L’11 novembre alle 21 si sono incontrati all’angolo non ottuso di via Roma 11 Giuseppe Astore, Domenico Bastino, Roberto Cerchio, Cortese di Giovanni, Mario Dellacqua, Giovanni Garabello, Roberto, Mario Ruggieri, Gianluigi Saccione, Mario Vruna.
Prendo le scale e tento di fare una cosa che sembri un verbale.
Abbiamo concordato di distribuire il comunicato sottoforma di volantino, sia domenica prossima, sia il prossimo giovedì al mercato, sia individualmente nei caseggiati. Il passo successivo è la ricerca di un incontro con tutti i gruppi e tutti i singoli fin qui schieratisi contro la centrale per redigere un testo in calce al quale raccogliere una petizione che chieda a Sindaco e Amministrazione di non approvare l’insediamento dell’impianto. L’invito va rivolto a tutti in forma aperta senza creare discriminanti politiche, quindi alla Lega, al Pd, alle associazioni ambientaliste, alla minoranza, agli agricoltori. Tutti devono sentirsi coinvolti nell’elaborazione del testo da proporre alla sottoscrizione dei cittadini.
Specie per merito di Roberto, abbiamo discusso molto vivacemente di affari e politica, di mafia, di Peppino Impastato e del valore che hanno i gesti di ribellione compiuti in aperta rottura con gli ambienti famigliari e sociali nei quali siamo cresciuti. La discussione è stata accanita e a tratti nervosa.
Non saprei bene ricostruirla nelle sue punte più alte e più interessanti di aspra tensione. Abbiamo ascoltato “la vera voce del popolo che non ha tempo di leggere nemmeno i volantini”, ma conosce le coltellate dell’esperienza e le “cicatrici” del lavoro umiliato e non sopporta le “ipocrisie” delle cose pensate ma non dette per furbizia.
L’irruenza di quell’intervento mi dà da pensare. E’ anche l’espressione di una volontà di partecipazione rivolta a noi. Io penso che ciascuno ha le cicatrici proprie da curare, come le altrui da rispettare. Ciascuno di noi è il risultato di tanti incontri casuali e voluti e di tante circostanze che ci hanno spinto di qua o di là, se a torto o a ragione lo scopriamo sempre dopo andando avanti. Dobbiamo cercare sempre l’unità, anche se siamo diversi e non dobbiamo pretendere di conquistare o di guidare gli altri. Non dobbiamo imporre agli altri di adeguarsi alla coerenza del nostro pensiero e del nostro comportamento, perché siamo tutti un divenire e un continuo ascoltare e imparare. Non dobbiamo lasciarci intruppare in una continua dolente rivendicazione del nostro punto di vista che non è mai seguito e perciò il mondo va male. Il mondo non va male perché gli altri non fanno come dico io, ma perché i diversi non sanno mettersi insieme per diventare noi.
Ciao lo zio mario
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