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L'ex Sindaco Viroglio |
Non
sono sicuro, ma non sono molti i libri che studiano la Resistenza in
pianura. E nessuno ricostruisce la Resistenza a None, mentre
abbondante è la produzione di ricerche sulla Resistenza in montagna,
nelle città e nelle fabbriche. Lì la linea di divisione era più
visibile e più lacerante. Ma in tanti paesi della pianura come None,
le superfici di contatto tra i due campi in mortale competizione
erano meno eccezionali e può sollevare sorpresa o addirittura
indignazione la smentita dello stereotipo: ogni cascina, cortile,
stalla, negozio o mulino doveva imparare a convivere di volta in
volta con tedeschi, partigiani e repubblichini di Salò. L'odio per i
tedeschi era prevalente, ma l'arrivo di chiunque si presentava per
reclamare viveri, scarpe, coperte, benzina, polli, mucche o maiali
metteva a dura prova la resistenza di chiunque, anche se ben
intenzionato a soppesare le differenze fra gli uomini della dittatura
e i combattenti della libertà.
Di
qui l'idea molto cara a una destra insidiosa e ancor oggi popolare
secondo la quale i partigiani erano anche loro un po' fascisti perchè
usarono la violenza. O piuttosto opportunisti perchè rubagalline
nella favorevole confusione della borsa nera. O piuttosto
voltagabbana come il peggio degli italiani, pronti a tradire non
appena il vento cambia direzione. O irresponsabili avventurieri che
esponevano i villaggi alle rappresaglie con le loro incursioni,
mentre sarebbe stato più saggio attendere la liberazione dagli
eserciti e non dai popoli. O arrivisti perchè approfittarono della
visibilità acquisita durante la guerra per rimediare un posto in
Parlamento.