None, 30/01/2012
Alla Provincia di Torino
Assessore all’ambiente, dr. Roberto RONCO
Area territorio, arch. Paolo FOIETTA
Risorse idriche e qualità dell'aria, dr. Francesco PAVONE
Responsabile del procedimento autorizzativo, dr. Alberto CUCATTO
Al Comune di None
Sindaco prof.ssa Maria Luigia SIMEONE
Assessore all’ambiente arch. Patrizia GIARRUSSO
Capogruppo della maggioranza, sig. Enzo GARRONE
Capogruppo della minoranza, dr.ssa Nadia BISCOLA
Oggetto: Richiesta di autorizzazione di un impianto a biogas a None
In piena adesione al principale suo scopo statutario di collaborazione con la locale istituzione in materia di energia, territorio e ambiente, questo Comitato invia alcune osservazioni ad integrazione di quelle già presentate dal Comune di None in sede di conferenza dei servizi svolta mercoledì 11/01/2012.
<!--[if !supportLists]-->1) <!--[endif]-->Per quanto ovvio, riteniamo che la Provincia, qualora autorizzasse l’impianto, ne dovrà valutare l’inserimento nel contesto generale di zona che consta di un impianto a biomassa ad Airasca, di un impianto a biogas in Candiolo (quindi in un raggio aereo di assoluta prossimità), di una centrale a biomassa già autorizzata sul territorio nonese, oltre a un depuratore fognario del basso pinerolese. D'altra parte, tale attenta valutazione non può non discendere dalla rigorosa applicazione del Decreto Legislativo del 3 marzo 2011, n.28 che all'art.4 fissa i seguenti principi generali:
“Al fine di evitare l’elusione della normativa di tutela dell’ambiente, del patrimonio culturale, della salute e della pubblica incolumità, … per quanto attiene all’individuazione degli impianti e al convogliamento delle emissioni, le Regioni e le Province autonome stabiliscono i casi in cui la presentazione di più progetti per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili e localizzati nella medesima area o in aree contigue sono da valutare in termini cumulativi nell’ambito della valutazione di impatto ambientale”.
Pertanto, la Provincia è chiamata da tali disposizioni a valutare se, ed eventualmente con quali modalità, l’insediamento in tale contesto sia ammissibile, tenuto anche conto dell’inserimento del Comune di None nella fascia di zona di Piano 3P, relativa ai centri a rischio ambientale.
Questo Comitato ritiene che il proprio intervento possa essere di estrema utilità al Comune di None nell’assumere il ruolo che gli riconosce la legge, in sede di conferenza dei servizi, “… la legittimazione ad agire del Comune, nella qualità di ente esponenziale degli interessi dei residenti che potrebbero subire danni dalla concreta individuazione delle aree …” (vedi TAR Piemonte, sentenza 34/2011, 21/12/2011).
<!--[if !supportLists]-->2) <!--[endif]-->Le integrazioni facenti capo alla nota dell’Ufficio Tecnico del Comune di None sono puntuali e ampiamente condivise dal Comitato per quanto attiene:
<!--[if !supportLists]--> i. <!--[endif]-->La richiesta di adeguate strutture a salvaguardia di eventuali rischi connessi alla vicinanza dei pozzi delle acque potabili.
<!--[if !supportLists]--> ii. <!--[endif]-->L’elevato traffico di mezzi che aggraverebbero il rischio d’incidenti, soprattutto in caso di nebbia.
