Nella raccolta del quindicinale piemontese "Primopiano", trovo l'intervento nel quale il 9 giugno 1987 Bianca Guidetti Serra motivava la sua candidatura al Parlamento come indipendente nelle liste di Democrazia Proletaria. Già in Consiglio comunale a Torino dal 1985, Guidetti Serra lanciava un messaggio di fiducia nella partecipazione "piuttosto che propagandare soluzioni facili di problemi difficili". Quel messaggio di stimolante attualità proveniva da un'intellettuale militante della borghesia torinese più libera e progressista, convinta che puntare all'eccellenza negli studi e nella professionalità non comportasse necessariamente il dovere di obbedire e di accettare una società fondata sulla gerarchia e sul privilegio.
Anzi.
Aveva cominciato salendo le montagne con Primo Levi e continuò nella Resistenza come staffetta partigiana che aveva, tra gli altri incarichi, la missione di portare libri ai minatori della miniera Gianna e Paola della Talco Grafite in val Germanasca, come racconta Ada Gobetti nel suo "Diario partigiano".
Gli anni della sua maturità li dedicò come avvocato insigne a difendere quelli che, nell'Italia dominata dalla strategia della tensione, non sarebbero stati difesi da nessuno: operai licenziati, giovani della contestazione studentesca, sindacalisti e delegati esposti nelle fasi più aspre del conflitto sociale. In questa opera fu guida per una generazione di giuristi all'avanguardia nella riforma dei diritti del lavoro e nella lotta per una modernizzazione democratica della giustizia italiana.
Mario Dellacqua
estratto da 'Bianca la rossa':
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