Nel
pomeriggio di sabato 15 febbraio all'Angolo abbiamo discusso del film di
Giovanni Panozzo nato da un'idea di Bruno Liverani. “Voci e volti della Fim-Cisl”
è una rassegna degli eventi del dopoguerra italiano osservati adottando il
punto di vista del movimento sindacale con le sue avanzate, i grandi sacrifici
dei suoi militanti, i suoi errori e le sue sconfitte.
Un'occasione di
emancipazione, di istruzione e di libertà per tanti di noi. Aldo dice: l'ho
visto con nostalgia e con malinconia, date le conquiste raggiunte e le
precipitose ritirate alle quali siamo stati obbligati. Il confronto tra ieri e
oggi è sorto inesorabile e spietato: Valentina ha poco più di trent'anni e dice
che la nostra generazione ha saputo lottare e dovrebbe prendere a legnate i
giovani d'oggi che sono tanto arrabbiati ma anche tanto allineati e coperti.
So
che cosa è la passività di tanti arrabbiati (spesso per finta), ma per una
forma strana di cautela o di rispetto, resisto alla tentazione di condannare i
ragazzi di oggi. La verità è che non so se noi siamo meglio. Abbiamo un bel
denunciare oggi gli effetti micidiali del consumismo, ma la lavatrice per le
donne e la Vespa e poi la Cinquecento per gli uomini sono state una grande
spinta di progresso, benessere e libertà. D'altra parte, continua Adriano
Serafino, chi si è trovato in fabbrica negli anni Sessanta era più fortunato:
l'impresa doveva venire a patti con i lavoratori che se organizzati potevano
strappare diritto ad associarsi, a trattare e a firmare accordi migliorativi.
Prima
il padrone aveva bisogno degli operai – dice Giovanni Garabello – oggi è il
contrario. Anzi, aggiunge Adriano Serafino, se con le delocalizzazioni una
fabbrica chiude a causa della grande libertà di movimento dei capitali, gli
operai sono portati a dire che il padrone non può fare diversamente.
Mario
Ruggieri nota che è scomparsa la controparte. Al movimento sindacale è stato
sottratto il nemico fisico da cui sorgeva la sua forza. Contro la precarietà
dei contratti le forme di lotta sperimentate in altri tempi oggi hanno perso
ogni efficacia. Io penso che le lotte sindacali hanno successo e estensione nei
cicli dello sviluppo economico, non negli anni di recessione economica.
Tuttavia, ci sono oggi molte ragioni per scendere nelle strade a milioni e per
chiedere redistribuzione del lavoro e della ricchezza.
Adriano
Serafino mi toglie le parole di bocca e dice che l'Italia è uno dei paesi più
diseguali al mondo. Dunque bisogna colpire gli alti redditi, gli alti stipendi,
i patrimoni, le pensioni d'oro se si vuole un piano capace di dare lavoro ai
giovani. Ma quello delle disuguaglianze non è il solo osso da mordere, dice
Mario Ruggieri, sono i rapporti con l'Europa delle banche che vanno
urgentemente rimessi in discussione negoziando accordi più favorevoli
all'economia reale e alla ripresa produttiva dei paesi strangolati dal debito e
dalla speculazione finanziaria..
Era
buio, la gente usciva da messa e all'angolo si alzavano le voci. Secondo me, se
vogliamo riformare l'Europa, mettere l'ecologia nell'economia e dare lavoro ai
giovani dovremo farci sentire nelle piazze, ma quando discutiamo tra di noi è
meglio parlare uno per volta. Anche chi sta zitto ha qualcosa da dire. Va
rispettato e incoraggiato a prendere la parola.
Ancora l'anarchico, tuttavia scribacchino
P.S
E' stato per me emozionante scoprire che il filmato comprende un'intervista a
Tiziana Salmistraro, delegata Fim-Cisl allo stabilimento 6 dell'Indesit di
None. Sono riprese alcune assemblee sindacali alle quali ha partecipato il mio
amico Salvatore Romano, il papà di Valentina, anche lei operaia Indesit ora
allontanata dal suo lavoro. Anche a None, nel nostro piccolo, abbiamo
partecipato ad una stagione di lotte operaie importanti nella storia del
movimento sindacale italiano.
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