lunedì 4 giugno 2012

LA SPOCCHIA DEL CARDINALE


Questa del cardinale Giacomo Biffi mi mancava. Nella prefazione al suo ultimo saggio (vedi Avveniredel 23 maggio a pag. 28), Sua Eminenza invita gli atei e gli agnostici a fornirele prove dell'inesistenza di Dio. Si dice convinto che proprio gli atei dichiarati richiamano con più frequenza nei loro discorsi il nome di Dio: poverini, l'ansia di ribadire il loro autoconvincimento li tradisce.
Sua Eminenza aggiunge che l'astronauta russo Gagarin sfiorò il ridicolo quando disse di non aver trovato traccia del Padre Eterno durante il suo viaggio nell'atmosfera: ma la navicella, al cospetto dell'immensità dello spazio celeste, si era staccata dalla crosta terrestre in una misura oggettivamente esigua e del tutto trascurabile”.
Sua Eminenza si toglie dall'impiccio in cui si era audacemente cacciato ricordando che anche nel Vangelo nessuno ha mai visto Dio.

Sulla transustanziazione, la verginità della Madonna, l'infallibilità del Papa, l'omosessualità come vizio contro natura (sarebbe naturale il celibato dei preti?), Sua Eminenza non è sfiorato dalla tentazione di considerare suo dovere fornire le medesime prove che pretende dagli altri.
Se poi qualche sfortunato pensa che dopo Auschwitz non è più possibile credere in Dio, Biffi risponde che neppure il licenziamento in tronco dell'Onnipotente proteggerebbe l'umanità dalle sue tragedie. Ciò che è assurdo è ciò che non può esistere e sarebbe assurdo abbandonare l'umanità e lasciarla sola senza nessuna prospettiva di rettifica e di indennizzo”.
Ma non bastava citare Giobbe? Non bastava riconoscere che certi dilemmi sono destinati a tormentare le menti libere di tutti i tempi?
Siamo alle solite. Sua Eminenza sa di aver perso per la strada della secolarizzazione l'obbedienza del pensiero di tanti cattolici ed il controllo sui loro comportamenti. Perciò la gerarchia vuole tutti alle sue dipendenze, anche gli agnostici. E Avveniretitola che l'ateo non lo sa, eppure ha fede. Chi vuole tutto, anche il monopolio sul mistero, è pericoloso. Anzi, in pericolo. Stiamogli vicino.
Mario Dellacqua

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