Ma
è proprio vero che il Sindaco si era dimesso perché sottoposto ai
sistematici attacchi personali di ambienti legati a una minoranza
votata a aggredire l'immagine di un uomo onesto, educato,
disinteressato, mite, altruista e sincero?
E' davvero così potente
l'opposizione?
Bastano i suoi comunicati in bacheca e un incontro
turbolento con i genitori sulla mensa per demolire il Sindaco?
Domenico Bastino e Maria Luisa Simeone si sono dimessi qualche volta
dopo aver letto sul “Mondo
di
None”
le leggendarie botte di RBM oggi vicesindaco per nomina PD?
L'opposizione
ha il compito di contestare, controllare, cercare e proporre strade
alternative, provvedimenti più giusti o più efficaci (se li trova).
Il partito che, con il suo leader nazionale, ha introdotto nella
normalità del lessico politico termini come “rottamazione”,
“ciaone”
o “Fassina
chi?”,
dovrebbe indicare quali contestazioni della minoranza non erano
ancorate ad argomenti, fatti, provvedimenti o delibere di interesse
pubblico. Nel caso dell’alluvione la minoranza non ha disdegnato di
collaborare. Tuttavia, non le si chiede di applaudire o di tacere, ma
di fare l'opposizione come vuole la maggioranza.
Un po' troppo.
Ci
chiediamo anche quanto tutto ciò sia onesto: non è troppo comodo
gettare la croce sulla minoranza, sui “comitati”
(perché il plurale?), sulla commissione mensa e su chiunque non
vuole accettare un ruolo decorativo e passivo?
Al
fondo di questo maldestro tentativo di dirottare sulla minoranza le
responsabilità delle difficoltà della Giunta, sta la scelta di
rimuovere le radici del malessere che ha portato al gesto clamoroso
del Sindaco, inusuale perché solitario: Giunta e maggioranza
dovrebbero aggiornare la loro sintonia, rinnovare i loro equilibri
interni, essere più trasparenti, magari “riconoscere e affrontare
l’avversario” non trincerandosi dietro il “nemico”, alla fine
cambiare nella squadra chi e cosa non va.
Perché,
siamo onesti: non
tutto va così bene…
Forse
dietro tutta questa situazione, sta un colossale fraintendimento
dell'espressione “politica
come
servizio”.
Un'espressione apparentemente innocua. Invece è pericolosa. Il
servito dovrebbe essere “il
popolo”
e pertanto il servitore dovrebbe essere ringraziato per lo spirito
umanitario con cui compie la sua missione religiosa. Chi si sente
investito da una funzione sacerdotale va riverito. Non va contestato
con le vignette. Chi lo fa, non rientra nella normalità fisiologica
della democrazia, ma compie un gesto blasfemo, un atto di ribellione.
E' un ingrato. L'obbedienza torna virtù in questa palude.
Insomma,
la maggioranza per prima dovrebbe farsi qualche domanda radicale.
Dovrebbe avviare un'opera di rinnovamento interno. Naturalmente,
anche noi critici degli attuali amministratori siamo chiamati a
metterci in discussione con altrettanto coraggio. Non per edulcorare
la nostra azione, ma per renderla più incisiva.
Anche
il conflitto è utile se non ha paura del dialogo quando scocca l'ora
della responsabilità. L’importante è che lo si affronti alla luce
del sole, con la maturità, l’equilibrio, la schiettezza e talvolta
la durezza dei rapporti che il mondo adulto richiede.
Chissà
che l'appello del Direttore del Mondo sull’ultimo numero del
giornale, se scevro da fraintendimenti, non trovi un seguito.
Se
son spine roseranno….
Gruppo consiliare "Progetto Comune"
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