La notizia della scomparsa di Domenico mi ha trovato in Calabria. Al dolore inutilmente presagito si è aggiunto il dispiacere per non avere tra le mani quella fotografia che ci ritrae più di 45 anni fa mentre cantavamo insieme: “siamo andati alla caccia del leon”. Ti ricordi, Giovanni? C'eri anche tu in piazza Cavour. Alla caccia siamo andati e non so se abbiamo preso il leone. Di certo ci siamo lanciati nella giungla e ci abbiamo provato.
L'elenco dei nostri meriti e demeriti compete ai nostri critici come ai nostri amici vicini e lontani. Ma c'è un merito non so quanto apprezzato che a Domenico vorrei fosse riconosciuto prima di tutti gli altri: quello di aver avuto il coraggio di tentare l'attraversamento della giungla e di non aver mai abbandonato l'impegno.
L'ambiente
famigliare, sociale e parrocchiale che ha coltivato la nostra
formazione giovanile ci insegnava le virtù del sacrificio e del
risparmio, la disciplina dello studio, la venerazione del lavoro,
l'altruismo, il silenzio della preghiera e anche la vita di gruppo.
Ma era molto severo nel proteggere la tranquillità dei suoi
territori e delle sue gerarchie.
Un
ricordo più ampio di Domenico Bastino sul prossimo numero del “Mondo
di None” in edicola.
Mario Dellacqua
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