate e non contemplate dalle
tutele contrattuali e legislative in vigore. Efficace nemmeno, perchè
può innescare una micidiale spirale localistica a causa della quale
un certificato di residenza diventa la clava per combattere una lotta
in cui ogni uomo (e ogni donna) diventa lupo per il suo simile. Ancor
meno efficace perchè la libertà imprenditoriale è disposta a
cedere una quota della sua autorità esclusiva e a scavalcare le
norme legislative solo per concedere alle Amministrazioni locali
vantaggi di immagine non sempre gratuiti, specie se agevolano la
raccolta del consenso in chiave preelettorale. Gli imprenditori
possono essere di destra o (più raramente) di sinistra. Possono
essere né di destra, né di sinistra. Nella stragrande maggioranza
dei casi, per convinzione o per convenienza, sono governativi, come
una volta spiegò l'avvocato Gianni Agnelli per difendere dall'accusa
di fascismo la memoria del nonno che aveva indossato l'orbace in
occasione di una visita torinese del Duce.
Ma allora perchè Simeone
e Novello – non so quanto consapevolmente – decidono di combinare
il meno giusto con l'inefficace?
Le amministrazioni locali
hanno sempre meno potere e sempre meno risorse in grado di combattere
seriamente contro la disoccupazione. Invece di riconoscere questa
condizione di debolezza e di impotenza, appena se ne presenta
l'occasione, si affaccia la tentazione di inventare il potere (finto)
di introdurre tutele che rassicurano un elettorato popolare in preda
a malesseri rabbiosi, sempre più solo e disarmato contro la crisi.
Si sono appannate le tradizionali possibilità di difesa sindacale e
politica. Finita l'epopea del lavoratore come soggetto collettivo, è
cominciata da un pezzo la stagione del cittadino elettore che vuole
“fatti e non parole”: perciò vota chi gli dà (o gli
prospetta) un vantaggio.
Tanto meno riesce a
incidere a causa delle pesanti restrizioni governative, tanto più
disperatamente l'amministrazione locale finge di avere un ruolo. Si
rischia di curare la propria malattia con la medicina mortale della
rimozione e la finzione diventa la manifestazione più grottesca e
patetica della morte della politica. L'abbiamo conosciuta come arte
del pensare e dell'agire collettivo. Ora ce la troviamo ridotta a
ridicolo palcoscenico in cui incontriamo tante maschere e pochi
volti.
Mario
Dellacqua
Caro Mario, non avevo risposto alla tua sollecitazione sul Mercatò del 28 agosto (I dieci smarrimenti) - perché ero un po' smarrito. Non mi sembrava irragionevole dare la precedenza ai nonesi, anche in ragione di una sorta di scambio: vi beccate la costruzione del supermercato, peraltro bruttarello, ma avete il vantaggio dell'assunzione 'facilitata'. In questo post però il tuo ragionamento mi sembra molto più chiaro e condivisibile...
RispondiEliminaMassimo Bonifazio