Chi guarda alla storia del Novecento non può che restare
attonito di fronte a domande tanto grandi e terribili da non avere risposte
compiute.
La prima: come è potuto accadere che degli esseri umani
abbiano ideato, progettato e realizzato la soluzione finale, lo sterminio di un
popolo? Erano uomini come noi eppure
accompagnavano i bambini ebrei nelle camere a gas e se sopravvivevano erano
pronti a sparargli nella testa. Uomini, avevano smesso di esserlo.
La seconda domanda è ancora più terribile perché riguarda
tutti. Come è potuto accadere che dei
regimi sanguinari, guidati da dei criminali potessero godere del consenso di
tanti cittadini, anche delle migliori menti del tempo? Il fascismo non è stato un incidente della
storia, un putsch di poche persone consumato nel tempo di una stagione
politica.
Il fascismo è stato un regime che è sopravvissuto grazie non
solo al suo apparato repressivo, ma, non neghiamolo, in ragione del consenso
degli italiani, come dei tedeschi che osannavano un pazzo criminale.
Quali altri colpi di cannone, di kalashnikov devono essere
sparati perché si capisca quello che sta succedendo nel nostro tempo? Fanno riflettere il voto in Germania con
l’affermazione della AFD e il ripetersi dei successi di Donald Trump che è
arrivato a minacciare scontri se non avrà la nomination alla convenzione
repubblicana. In Francia la Le Pen è al 30 per cento. In Spagna non si riesce da
mesi a formare un governo. In Gran Bretagna il governo è spaccato sul quesito
se restare o no in Europa. Nell’Est
costruiscono muri e demoliscono costituzioni.
Noi temiamo che la democrazia stia vivendo la malattia più
profonda dal dopoguerra ad oggi.
Dal Duemila ad oggi sono accaduti fatti sconvolgenti. Attacchi terroristici, la più grave crisi
economica della società più lunga e cupa della depressione del 1929, una rivoluzione tecnologica che riduce
il lavoro anziché crearlo,
Le democrazie mostrano le loro crepe più profonde con la
crisi dei partiti, la corruzione diffusa, la insopportabile lentezza dei
processi decisionali.
Sta crescendo l’idea che la democrazia sia un fastidio, uno
spreco, un fagotto da portare.
Per questo invece non bisogna aver paura di innovare: la
democrazia lenta è pasto per i suoi avvoltoi. La democrazia deve decidere
altrimenti nascerà la richiesta di decidere senza democrazia.
Gli organi rappresentativi controllino severamente, ma
gettiamo a mare forme di cogestione che rallentano e ci imballano. Il governo
decida e il Parlamento controlli con tempestività ed efficacia.
Non sono sufficienti stato e privato, ci vuole un terzo
soggetto. La democrazia si organizza
attraverso la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa
pubblica, dei lavoratori all’impresa, degli abitanti di un quartiere o di un
paese al governo del loro territorio, degli utenti di servizi alla loro
qualità.
Più democrazia e partecipazione, più decisione, più
controllo.
Non buttiamo a mare la conquista nata con il sacrificio di
milioni di persone.
Viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva la democrazia.
Elidio Dellacqua
ANPI – None (sezione “Michele Ghio”)
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