venerdì 10 marzo 2017

LA POLITICA COME SERVIZIO

Ma è proprio vero che il Sindaco si era dimesso perché sottoposto ai sistematici attacchi personali di ambienti legati a una minoranza votata a aggredire l'immagine di un uomo onesto, educato, disinteressato, mite, altruista e sincero?
E' davvero così potente l'opposizione?
Bastano i suoi comunicati in bacheca e un incontro turbolento con i genitori sulla mensa per demolire il Sindaco?
Domenico Bastino e Maria Luisa Simeone si sono dimessi qualche volta dopo aver letto sul “Mondo di None” le leggendarie botte di RBM oggi vicesindaco per nomina PD?
L'opposizione ha il compito di contestare, controllare, cercare e proporre strade alternative, provvedimenti più giusti o più efficaci (se li trova). Il partito che, con il suo leader nazionale, ha introdotto nella normalità del lessico politico termini come “rottamazione”, “ciaone” o “Fassina chi?”, dovrebbe indicare quali contestazioni della minoranza non erano ancorate ad argomenti, fatti, provvedimenti o delibere di interesse pubblico. Nel caso dell’alluvione la minoranza non ha disdegnato di collaborare. Tuttavia, non le si chiede di applaudire o di tacere, ma di fare l'opposizione come vuole la maggioranza.
Un po' troppo.
Ci chiediamo anche quanto tutto ciò sia onesto: non è troppo comodo gettare la croce sulla minoranza, sui “comitati” (perché il plurale?), sulla commissione mensa e su chiunque non vuole accettare un ruolo decorativo e passivo?
Al fondo di questo maldestro tentativo di dirottare sulla minoranza le responsabilità delle difficoltà della Giunta, sta la scelta di rimuovere le radici del malessere che ha portato al gesto clamoroso del Sindaco, inusuale perché solitario: Giunta e maggioranza dovrebbero aggiornare la loro sintonia, rinnovare i loro equilibri interni, essere più trasparenti, magari “riconoscere e affrontare l’avversario” non trincerandosi dietro il “nemico”, alla fine cambiare nella squadra chi e cosa non va.
Perché, siamo onesti: non tutto va così bene…
Forse dietro tutta questa situazione, sta un colossale fraintendimento dell'espressione “politica come servizio”. Un'espressione apparentemente innocua. Invece è pericolosa. Il servito dovrebbe essere “il popolo” e pertanto il servitore dovrebbe essere ringraziato per lo spirito umanitario con cui compie la sua missione religiosa. Chi si sente investito da una funzione sacerdotale va riverito. Non va contestato con le vignette. Chi lo fa, non rientra nella normalità fisiologica della democrazia, ma compie un gesto blasfemo, un atto di ribellione. E' un ingrato. L'obbedienza torna virtù in questa palude.
Insomma, la maggioranza per prima dovrebbe farsi qualche domanda radicale. Dovrebbe avviare un'opera di rinnovamento interno. Naturalmente, anche noi critici degli attuali amministratori siamo chiamati a metterci in discussione con altrettanto coraggio. Non per edulcorare la nostra azione, ma per renderla più incisiva.
Anche il conflitto è utile se non ha paura del dialogo quando scocca l'ora della responsabilità. L’importante è che lo si affronti alla luce del sole, con la maturità, l’equilibrio, la schiettezza e talvolta la durezza dei rapporti che il mondo adulto richiede.
Chissà che l'appello del Direttore del Mondo sull’ultimo numero del giornale, se scevro da fraintendimenti, non trovi un seguito.

Se son spine roseranno….

Gruppo consiliare "Progetto Comune"
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