Quando si parla di
Machiavelli, arriva puntuale il fine che giustifica i mezzi, con
annessa riabilitazione blasfema del cinismo, della violenza e della
falsificazione. E invece il segretario fiorentino semplicemente
distingueva la morale dalla politica, che è l'arte (non la scienza)
di governare e trasformare la realtà effettuale. La politica non è
il tentativo velleitario di conformare la realtà dolorosa ed ostica
ad un ideale prestabilito.
Il
politico, dunque, deve possedere la virtù per esprimere capacità di
progetto, ma deve sapersi muovere su un terreno dove l'uomo di tutti
i tempi si conferma inesorabilmente come un impasto di passioni e
aspirazioni contraddittorie: per esempio di securitas
e
di
cupiditas.
La
securitas ti
chiede di star fermo e conservare l'assetto dato, ma la
cupiditas (spinta
al benessere, alla proprietà, al potere) ti porta senza sconti dalle
parti del conflitto.
Ed
è il conflitto che fa andare avanti (progredire) l'umanità e
diventa incubazione di nuovi più avanzati e moderni equilibri,
sempre in divenire.
Il
politico, dunque, deve cercare e dare ordine, ma sa che esso è
sempre in movimento. Se vuoi governarne la direzione invece di
lasciartene travolgere, ti serve la virtù del mugnaio che per fare
il pane non teme di sporcarsi il grembiule di farina. Questa l'ho
imparata una trentina di anni fa da Carlo Borra che l'aveva a sua
volta imparata da Carlo Donat Cattin. Mi pare che don Milani da
qualche parte dica le stesse cose. Nel “Principe”
trovi il consiglio di “mai
partirsi dal bene, potendo, saper intrare nel male, necessitato”.
La
purezza, specie se intesa come rifiuto del compromesso e della
gradualità, finisce per funzionare da maschera che copre la rinuncia
subalterna all'azione. E' l'anticamera della collaborazione passiva
con lo status
quo,
solo addobbata da drappi incendiati di rabbia.
Una
serata diversa, leggera e nello stesso tempo rigorosa, quella del 22
ottobre all'angolo. Certo, questi sono tempi in cui ci manca il
moderno Principe (così Gramsci chiamava il partito inteso come
intellettuale collettivo in marcia per la conquista dell'egemonia).
E' già tanto se siamo capaci di “voltolare
un sasso” per
difenderci, qua e là, dal principino, dal Cavalier Cipolla, dalla
golpe, dal lione, dall'oca giuliva, dal rottamatore e dalla pitonessa
leopardata.
Mario
Dellacqua
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