venerdì 11 ottobre 2013

A CASA DI PIERO

Uno vorrebbe proprio evitare la retorica dell'autocommiserazione, ma capelli bianchi, occhi piccoli e quasi tutti quasi cotti appena dopo le undici. E' che non abbiamo più vent'anni come allora ma quella tragedia sociale – Piero parlava in quegli anni di apocalisse operaia - ci è caduta addosso e ogni tanto ce la troviamo viva – non sotto forma di fantasma o di incubo – e irrisolta nell'anima come se fosse stata l'anticipazione di una infernale Lampedusa filosofica.
Piero ne sa qualcosa e ci attira a casa sua per discutere il suo libro sui 61 licenziati della Fiat nel 1979 con l'introduzione di Claudio Canal e fette di salame, dolci, bibite e un vigliacchetto rosso.
L'intenzione è quella di curare ferite mal cicatrizzate? Non so. Certo è che Claudio le fa sanguinare copiosamente. Prima ci importuna con i misteri dolorosi di un rosario di date ed eventi che rammentano come nel 1979 imperialismo e socialimperialismo non fossero invenzioni dei marxisti, così come il terrorismo non era un complotto dello Stato. Poi sbatte sul muro uno spot della Fiat ripescato dal 2010 dove Marchionne riprendeva un papà che racconta al bambino in braccio la ninna nanna di un futuro torinese e italiano fatto di tante automobili ancora in elevata quantità e competitiva qualità, in arrivo all'orizzonte con una scorpacciata di occupazione, benessere e rinnovata sicurezza. Nel 2010, dice Claudio, in piena crisi, non nel 2005.

E' l'irrilevanza del linguaggio, direbbe Vittorio Foa. E sprofondiamo nel carnevale furibondo dell'Italia di oggi, dove le imprese sono soffocate dall'art.18, i metalmeccanici sono garantiti e privilegiati, i capitalisti sono oppressi dal massimalismo sindacale, gli evasori fiscali sono perseguitati, i registi delle frodi sono spediti davanti al plotone d'esecuzione, la disoccupazione si spiega con una misurabile fannulloneria di giovani bamboccioni refrattari al dovere di fare gli imprenditori di se stessi. E' una storia vecchia: “La colpa seguirà la parte offensa in grido come suol..”
Nella serata irrompe la finanziarizzazione, il capitale fittizio con l'ombra lunga delle delocalizzazioni e della flessibilità che ingoia diritti senza restituire lavoro. “Se il dominio del capitale ci appare onnipotente – dice Claudio – possiamo tirare giù la serranda”. “Agli inizi del millennio l'Italia era, dopo la Germania, il paese europeo con la più forte e diffusa manifattura. E' vero che i poteri degli stati nazionali sono stati erosi, ma ci sarà pure qualche margine per una diversa politica industriale o no?” chiede Michele Di Gerardo.
Il primo quesito ci porta in basso e chiede se c'è la possibilità di scalfire i meccanismi del potere con l'attività militante e la mobilitazione sociale. Il secondo quesito ci porta in alto e chiama in causa il ruolo dei governi e dei poteri pubblici. “Il movimento sindacale sarà sempre tagliato fuori anche in Italia se non darà alla sua iniziativa una dimensione europea” dice Franco Milanesi.
Sono contento della serata – inventata nella forma a me sconosciuta della presentazione domestica – perchè mi ha permesso di riflettere con vecchi amici senza paura delle diversità delle ispirazioni, degli interessi e dei linguaggi. Alcuni sono vecchi amici da un quarantennio e fischia. Non sono prigionieri di vecchie illusioni, non intendono fabbricarne di nuove, non pretendono di guidare la riscossa, ma sono – ciascuno a modo suo - alla ricerca di un pensiero e di un modo collettivo per migliorare la vita quotidiana.
Mario Dellacqua


PIERO BARAL, Niente di nuovo sotto il sole...I 61 operai della Fiat licenziati nel 1979 e le fortune (?) dell'automobile, Prefazione di Diego Giachetti, PonSinMor Edizioni, Torino 2003, pp.169, euro 15

1 commento:

  1. il libro si può scaricare in pdf dal link
    http://www.pinographic.altervista.org/fiat61.htm
    ciao
    piero

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