La Corte Costituzionale nelle
motivazioni della sentenza con la quale ha sancito l'incostituzionalità del "Porcellum",
ha evidenziato le ragioni per le quali la bocciatura della legge elettorale,
che ha generato l'attuale Parlamento, non comporta la decadenza del Parlamento
stesso. Ne consegue che i suoi atti, posti in essere in passato, come i futuri
sono pienamente validi.
Due sono le ragioni che "obbligano"
la Corte a legittimare un Parlamento frutto di una legge che allo stesso tempo
certifica come incostituzionale in più punti. La prima è l'impossibilità ad
applicare retroattivamente la bocciatura su un rapporto non in sospeso bensì
concluso. Nello specifico l'elezione dei parlamentari è definitiva con la
proclamazione e da quel momento non può più essere interessata da questa
sentenza. La seconda è un richiamo al principio generale "della
continuità dello Stato" per cui il Parlamento, quale organo
fondamentale non può in nessun momento cessare di esistere o perdere la
capacità di deliberare.
Fermo restando questi limiti
giuridici che la Corte si riconosce, non sono di poco conto i giudizi che hanno
portato alla bocciatura delle regole elettorali. Un sistema che a detta della
Corte "è foriero di un eccessiva sovra-rappresentazione e può produrre
una oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica" anche
per "un meccanismo premiante manifestamente irragionevole"
Sarebbe stato ragionevole aver "indirizzato" questo Parlamento
a fare subito una nuova legge elettorale e far seguire delle elezioni per avere
un'assemblea autorizzata anche da un punto di vista etico a fare le riforme
costituzionali.
Poiché ciò non è avvenuto,
rimane una grave pregiudiziale negativa sulla riforma oggetto del referendum di
dicembre a prescindere dell'esame del suo reale contenuto.
Mario Ruggieri
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