<!--[if !supportLists]--> iii. <!--[endif]-->La considerazione sulle formazioni odorigene: “vista la vicinanza delle abitazioni sarebbe opportuno eliminarne la formazione”. Tuttavia, questo obiettivo risulta di difficile realizzazione stante quanto rilevato dal medesimo progetto, laddove afferma che “… non sarà possibile eliminare del tutto l’emissione odorigena legata alla presenza di composti volatili nel silo …”. E’ quindi evidente che, vista la significativa presenza di acido lattico ed acidi grassi volatili, le emissioni di odori non potranno essere “azzerate”, ma potranno essere mitigate con un adeguato sistemi di copertura in grado di abbattere tali emissioni, che la Conferenza dei servizi è tenuta a verificare con un’adeguata istruttoria (vedi allegato Progetto Interregionale PROBIO “BIOGAS”:
“… Dall’analisi dei risultati ottenuti è emerso che, giornalmente, dallo stoccaggio del liquame digerito vengono emesse in atmosfera notevoli quantità sia di ammoniaca (circa 12gNH3/m2 superficie al giorno), sia di gas ad effetto serra sotto forma di biogas (circa 4.5 kgCO2eq./m2 superficie al giorno) e che, pertanto, le vasche di stoccaggio dovrebbero essere dotate di sistemi di copertura in grado sia di abbattere tali emissioni, …”).
<!--[if !supportLists]-->3) <!--[endif]-->Per contro, il Comitato ritiene che tale nota tecnica possa essere integrata da ulteriori considerazioni per quanto riguarda:
<!--[if !supportLists]--> i. <!--[endif]-->La circolazione viaria, sia sotto l’aspetto quantitativo dei viaggi (con particolare riferimento ai periodi di stoccaggio del combustibile vegetale e della distribuzione del digestato nei campi), sia sotto l’aspetto “qualitativo” riferito all’importante quantità della massa di deiezioni animali oggetto di trasferimento quotidiano.
<!--[if !supportLists]--> ii. <!--[endif]-->Lo stoccaggio di tali deiezioni che, seppur preesistenti in zone diverse, meritano adeguata considerazione in relazione alla esponenziale crescita del rischio ambientale derivante dalla loro concentrazione in unico sito.
<!--[if !supportLists]--> iii. <!--[endif]-->La considerazione che, come riportato nella nota suddetta del Comune: “... i terreni di classe II possono essere alterati in misura strettamente necessaria al permanere delle attività agricole già insediate …”. Non risulta di tutta evidenza la connessione tra la classificazione ”già insediata” e una attività che allo stato è ancora nella fase “da autorizzare”.
<!--[if !supportLists]-->4) <!--[endif]-->Dopo un attento esame del progetto riteniamo utile enucleare alcuni passaggi che evidenziano problematiche ambientali meritorie di specifiche valutazioni ed eventuali rassicurazioni tecnico/scientifiche:
“Durante la fase di separazione è inoltre ipotizzabile un rilascio in atmosfera di azoto volatile pari al 2% dell’azoto contenuto nel digestato…… per il digestato osservano un aumento del livello emissivo del 73%….. Nel complesso, l’impianto produrrà un lieve aumento di ammoniaca pari a circa 2,5 t/anno. ….. livello emissivo potrebbe essere raggiunto da un allevamento di 250 suini. Gli NOx (OSSIDI AZOTO) subiranno un aumento di emissione pari a circa 7,2 t/anno……….Per il valore di CO (MONOSSIDO CARBONIO) ci sarà un aumento emissivo circa di 1,1 t/anno”.
(vedi allegato Progetto Interregionale PROBIO “BIOGAS”:
“…Le emissioni di ammoniaca misurate dalla fase di spandimento del liquame digerito sono risultate fino al 60% superiori rispetto a quelle generate dallo spandimento del liquame tal quale. Per tale motivo, la distribuzione in campo del digerito dovrebbe essere effettuata con sistemi che ne consentano l’interramento diretto o l’applicazione in banda che, come noto, sono tecniche in grado di contenere le perdite di azoto ammoniacale in atmosfera …)
Stessa considerazione merita l’emissione inquinante della parte motrice dell’impianto, assimilabile, secondo l'analogia proposta in sede di presentazione del progetto, ad un cospicuo parco auto in perenne stazionamento a motore acceso alla massima potenza 350 giorni all’anno.
