25 aprile 2012 a None |
S’intitola
“Io sono l’ultimo”
il libro che Einaudi ha mandato nelle librerie raccogliendo un
centinaio di testimonianze di partigiani per ricordare che questa è
una delle ultime occasioni per raccogliere la voce dei protagonisti
della guerra di liberazione dal fascismo e dal nazismo. Il volume (
edito nella collana Stile libero, 332 pagine ) offre un
indimenticabile racconto corale sul fascismo, la libertà e la
democrazia. I partigiani, prima di tutto, erano giovani che si
innamoravano, scoprivano di avere paura e coraggio, sceglievano
l’impegno nonostante i grandi rischi e le difficoltà. In queste
lettere, raccolte da Giacomo Papi, Stefano Faure e Andrea Liparoto
con la collaborazione dell’Anpi, i testimoni viventi della
Resistenza raccontano le torture, le bombe, i rastrellamenti,
l’angoscia e la fatica delle fughe e delle marce, il gelo e la fame
patiti in montagna. Ma non si limitano a questo e parlano delle cose
di tutti i giorni, vissute a quel tempo: la nascita di un bimbo, un
bacio mai dato, il piacere di mangiare quando si ha fame o la sfida
di una risata di scherno nei confronti del Duce e delle camicie nere.
Un racconto emozionante, vivo, collettivo che arriva dal passato per
parlare al presente. Così il ricordo della guerra di Liberazione
diventa giudizio sull’Italia di oggi, tra speranze tradite e
impegno civile che, nonostante l’età, non viene meno. Scorrendo le
pagine de “Io sono
l’ultimo”, prende
corpo il racconto corale di una generazione che scoprì i valori
della libertà e accettò il rischio della lotta. Così, a
sessant'anni da Lettere
di condannati a morte della Resistenza italiana,
la più importante epoca della nostra storia recente ci parla
attraverso le voci dei suoi ultimi protagonisti. Un modo per “fare”
memoria che colpisce i ragazzi, come dice Marcello Masini
(“Catullo”), classe 1925, partigiano fiorentino: “Ai
ragazzi nelle scuole dico: - Guardate, sono rimasto solo io. Allora
diventano più interessati ancora. Io sono l'ultimo”.
MTr.
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