martedì 17 gennaio 2017

DALLE LEZIONI SULLA CRISI AI RIFIUTI A NONE


L'incontro “non” organizzato del 20 dicembre con le lezioni dalla crisi di Giuliano Amato ha obbligato ad un utile ripasso di alcuni capisaldi dell'economia i quattro gatti che non si sono spaventati di imparare qualcosa addirittura dall'ex presidente del Consiglio, dall'ideatore del notturno prelievo forzoso a danno dei risparmiatori, dal responsabile di uno dei primi grandi colpi alle pensioni nel 1992, dal delfino di Craxi, dal professore universitario pensionato ultramilionario. Che la riduzione della paga ai parlamentari basti a sconfiggere la crisi economica è una bella idea, ma da sola è soprattutto una gran balla.
La seratina ha favorito l'emergere di qualche suggestione, grazie all'affacciarsi di un intervento non previsto e molto gradito del prof. Giorgio Lunghini.
E' comparsa, ad esempio, un'interpretazione neomalthusiana della crisi. Il capitale perseguirebbe una sua strategia (spontanea o scientificamente pianificata da quello che Noam Chomsky chiama “Senato virtuale”) volta a sboccare nella deflagrazione della guerra. Uccidendo una quota dell'umanità in esubero, si ristabilirebbe l'equilibrio perduto e si otterrebbe una più duratura docilità sociale dell'esercito industriale di riserva, sempre necessario a comprimere verso il basso i salari di quanti saranno condannati a lavorare sotto ricatto sebbene in numero decrescente: l'innovazione nella robotica e nell'informatica è destinata a far crescere ancora la produttività.
La possibilità di distribuire meglio la ricchezza è alla portata dell'umanità, grazie a tecnologie che sarebbero ormai in grado di sconfiggere la miseria, ma gli esclusivi interessi di dominio del denaro ne ostacolano la diffusione e sbarrano la strada agli incrementi di produttività che permetterebbero di liberare lavoro reinventato per conquistare tempo, salute e istruzione alla cura della persona umana e della sua dignità.
Non so se ogni tanto da qualche parte si riunisce il “Senato virtuale” di Chomsky che, come dice il prof. Giorgio Lunghini, decide dove deve andare l'umanità ma è il primo a non sapere che strada prendere. Dubito che esista una tecnologia che possa permettere di consumare, produrre, inquinare o non inquinare, tenere pulito l'ambiente e protetta la natura senza passare attraverso la libera volontà e la maturata scelta di una cittadinanza attiva e consapevole. Sul piano individuale e collettivo. Con una visione globale del futuro e un respiro locale nel quotidiano.
Qualsiasi riferimento – tanto per sceglierne uno a caso - all'andamento attuale della raccolta differenziata dei rifiuti, con il peso crescente dei suoi costi e dei suoi ritardi sulle rive del Chisola, non è puramente casuale, ma cocciutamente voluto. Con quale governo se la vuole prendere “il popolo inquinato” se non ha ancora imparato a fare la spesa senza sacchetti di plastica?


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