Il Sindaco di Volvera Attilio Beltramino |
Di
fronte
al
caso,
come
quello
di
Volvera,
di
una
famiglia
raggiunta
da
sfratto,
disoccupazione
o
malattia,
un
moto
di
solidarietà
è
spontaneo.
E' anche facile
dare
l'allarme
per
l'insufficiente
capacità
di
intervento
delle
istituzioni.
Ma
indignazione
e
altruismo
compaiono
ogni
tanto
e
solo
grazie
alla
convocazione
televisiva.
Dove
eravamo
prima?
Il
nostro
problema
è
di
sapere
se
consideriamo
normali
e
accettabili
le
enormi
disuguaglianze
che
nel
nostro
paese
colpiscono
dignità
e
diritti
di
centinaia
di
altre
famiglie
ignorate
dai
mass
media:
sono in
condizioni
simili
se
non
peggiori,
ma
non trovano chi alza la voce per loro.
La
solidarietà
rimane
una
pratica
a
singhiozzo.
Se così non fosse, l'Italia sarebbe
un
paese
meno
feroce,
più
giusto
e
più
vivibile.
La solidarietà non si può improvvisare nei momenti eccezionali,
esattamente come la preghiera di un credente non aspetta la malattia.
Il tessuto della solidarietà — che dovremmo aver imparato dalle
tradizioni del socialismo e del cristianesimo sociale — si è
sfilacciato a favore di comportamenti individualistici e aggressivi.
I
dieci
italiani
più
ricchi
posseggono
quanto
tre
milioni
di
altri
italiani
più
poveri
e
lo
dice
Bankitalia.
La
commessa
di
un
supermercato
deve
lavorare
trecento
anni
per
guadagnare
quanto
il
suo
direttore
generale
in
un
mese.
Chi si scandalizza?
I
primi
e
i
più
esposti
in
trincea
di
fronte
ai
colpi
della
crisi
sociale
sono
i
Sindaci.
Ma
i
Sindaci
non sono responsabili
di
tutte
le
disuguaglianze
all'origine
dell'impoverimento
delle
classi
subalterne
e
dei
ceti
medi.
L'indignazione
è
inefficace
se,
dopo
la
trasmissione
televisiva,
si
torna
al
ciclo
consueto
della
rassegnazione
al
peggio
o
della
delega
al
signor
chididovere,
sempre
in
fuga
e
sempre
senza
risorse
da
spendere.
I
ceti
abbienti
non accetteranno
spontaneamente
di
rinunciare
ai
loro
privilegi.
Bisognerà
imporglielo
dall'alto e dal basso con
provvedimenti
drastici,
impossibili
senza
una
lunga
stagione
di
lotte
sociali,
civili
e
politiche.
Occorrono misure
decise
di riforma fiscale, di
giustizia
sociale
e
di
redistribuzione
della
ricchezza
(minimo
di
mille
euro
e
massimo
di
5mila
euro
al mese per
stipendi
e
pensioni).
Solo una
più forte rete
quotidiana
di
solidarietà
sociale
(Caritas,
gruppi
di
acquisto,
raccolta
di
fondi,
di
professionalità
e
di
tempo
disponibile)
può aiutare
chi
effettivamente
ha
bisogno
e
impedire
il
giro
delle
clientele.
Occorre un
cambio
nel
modello
di
sviluppo
e
nei
consumi.
Occorre una
democrazia
continua
e
persino un po' di rivoluzione
etica
nelle
nostre
giornate.
Mario
Dellacqua
Rispondo a di getto.
RispondiElimina1. Anche se mi attrae una repubblica gestita dai soviet, ridurrei a 100 i deputati e 50 i senatori e relative prebende.
2. La mafia e criminalità organizzata non sono un problema superabile in questo sistema ingiusto, forse arginabile con un dispiegamento militare che l’esercito professionale attuale rende improbabile.
3. La ricchezza maggiore italiana è la cultura e le opere d’arte, segue la struttura dei paesi del centro Italia, seguono le coste. C’è un bacino immenso in cui investire per attrarre turismo, finchè la crisi non azzera anche questo settore. Quanti custodi, manutentori, restauratori, personale alberghiero occorrono?
4. Recupero della abitazioni dei centri storici, risanamento delle periferie, edilizia popolare.
5. Le scuole sono a rischio: programma pluriennale di messa in sicurezza e rinnovo.
6. Le carceri sono piene di piccoli delinquenti: istituzione di aziende agricole che mettano a cultura i terreni incolti, puliscano i boschi, aprano sentieri turistici ed agricoli.
7. Il lavoro industriale è ingrato: riduzione dell’orario di lavoro e redistribuzione del lavoro per creare nuova occupazione.
8. Molta produzione di merci e lavori burocratici sono inutili: razionalizzazione e scelta delle priorità, prima il necessario.
9. Istituzione di un salario per i disoccupati, adeguato e legato alla prestazione di lavoro socialmente utile nell’assistenza ai disabili e agli anziani.
10. ….
Tutto questo sapendo che il capitale finanziario e chi ha la ricchezza non è disposto a dividerla e ci porterebbe anche a una nuova guerra mondiale per fermare una rivoluzione nonviolenta che
avesse la forza e il grado di coscienza necessari.
Quindi sono un po’ malinconico.
Piero