venerdì 13 maggio 2016

Verso il referendum sulla Costituzione

PIOSSASCO NON
E' BRUXELLES


Il 5 maggio scorso l'ANPI di Piossasco ha organizzato un incontro interessante e vale la pena discuterne.
 A confronto con il prof. Mario Dogliani, il senatore Elvio Fassone ha invitato tutti a "prenderla un po' più bassa" e ad evitare apocalittici preannunci di catastrofe per la democrazia se al referendum di ottobre dovesse prevalere il sì alla riforma costituzionale proposta del governo Renzi.
Che fare?
Capisco che l'alternativa al governo della minoranza più numerosa e più coesa (o meno disomogenea) può essere soltanto il consociativismo paralizzante fra tutte le altre minoranze: un rattoppo peggiore del buco. E capisco anche che stracciarsi le vesti in segno di scandalo perché un canguro impedisce di discutere migliaia (o milioni) di emendamenti finti, grotteschi e strumentali, non è difendere la democrazia dall'uomo solo al comando. Al contrario, un Parlamento che impiega settimane per discutere migliaia o milioni di emendamenti è un Parlamento in cui non decide nessuno (il che è uno tra i più formidabili alimentatori della disaffezione verso la politica).
In accordo con Angelo Panebianco ("Il Corriere della Sera" dell'11 maggio), escludo che sia "alle porte" un qualche rischio pur frequentemente evocato di "democrazia autoritaria". Anzi, rincaro la dose e sostengo che è il Parlamento a dover decidere.
Ma a Piossasco, per colpa di Fausto Angelini, è sorta una domanda impertinente e antipatica: la Costituzione e i poteri del Parlamento (dei Parlamenti!) non sono già stati svuotati e sequestrati dai poteri della finanza e delle multinazionali? Non ce ne siamo ancora accorti? Solo da una quarantina d'anni sono all'opera, con ripetute vittoriose irruzioni sociali e politiche, oligarchie seriamente determinate a rimuovere il sovraccarico di domande democratiche e di tutele sociali conquistate dalle classi subalterne. Oggi quelle protezioni e quelle stesse classi sono accusate di impedire con le loro resistenze conservatrici la possibilità e la libertà della ripresa economica, quella che con l'onda alta della crescita porta in alto i pescherecci insieme ai transatlantici. Ingrati che non siamo altro. Abbarbicati alle immoralità obsolete dell'assistenzialismo, noi la ripresa la vogliamo osteggiare o la vogliamo vanificare proprio adesso che è alla nostra portata.
Devo descrivere i prevedibilissimi risultati sull'occupazione e sulla civiltà conseguiti da questa diuturna lotta di classe condotta dai ceti dominanti ai danni delle classi subalterne?
La democrazia autoritaria non è alle porte come temono gli avversari di Panebianco. Semplicemente  ci siamo dentro fino al collo e quelli come Angelo Panebianco sembrano trovarsi benissimo nella condizione impotente della rana bollita o del felice servitorello. Perciò, alla scuola di Panebianco, molti si dedicano con entusiasmo alla rimozione degli interrogativi posti da Fausto Angelini. D'altra parte Piossasco non è Bruxelles e neppure la Bocconi. Neanche uno straccio di Porta a Porta.


Dall'angolo di via Roma 11 Mario Dellacqua
COMUNICATO N. 79, 14 maggio 2016

Nessun commento:

Posta un commento