Questa
del cardinale
Giacomo Biffi
mi mancava.
Nella prefazione
al suo
ultimo saggio
(vedi “Avvenire”
del 23 maggio
a pag.
28), Sua Eminenza
invita gli
atei e
gli agnostici
a fornire
“le prove”
dell'inesistenza
di Dio.
Si dice
convinto che
proprio gli
atei dichiarati
richiamano “con
più frequenza
nei loro
discorsi il
nome di
Dio”:
poverini, “l'ansia
di ribadire
il loro
autoconvincimento”
li tradisce.
Sua
Eminenza aggiunge
che l'astronauta
russo Gagarin
sfiorò il
ridicolo quando
disse di
non aver
trovato traccia
del Padre
Eterno durante
il suo
viaggio nell'atmosfera:
ma la
navicella, “al
cospetto
dell'immensità
dello spazio
celeste, si
era staccata
dalla crosta
terrestre in
una misura
oggettivamente
esigua e
del tutto
trascurabile”.
Sua Eminenza
si toglie dall'impiccio in cui si era audacemente cacciato ricordando
che anche nel Vangelo nessuno ha mai visto Dio.
Sulla
transustanziazione, la
verginità della
Madonna, l'infallibilità
del Papa,
l'omosessualità
come vizio
contro natura
(sarebbe naturale
il celibato
dei preti?),
Sua Eminenza
non è
sfiorato dalla
tentazione di
considerare suo
dovere fornire
le medesime
“prove”
che pretende
dagli altri.
Se
poi qualche
sfortunato pensa
che dopo
Auschwitz non
è più
possibile credere
in Dio,
Biffi risponde
che neppure
il licenziamento
in tronco
dell'Onnipotente
proteggerebbe l'umanità
dalle sue
tragedie. “Ciò
che è
assurdo è
ciò che
non può
esistere”
e sarebbe
assurdo abbandonare
l'umanità
e lasciarla
sola “senza
nessuna
prospettiva di
rettifica e
di indennizzo”.
Ma non
bastava citare Giobbe? Non bastava riconoscere che certi dilemmi sono
destinati a tormentare le menti libere di tutti i tempi?
Siamo
alle solite.
Sua Eminenza
sa di
aver perso
per la
strada della
secolarizzazione l'obbedienza
del pensiero
di tanti
cattolici ed
il controllo
sui loro
comportamenti. Perciò
la gerarchia
vuole tutti
alle sue
dipendenze, anche
gli agnostici.
E “Avvenire”
titola che
“l'ateo
non lo
sa, eppure
ha fede”.
Chi vuole
tutto, anche
il monopolio
sul mistero,
è pericoloso.
Anzi, in
pericolo. Stiamogli
vicino.
Mario
Dellacqua
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