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novembre a None. Sono protagonisti della serata all'angolo Ilario
Abate Daga, architetto e ricercatore del Politecnico, Giuseppe
Astore, assessore all'Urbanistica fino al 2009, Patrizia Giarrusso
attuale titolare del medesimo assessorato. Non la festa delle forze
armate, ma l'anatomia del Piano regolatore, il racconto
dell'Urbanistica con gli occhi puntati all'interrogazione del domani.
Ma
anche con uno sguardo all'indietro sugli
illustri precedenti di Vienna, Barcellona e Napoli risanata nel 1885,
quando l'Urbanistica era la scienza controversa che governava
l'espansione delle città e concepiva lo scandalo dei primi espropri
per pubblica utilità, sollevando gli alti lai dei ceti proprietari
schierati a difesa del loro jus aedificandi.
Ma
anche con lo sguardo avanti sugli
stand urbanistici, che sono la quantità minima di superficie che per
ogni abitante aggiuntivo il Piano regolatore deve riservare all'uso
pubblico. 18 mq., dice la legge nazionale; 25 mq. , dice la legge
regionale; 27,5 mq., dice a None un piano regolatore ancora più
severo e più attento al bene collettivo. “Parametri
migliorativi -
riconosce Ilario Abate Daga – anche
se è sempre più frequente il rischio che questi obblighi siano
soddisfatti con la monetizzazione: paghi invece di cedere superficie
alla mano pubblica”.
Ma
anche con lo sguardo all'indietro
quando, ai primi dell'Ottocento, “tutte
le cascine fuori dal centro abitato –
osserva Giuseppe Astore – erano
all'asciutto, al riparo dalle ricorrenti esondazioni i cui confini
sono stati disegnati rilevando l'estensione degli straripamenti del
1994, del 2000 e del 2002”.
Come dire che i nostri vecchi sapevano dove NON costruire senza
essere andati all'Università. Nel Novecento dello sviluppo e della
tecnologia onnipotente ci siamo comportati come se a scuola non
avessimo mai messo piede. Se avessimo messo piede qualche volta in
regione Malbrasso sarebbe stato per certi versi più istruttivo.
Ma
anche con lo sguardo avanti:
le previsioni del Piano regolatore – pensato per accogliere altre
400 persone – non sono sovradimensionate di fronte al crollo del
mercato immobiliare e alla latitanza eloquente dell'imprenditoria
edile? “Ok –
replica Abate Daga – ma non è
necessariamente negativo pensare un'urbanistica che, invece di
consumare altro suolo, pensa a incentivare riqualificazioni, corone
verdi, piste ciclabili, recuperi e risanamenti”.
E “non è necessaria –
dice Patrizia Giarrusso - una revisione
integrale della pianificazione territoriale alla luce dell'attuale
crisi perchè, in presenza dell'auspicata ripresa produttiva,
sappiamo in quale direzione muoverci fin da ora”.
Prendiamo l'area industriale lungo la Statale del Sestriere:
“quantunque moribonda, abbiamo
stabilito che è quella la sola destinabile ad insediamenti
produttivi. Se non fosse stata tutelata da eccezionali interventi
sovracomunali di salvaguardia come l'argine, ogni iniziativa
industriale
– afferma Giuseppe Astore - avrebbe
imposto al Comune di scegliere: o respingere la richiesta o
soddisfarla compromettendo l'ennesima porzione di territorio”.
Ma
anche con lo sguardo indietro:
l'ultima variante al piano regolatore – la settima – è stata
imposta dal Piano di Adeguamento Idrogeologico di un territorio della
cui fragilità abbiamo preso lenta, ma ormai consolidata
consapevolezza. Perciò, quasi 20mila mq hanno perso la loro
edificabilità a causa della pericolosità di quelle aree; altre sono
state classificate come drasticamente inidonee per qualsiasi
intervento edificatorio; altre dovranno osservare disposizioni certe
e anche onerose di tutela; altre hanno visto ridursi l'indice di
edificabilità, sollevando comprensibili ma inaccoglibili proteste
dei soggetti penalizzati. Per guarnire il territorio dai rischi di
esondazione, si è anche prevista la realizzazione di un canale
scolmatore capace di raccogliere le acque eventualmente provenienti
da Volvera e Airasca e di dirottarle in zone sicure. E si è
arretrata la linea su cui doveva correre la viabilità di gronda a
chiusura della campagna – suscettibile di espansione edilizia –
compresa fra la via Torino, la via Castagnole e il villaggio dei
Salici.
Ma
anche con lo sguardo avanti:
l'Urbanistica del prossimo decennio dovrà misurarsi con la propria
capacità politico-amministrativa di incentivare la fruibilità
produttiva di un'area invidiabile per la sua attuale condizione
tutelata e per l'efficacia dei collegamenti stradali e ferroviari che
la servono.
Ma
anche con lo sguardo sull'oggi piccante
e un po' litigioso: l'eco della protesta per trattamenti ritenuti
discriminatori o privilegiati si è sentita anche all'angolo dove
sono risuonate vivaci rimostranze sulla dislocazione degli orti e dei
marciapiedi e sulla controversa soluzione data ad alcuni problemi
della viabilità.
L'anarchico
ancora scribacchino
Chiedo scusa per gli stand urbanistici che sono invece standard urbanistici. Posso sempre peggiorare.
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