<!--[if !supportLists]-->5) <!--[endif]-->Per ultima nella trattazione specifica, ma non nella valenza delle assicurazioni richieste, è l’incidenza ambientale della quantità di calore non utilizzato e quindi dissipato in aria nella prima stesura nota del progetto in assetto “non cogenerativo”. In estrema sintesi, benché i possibili danni ambientali possano essere depotenziati da un impianto di teleriscaldamento, chiediamo quali siano le valenze tecniche o scientifiche che rendono inapplicabili ed inefficaci, nell’esame di questo progetto, le valutazioni, ormai divenute di scuola, per cui queste tipologie di insediamenti rappresentano una riduzione di emissioni di CO2 ottenuta a carissimo prezzo, considerato che si verificano significative perdite in atmosfera di ammoniaca (causa delle piogge acide) e di protossido di azoto (causa di effetto serra), oltre alla 'grana dei nitrati nelle acque' e quella di terreni sempre più eutrofizzati (ricchi di azoto).
Per quanto riguarda l’integrazione, emersa dalla conferenza dei servizi, della documentazione con un progetto di teleriscaldamento, il Comitato si riserva di esprimerne una valutazione quando sarà disponibile il progetto definitivo completo della rete e dei sistemi di generazione ausiliari del calore.
Questo Comitato formula le presenti osservazioni nella certezza che esse saranno esaminate, accolte o motivatamente superate.
Distinti saluti.
Comitato “Energia, Ambiente e Territorio”
Via Roma 11 - 10060 None
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Regione Piemonte Assessorato Agricoltura e Foreste, Caccia e Pesca
Programma Nazionale Biocombustibili
Progetto Interregionale PROBIO “BIOGAS”
1° annualità
DEIAFA
L’attività di ricerca del primo anno è stata finalizzata a:
· monitorare un impianto di digestione anaerobica presente sul territorio piemontese e a verificare la potenzialità produttiva in termini di biogas delle matrici impiegate per la sua alimentazione;
· monitorare un impianto di digestione anaerobica presente sul territorio piemontese e a verificare la potenzialità produttiva in termini di biogas delle matrici impiegate per la sua alimentazione;
· quantificare le emissioni di ammoniaca e gas serra generate dalla gestione (stoccaggio e di distribuzione) del liquame digerito tal quale;
· verificare l’efficienza di separazione del liquame digerito, in termini di azoto e fosforo, confrontandola con quella del liquame bovino tal quale.
· verificare l’efficienza di separazione del liquame digerito, in termini di azoto e fosforo, confrontandola con quella del liquame bovino tal quale.
L’attività di monitoraggio è stata inizialmente condotta presso un impianto di digestione anaerobica caratterizzato da una potenza elettrica installata di circa 120kWel. e alimentato con siero di latte, prodotto dal caseificio aziendale, e liquame bovino proveniente dall’allevamento interno all’azienda. Dopo cinque mesi dall’inizio del monitoraggio, tuttavia, sono emersi numerosi inconvenienti funzionali che hanno reso impossibile il raggiungimento di un suo funzionamento a regime e, conseguentemente, il proseguimento dell’attività. Per tale motivo, è stato monitorato un secondo impianto di biogas con una potenza installata di 650kWel. ed alimentato con reflui zootecnici, colture energetiche e sottoprodotti dell’industria agroalimentare. Nell’ambito del monitoraggio è emerso che, mediamente, l’impianto produce una quota di energia elettrica pari a circa il 70% di quella prevista a livello progettuale. Ciò è principalmente imputabile a notevoli variazioni nel tipo di biomassa in ingresso al digestore, a carichi organici specifici non ottimali, a uno scarso controllo del contenuto in sostanza organica delle matrici di input e a tempi di ritenzione idraulica eccessivamente lunghi (superiori ai tre mesi). Nel corso dell’attività di monitoraggio del primo impianto, si è anche voluta valutare la potenzialità produttiva delle due matrici in ingresso al digestore (liquame bovino e siero di latte). Tale attività è stata svolta presso i laboratori del DEIAFA impiegando dei digestori batch di 1litro di capacità, mantenuti ad una temperatura costante di 35°C all’interno di una cel la termostatata. Le due frazioni (liquame bovino e siero di latte) sono state miscelate tra loro nelle stesse proporzioni impiegate per l’alimentazione del digestore: 80% di liquame di bovini e 20% di siero di latte (v/v). Dalla prova, conclusasi dopo 50 giorni di digestione, è emersa una produzione specifica di biogas contenuta (197NLbiogas/kgSV immessi nel digestore) e un abbattimento della sostanza organica pari a circa il 50%.
