Nessun stupore. Nessuno scandalo democratico dopo l'uscita del
pentastellato candiolese che ha invocato lo smaltimento dei rom mediante una
maggiore efficienza degli inceneritori. Sarà che in Italia i fascisti sono una
trascurabile maggioranza, come diceva il mio amico Orso?
Eppure il giovane candiolese si è affrettato a precisare di non
essere fascista, come sa chiunque lo conosca. Forse l'eliminazione dei rom fu
deprecabile quando anticamente realizzata da Hitler, ma è ora tornata
accettabile perché auspicata dagli eredi dell'Italia repubblicana nata dalla
Resistenza.
Non sono sicuro, ma bisognerebbe chiarire che fascismo e nazismo
hanno conquistato e amministrato il potere perché contavano principalmente
sulla collaborazione di chi assicurava di non essere fascista.
Gli aguzzini non
sono partiti fascisti o nazisti. Quando lo sono diventati, non hanno mai smesso
di accarezzare i bambini. Sorridevano agli anziani. Aiutavano i poveri nelle
parrocchie. Prestavano servizio gratuito alla Croce Rossa. Dopo il lavoro al
lager, bagnavano i fiori. Organizzavano lo sport giovanile. Stravedevano per i
cani. Suonavano alla filarmonica. Soprattutto, obbedivano agli ordini e non
facevano politica. Tutta gente inoffensiva che non avrebbe fatto male a una
mosca. Nel 1938 Montale parlava di “miti carnefici che ancora ignorano il
sangue”.Il dispositivo funziona benissimo ancora oggi quando si sente dire
“non
sono fascista, però...”,
oppure “non
sono razzista, però...”. Il
razzismo è come la mafia in Sicilia: non esiste o, se esiste, “funziona a senso unico” come scrive Giovanni Lurghino su facebook. I razzisti sarebbero gli
stranieri scrocconi che con la scusa della guerra vengono in Europa col
telefonino e “mangiano
colazione, pranzo e cena in hotel a spese degli italiani”, come ha dichiarato Matteo Salvini a “Otto e mezzo”. O, come scrive Giovanni Borghino, “tutti i ragazzoni
ventenni di colore che incontro alle stazioni direzione Settimo, non fuggono da
nessuna guerra, semplicemente 'ci provano'. Male che vada si son fatti la
vacanza! A spese del contribuente italiano”. E il “vero
problema – spiega Beppe Pampuro – non sono i rom”, ma quelli come me “che li difendono”.
La grande rimozione avanza con la violenza del linguaggio e
contorno di escrementi. E' accompagnata dalla grande fascinazione per la morte
come spettacolo purificatore da infliggere e da vedere sotto forma di fili
spinati, muraglioni, ruspe e cannoneggiamenti marini. Per difendersi, la
millenaria civiltà cristiana ha nuovamente bisogno di veder morire se non di
uccidere. Ha un bisogno disperato di investire in cadaveri. Ma non osa dirlo
esplicitamente: per muoversi, i miti carnefici aspettano il branco e invocano
l'esercito.
Mario Dellacqua
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