giovedì 2 gennaio 2020

NICOLETTA DOSIO

E’ venuta a None (To) nel novembre 1988 (o giù di lì) quando, un anno dopo il suo insediamento, la giovane Giunta Bastino volle affrontare un primo bilancio del suo operato davanti ai suoi sostenitori.

Nicoletta prese la parola , mise in guardia dalle politiche restrittive della spesa pubblica che fin da allora colpivano l’autonomia dei Comuni, la modernità della scuola, l’universalità dell’assistenza sanitaria.
Mangiammo alla pizzeria di Zio Piero, dove mi parlò del treno ad alta velocità che minacciava di devastare la montagna con un’opera dispendiosa e discutibile per le stesse previsioni di sviluppo dei traffici commerciali, mentre la circolazione dei pendolari aspettava ancora interventi migliorativi. Andò per Facoltà universitarie, studiò, cercò alleanze, fu tra le prime protagoniste di una protesta che mobilitò gran parte della Val Susa. Impegnò la comunità scientifica, diede filo da torcere al Parlamento e ai governi.

Ora, accusata di aver sabotato un’opera decisa in nome dei superiori interessi dell’economia nazionale, non si sottrae alla giustizia, ne respinge addirittura la clemenza e chiede che faccia il suo corso per intero, fino alle estreme conseguenze della carcerazione.
Usa la sua vicenda personale, e paga di persona, per interrogare tutta l’opinione pubblica italiana: la legalità delle inderogabili necessità macroeconomiche, fino a che punto ha diritto di cancellare i diritti di una comunità locale e di calpestare la tutela del suo ambiente naturale? Nicoletta e i suoi amici non dicono: fatelo pure, purchè non nel mio giardino. Dicono: non fatelo da nessuna parte e, piuttosto, ripensiamo daccapo a rifondare un modello di sviluppo che ci sta portando alla catastrofe.

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