Misura delle emissioni di ammoniaca e gas serra dallo stoccaggio e dalla distribuzione del liquame digerito L’attività è stata svolta presso un impianto di digestione anaerobica piemontese da 1MWel. di potenza installata ed alimentato con una miscela di colture energetiche, sottoprodotti agroindustriali e reflui zootecnici. La misura dell’emissione di gas serra generata dalla vasca di stoccaggio del digerito è stata effettuata per mezzo di una specifica attrezzatura galleggiante, di 6.25m2 di superficie, in grado di raccogliere il biogas residuo emesso dalla superficie del liquame, mentre quella dell’ammoniaca tramite un set di 3 wind tunnel. Le emissioni gassose che seguono lo spandimento del liquame digerito sono state misurate tramite un sistema a camera chiusa per quanto riguarda i gas serra, mentre a camera dinamica per quanto concerne l’ammoniaca. Dall’analisi dei risultati ottenuti è emerso che, giornalmente, dallo stoccaggio del liquame digerito vengono emesse in atmosfera notevoli quantità sia di ammoniaca (circa 12gNH3/m2 superficie al giorno), sia di gas ad effetto serra sotto forma di biogas (circa 4.5 kgCO2eq./m2 superficie al giorno) e che, pertanto, le vasche di stoccaggio dovrebbero essere dotate di sistemi di copertura in grado sia di abbattere tali emissioni, sia di recuperare il biogas residuo, consentendo quindi anche un aumento della produttività dell’impianto. Le emissioni di ammoniaca misurate dalla fase di spandimento del liquame digerito sono risultate fino al 60% superiori rispetto a quelle generate dallo spandimento del liquame tal quale. Per tale motivo, la distribuzione in campo del digerito dovrebbe essere effettuata con sistemi che ne consentano l’interramento diretto o l’applicazione in banda che, come noto, sono tecniche in grado di contenere le perdite di azoto ammoniacale in atmosfera.
Verifica dell’efficienza di separazione del liquame digerito rispetto al liquame tal quale: L’attività è stata finalizzata alla valutazione del trattamento di separazione meccanica del liquame digerito con l’obbiettivo di confrontarne l’efficienza rispetto a quella del liquame bovino tal quale. Le prove, condotte presso un impianto di digestione anaerobica ubicato in Provincia di Torino, hanno evidenziato che la separazione meccanica – se effettuata con separatori del tipo a compressione elicoidale - può essere una tecnica valida per la gestione dei liquami digeriti, soprattutto in termini di riduzione del contenuto di Ntot e P2O5 dei liquami. In particolare, gli abbattimenti sono risultati di oltre 3-16 punti percentuali superiori (rispettivamente nel caso del Ntot e del P2O5), rispetto a quelli ottenibili con il liquame bovino tal quale.
si può tradurre in italiano? che cosa vuol dire applicazione in banda ad esempio?
RispondiEliminaUna riduzione di emissioni di CO2 ottenuta a carissimo prezzo, considerato che si verificano significative perdite in atmosfera di ammoniaca (causa delle piogge acide) e di protossido di azoto (causa di effetto serra). oltre alla 'grana dei nitrati nelle acque' e quella di terreni sempre più eutrofizzati (ricchi di azoto ).
RispondiEliminasull'impianto a biogas pensato per none forse si tratta di cercare un buon compromesso.
