PIOSSASCO NON
E' BRUXELLES
Il 5 maggio scorso l'ANPI di Piossasco ha
organizzato un incontro interessante e vale la pena discuterne.
A
confronto con il prof. Mario Dogliani, il senatore Elvio Fassone ha invitato tutti
a "prenderla un po' più bassa" e ad evitare apocalittici
preannunci di catastrofe per la democrazia se al referendum di ottobre dovesse
prevalere il sì alla riforma costituzionale proposta del governo Renzi.
Che
fare?
Capisco che l'alternativa al governo della minoranza più numerosa e più
coesa (o meno disomogenea) può essere soltanto il consociativismo paralizzante
fra tutte le altre minoranze: un rattoppo peggiore del buco. E capisco anche
che stracciarsi le vesti in segno di scandalo perché un canguro impedisce di discutere migliaia (o milioni) di emendamenti finti, grotteschi e strumentali,
non è difendere la democrazia dall'uomo solo al comando. Al contrario, un
Parlamento che impiega settimane per discutere migliaia o milioni di
emendamenti è un Parlamento in cui non decide nessuno (il che è uno tra i più
formidabili alimentatori della disaffezione verso la politica).
In
accordo con Angelo Panebianco ("Il Corriere della Sera"
dell'11 maggio), escludo che sia "alle porte" un qualche
rischio pur frequentemente evocato di "democrazia autoritaria".
Anzi, rincaro la dose e sostengo che è il Parlamento a dover decidere.
Ma
a Piossasco, per colpa di Fausto Angelini, è sorta una domanda impertinente e
antipatica: la Costituzione e i poteri del Parlamento (dei Parlamenti!) non
sono già stati svuotati e sequestrati dai poteri della finanza e delle
multinazionali? Non ce ne siamo ancora accorti? Solo da una quarantina d'anni
sono all'opera, con ripetute vittoriose irruzioni sociali e politiche,
oligarchie seriamente determinate a rimuovere il sovraccarico di domande
democratiche e di tutele sociali conquistate dalle classi subalterne. Oggi
quelle protezioni e quelle stesse classi sono accusate di impedire con le loro
resistenze conservatrici la possibilità e la libertà della ripresa economica,
quella che con l'onda alta della crescita porta in alto i pescherecci insieme
ai transatlantici. Ingrati che non siamo altro. Abbarbicati alle immoralità
obsolete dell'assistenzialismo, noi la ripresa la vogliamo osteggiare o la
vogliamo vanificare proprio adesso che è alla nostra portata.
Devo descrivere i prevedibilissimi risultati sull'occupazione e sulla civiltà
conseguiti da questa diuturna lotta di classe condotta dai ceti dominanti ai
danni delle classi subalterne?
La democrazia autoritaria non è alle porte
come temono gli avversari di Panebianco. Semplicemente ci siamo dentro fino al collo e quelli come
Angelo Panebianco sembrano trovarsi benissimo nella condizione impotente della
rana bollita o del felice servitorello. Perciò, alla scuola di Panebianco,
molti si dedicano con entusiasmo alla rimozione degli interrogativi posti da
Fausto Angelini. D'altra parte Piossasco non è Bruxelles e neppure la Bocconi.
Neanche uno straccio di Porta a Porta.
Dall'angolo
di via Roma 11 Mario Dellacqua
COMUNICATO N. 79, 14 maggio
2016
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