La domanda di Laura il 13 dicembre scorso a None è un bel risultato raggiunto dall'incontro “non” organizzato per ascoltare gli interventi di Romano Prodi, Pierre Carniti e Raffaele Morese. L'ex Presidente del Consiglio e i due leader della Cisl hanno presentato il 6 dicembre a Roma il libro “Pensiero, azione, autonomia”.
All'angolo di via Roma 11 si è potuto raccontare che dagli anni '60 in poi l'uguaglianza sociale e l'unità sindacale sono state l'obiettivo di un ciclo memorabile di lotte operaie e giovanili: Pierre Carniti ne fu protagonista tra i più determinati e lungimiranti, capaci di “tenere insieme la prosa dell'azione sindacale con la poesia degli ideali”, come ha scritto lo storico Giuseppe Bianchi .
Essere fedeli all'attualità di questo impegno significa fare i conti con una domanda tremenda e inesorabile: come dare lavoro a quanti lo richiedono? Certo, bisogna tener conto delle mutate circostanze. Essere disoccupati oggi non vuol dire morire di fame come poteva capitare ai nostri nonni, ma vuol dire sempre subire una pesantissima esclusione.
Carniti
non si nasconde le difficoltà e il suo approccio si conferma costruttivo ma non
accomodante. Sì, perchè non risparmia critiche al governo: le misure introdotte
per snellire l'incontro fra domanda e offerta sul mercato del lavoro “con interventi, tanto enfatizzati quanto ininfluenti” sono
capaci di funzionare, “per ben che
vada, al massimo” come “dei semplici placebo”. D'altra parte, i ritmi
asfittici degli investimenti pubblici e “la crescita annua dello zero
virgola” non sono “in grado nemmeno di compensare i posti di lavoro che
si perdono per l'effetto del sempre maggiore impiego dell'informatica, della
robotica, dell'automazione”.
Ma il generale non sconfitto della guerra perduta (come lo chiama
Giuseppe Bianchi) non risparmia critiche neppure alla linea sindacale perchè, di fatto, esclude
finora dall'orizzonte delle sue elaborazioni precongressuali la prospettiva
della riduzione dell'orario di lavoro e la sua redistribuzione fra tutti coloro
che lo cercano. Pierre Carniti sostiene che questo punto decisivo non è “offuscabile con discorsi blablatici”. Nel suo documento
precongressuale, la Cisl si chiede “come redistribuire il lavoro” e come
“ottenere il miglior risultato possibile dalla combinazione fra lavoro
umano e lavoro robotizzato”, ma proietta la sua scommessa sulle magnifiche
sorti e progressive della “Industry 4.0”, sul suo “riassetto
morfologico, strutturale, dimensionale” e sulla “possibilità
straordinaria” che “la crescita delle forze produttive” offre al
sindacato e alla sua strategia di valorizzazione “della centralità creativa
e partecipativa del lavoro nella nuova organizzazione produttiva”.
Carniti si guarda bene dall'indicare le modalità contrattuali e
legislative per realizzare sugli orari significativi interventi redistributivi
del lavoro. Non vuole interferire nella vita della Confederazione che, pure, al
Congresso confederale del 1985 lo ha nominato membro a vita del Consiglio
generale, esattamente come un parroco allontanato dalla sua parrocchia non vi
torna “neppure per confessare”. L'abile preterizione (dire di
non voler fare una cosa mentre la si fa) è stata accolta dai partecipanti
all'incontro romano con un caloroso applauso. Speriamo che non assomigli
all'accoglienza entusiasta che i
parlamentari riservarono a Giorgio Napolitano appena rieletto Presidente
della Repubblica, spellandosi le mani ogni qualvolta lui li prendeva a pesci in
faccia per strapazzare la loro inconcludente e paralizzante litigiosità.
Mario Dellacqua
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