RispondiEliminal'impianto in questione non è certo il migliore del mondo ma il comitato deve tenersi alla larga dal "benaltrismo" perchè il meglio, dicono alcuni, può essere nemico del bene.
ci sono probabilmente due estremi da tenere presenti: da una parte sta l'impianto progettato, dall'altra (in prossimità dell'ideale) i impianti dello stesso tipo ma decisamente più piccoli e funzionanti integralmente con materiali di scarto (o forse tecnologie più sofisticate e/o maggiormente ecocompatibili).
non credo tuttavia che l'idea dell'impianto proposto sia necessariamente da buttare ma il progetto va migliorato almeno nel punto che riguarda l'utilizzo del silo mais (cioè piante di mais coltivate appositamente per fungere integralmente da combustibile).
questo è infatti secondo me il punto oscuro: la percentuale (elevatissima: siamo oltre il 40% come tonnellaggio!) di silo mais.
pare che in provincia di cuneo non vengano ammessi impianti che ne utilizzino percentuali superiori al 20%: noi siamo a più del doppio!
dal progetto mi pare di capire che per garantire tale percentuale gli agricoltori proponenti intendono sacrificare più di 2/3 dei loro terreni agricoli (che si presumono fertili e quindi preziosi) distogliendoli dalla produzione di prodotti agricoli a scopo direttamente o indirettamente (nutrimento di animali da allevamento) alimentare.
questo vuol dire mascherare da attività agricola un'attività che diventa in realtà sostanzialmente industriale (ma la zona industriale, si diceva, non è da un'altra parte?).
per rendere accettabile l'impianto dal punto di vista della sostenibilità (e del buon senso che la direzione che si rischia di imboccare è quella che porta alla fine dell'agricoltura locale) tale percentuale va non dico eliminata ma drasticamente ridotta.
ecco, credo che questo il comitato, l'amministrazione e tutti i nenesi di buon senso dovrebbero chiedere agli agricoltori che stanno dietro al progetto di impianto a biogas del comune di none.
confesso che mi lasciano molto perplesso le "osservazioni" del comitato in merito alla richiesta di autorizzazione dell'impianto a biogas e che mi pare incredibile che nell'ambito delle suddette non si faccia alcun cenno al silo mais.
RispondiEliminaconfermo la mia richiesta al presidente di un confronto con un esperto per chiarirci le idee.
Non c’è nessuna legge che vieti agli agricoltori di destinare parte della loro produzione a impianti per la produzione di energia. In particolare la percentuale di mais utilizzata è in funzione al suo potere energetico doppio rispetto alle deiezioni animali.
RispondiEliminaNon c’è nessuna legge che escluda gli agricoltori dai contributi previsti per le rinnovabili.
Hanno il pieno diritto quali liberi imprenditori privati di proporre il loro progetto.
Condivido le tue osservazioni sulla destinazione d’uso dei terreni e del mais in particolare e siamo in buona compagnia se pensi che : “Il commissario ENEA (ENTE NAZIONALE PER L’ENERGIA) Giovanni Lelli, ha lanciato l’allarme sul «pericolo di una deriva energetica dell’impresa agricola». …… evitare un’occupazione spesso incontrollata del suolo agricolo e un aumento eccessivo delle produzioni no-food, che minano fortemente lo sviluppo sostenibile del sistema agricolo e rurale del nostro paese».”
Non possiamo pretendere che gli agricoltori di None rinuncino a dei benefici di legge in nome di un problema che è nazionale e non solamente locale.
La vicenda Benarco ci ha insegnato che nell’ambito della conferenza dei servizi il buon senso non conta.
Il comitato ha giustamente impostato la sua nota su alcuni passaggi del progetto che evidenziavano delle criticità ambientali ( bisogna stare ai fatti e non alle considerazioni generali benché di buon senso) e richiamando il comune al ruolo di controparte presentatrice di dette criticità ( tale è il suo ruolo secondo il TAR Piemonte). Inoltre sempre riportando un articolo di legge si richiede alla provincia di non limitarsi al giudizio sul progetto ma di decidere in base alla situazione ambientale generale.
In estrema sintesi, stante le carenze legislative della politica, salvo le osservazioni sul progetto, prevedendo questo delle emissioni, non è compatibile con una zona non idonea per sua struttura e per la concentrazione degli impianti della specie, senza nessun pregiudizio per gli amici agricoltori.
Ciao. Mario Ruggieri